FEBBRAIO 1863 - HINTERLAND DI CHIEUTI

    In un momento imprecisato del Febbraio 1863, mentre rientra in paese dalla fatica dei campi in compagnia di altre sei donne, tra cui la mamma e le sorelle, Maria Giantomaso, bella diciannovenne di Rotello (Molise), viene rapita e stuprata da Nunzio Di Paolo, “caporal Nunzio", brigante capobanda di Macchiagodena (Molise). In abiti maschili e con i capelli sforbiciati senza taglio, la Giantomaso viene obbligata a seguire I’itinerante banda armata per diciassette giorni durante i quali è costretta a spegnere le vogliose voglie di quattro briganti della stessa comitiva; benché ferita riesce a tornare alla sua libertà fuggendo durante uno scontro armato tra la Banda Di Paolo e la Guardia Nazionale di Chieuti. Alcuni contadini della campagna chieutina aiutano la Giantomaso a ritrovare la via di casa ove giunta denuncia all'Autorità costituita i patiti stupri; per l'accertamento giudiziale della “verità" la giovane molisana è sottoposta a «dolorosa ispezione corporale».

   3 MAGGIO 1913 - CAMERA DEI DEPUTATI - ROMA

   Nella tornata di sabato 3 maggio 1913 Raffaele Fraccacreta, nella sua attività di Deputato del Regno d'Italia, interroga il Ministro dei Lavori Pubblici per sapere se «creda di provvedere con urgenza alle condizioni assolutamente anormali della stazione di Chieuti - Serracapriola, ove, per la mancanza di ogni locale adatto, si è persino adibito a dormitorio per gli impiegati la piccola sala d'aspetto per i viaggiatori i quali, con grave e persistente disagio, son costretti» ad attendere l’arrivo dei treni «all'aperto».
    «Il personale della stazione di Chieuti - Serracapriola», risponde a Fraccacreta Luigi De Seta, sottosegretario del Ministero dei Lavori Pubblici (XXIII Legislatura del Regno d'Italia, IV Governo Giolitti), «è, per la maggior parte, alloggiato in un edificio di legno di proprietà dell'amministrazione» ferroviaria e, «per dotarlo di abitazioni più comode ed igieniche, si è riconosciuta la necessità di costruire un fabbricato alloggi in muratura a due piani. Il relativo progetto sarà tra breve presentato all'approvazione e, non appena pervenuta la medesima, ne sarà disposta l’esecuzione. Non risulta alla direzione generale delle ferrovie che la sala d'aspetto del fabbricato viaggiatori sia stata adibita a dormitorio per gli impiegati; in ogni modo si è invitata (da questo Ministero nda.) la divisione locale a far cessare, nel caso, la irregolarità».
    Fraccacreta si dichiara «soddisfatto» della ricevuta «risposta» governativa che raccoglie anche «il plauso e la gratitudine della popolazione» serrana manifestati ai Deputato dauno e da Pasquale De Luca, sindaco di Serracapriola e da Michelangelo De Marzio da Serracapriola, «questi in nome del ceto commerciale che rappresenta alla Camera di Commercio» di Capitanata, con due telegrammi, appresso riportati, datati 6 maggio 1913:
    On. Raffaele Fraccacreta - Deputato Parlamento - Roma
    «Porgovi anche nome cittadinanza ringraziamenti vivissimi per interpellanza svolta Camera pro nostra stazione ferroviaria». Pasquale De Luca - Sindaco
    On. Fraccacreta — Deputato Parlamento Nazionale - Roma
    «Abbiatevi plauso mio ceto commerciale questo Mandamento per avere spesa ancora una volta autorevole parola per nuovo fabbricato necessario questa Stazione ferroviaria. Ossequi». Michelangelo De Marzio.
    I telegrammi, a loro volta vengono riscontrati dall'onorevole che così telegrafa al sindaco («vivamente grato ringrazio voi codesta patriottica cittadinanza gentile pensiero rivoltomi che largamente compensa incessanti faticose responsabilità vita pubblica») ed al De Marzio («Ringrazio voi intero ceto commerciale codesto industre laborioso Mandamento per gradita generosa parola ritemprante mio sereno proposito adempimento doveri»).
   * Nell’Agosto 1882 la Giunta Municipale di Serracapriola (sindaco Giulio Castelnuovo, Assessore anziano Giuseppe Pergola), «nell'interesse pubblico... dei due comuni di Serracapriola e Chieuti e pel buon andamento del servizio di facchinaggio nella stazione» ferroviaria Chieuti/Serracapriola, stabilisce ed approva le tariffe massime da praticarsi dai «facchini esterni» a detto Scalo per le loro prestazioni di carico e scarico delle merci: lire cinque, «pel caricamento» dei carri ferroviari da tonnellate otto e lire sette e cinquanta, per quelli da tonnellate dodici. «Detti importi» sono validi per «tutte le merci» da caricarsi «all'infuori delle ulive che, per ogni carro, i medesimi devono» incassare lire otto e «per la lana» per cui devono esigere lire dieci.
    «Per le merci in arrivo i facchini percepiranno centesimi dieci per ogni quintale» levato dai carri ferroviari.

   Stazione ferroviaria Chieuti - Serracapriola (progressiva chilometrica della Ferrovia adriatica, Km 456+ 728 - Altezza, metri 5 s. l. m. - Coordinate geograļ¬che (latitudine, longitudine 41 ° 55’ 18,6 ” N - 15° 09’ 24, 06 " E). Compresa tra le stazioni di Campomarino (Km. 446+2 79) e di Poggio Imperiale (Km. 4791-869), “serve” i centri urbani di Chieuti e di Serracapriola con i quali è annodata per mezzo della ottocentesca strada costruita dai due citati Comuni, in consorzio”.[1] Prima realtà ferroviaria della Regione Puglia dopo il confine con la Regione Molise segnato dalle acque torrentizie dell’appulo - molisano Saccione, è Stazione di transito, a tre binari, aperta al traffico passeggeri, oggi svolto dai soli convogli a corto raggio che hanno come opposti capilinea Termoli e Foggia. In un passato appena passato Chieuti - Serracapriola era ‘fermata ” di quel "Diretto" mattutino per Milano che, per la necessità del meglio e la voglia del più, portava anime e corpi “luntàne luntàne, pè strade do munne.[2] Inaugurata “in fretta" il 9 ottobre 1863 da Vittorio Emanuele II di Savoia, sovrano d'Italia, ma, per motivi di sicurezza, in esercizio dal successivo 25 aprile 1864, la strada ferrata con le sue Vaporiere, oltre a stravolgere radicalmente l’indigeno viaggiare”, rese più fluido e remunerativo il commercio dei due centri urbani serviti, al tempo fatto a schiena d 'asino. «Negli anni addietro», dichiara l imprenditore serrano Giovannangelo Arranga alla “Commissione d inchiesta industriale... (1870/74) “ «i nostri prodotti dovevano in gran parte marcire nei magazzini, non potendo avere sbocco sinché i Calori dell’estate non avessero asciugato e rese praticabili le strade» sterrate dei collegamenti intercomunali.

   [1] Progettata nell’anno 1865 dall’ing. Pasquale de Nittis, la “brecciata” (oggi S. P. 44) venne portata a compimento dopo il 1868 non senza difficoltà burocratiche e giudiziarie; due anni dopo i consorziati Comuni di Serracapriola e di Chieuti chiesero alle competenti Autorità che la strada (Km. 13,900) venisse dichiarata Provinciale; la richiesta fu accolta dal Consiglio Provinciale di Capitanata nella seduta dell’l1 settembre 1871.
   [2] L’11 marzo 1950, in treno, parte per Milano Nicola d’Alessio; quel viaggio, lungo e fatto in solitudine su legno 3*‘ classe, ispira al diciassettenne Serrano (1933 - 2016) il brano “L’11 Marzo“, prima composizione del successivo suo fecondo percorso professionale di cantautore intrapreso nel capoluogo lombardo e svolto - con successo - in Italia, Europa e Stati Uniti d’America.
   [3] Sulla tratta ferroviaria Ancona — Foggia, inizialmente, viaggiavano tre coppie di treni al giorno; coprivano i 326 Km. del percorso in tempi compresi tra le 9 e le 13 ore.

   8 GIUGNO 1916 - MAR MEDITERRANEO - 1° GUERRA MONDIALE

    Il sommergibile austro - ungarico K.u.K. U - 5, comandato dal tenente di vascello Friedrich Schlosser (comando: giugno 1914 - aprile 1915 e novembre 1915 - luglio 1917), l'8 giugno 1916 silura ed affonda il piroscafo italiano “Principe Umberto" (lunghezza metri 145, larghezza metri 16) che da Vaiona Porto (Albania) trasporta soldati del Regio Esercito aTaranto Porto. Nell’affondamento soccombono i soldati dauni: Argentino Nazario da san Marco in Lamis, Carusillo Giuseppe da Celenza Valfortore, Foltran Giovanni Francesco da Stornarella, Niro Silvio da San Severo e Cardascia Fortunato da Serracapriola, figlio di Vincenzo Maria Decio Cardascia e di Maria Annina Capotorto, nato in vico Rossetti, numero 8, alle ore 05,30 del 13 febbraio 1892.

   APRILE 1915 - REGNO D'ITALIA

    Le ultime fiammelle della Seconda Guerra Mondiale stanno agonizzando; terra di scontri armati e di contrapposte ideologie, l'italia è un cumulo di rovine.
    Dalla natia Chieti, ove è ospite dei genitori, Rita Corsi, figlia di Silvino Corsi, parte per ricongiungersi ai marito Giuseppe (Josè) Benvenuto, ufficiale della Regia Marina Italiana in quel di Messina, con i figli Rosanna ed Antonio Giorgio Benvenuto.
    Per i Corsi - Benvenuto, in itinere, “obbligata" tappa nella tranquilla Serracapriola ove ci sono ancora “tracce” degli armati liberatori giuntivi il 1° ottobre 1943. Con i figli Elena (Elvy) e Luigi Gatta, vive a Serracapriola la chietina Geltrude Corsi, zia ex matre di Antonio Giorgio, che, «per alcuni mesi», ospita i parenti - viaggiatori nella propria abitazione di via Bovio (a’ chiazzarànne).
    In Serracapriola, scrive Benvenuto, «Sostenni l'esame per essere ammesso alla quarta elementare per regolarizzare la mia frequenza scolastica. Non avevo, infatti, potuto studiare con regolarità a causa degli eventi bellici. Ricordo che mia zia era molto conosciuta e rispettata in quel paese. Era la vedova di Antonio Gatta, il medico condotto del paese, molto amato dai suoi concittadini prevalentemente occupati nell'agricoltura.Quando feci l'esame di ammissione diretta alla quarta elementare ero preparato. Avevo studiato molto. L'esame fu però singolare. Mi venne fatta una sola domanda: "Sei il nipote del dottor Gatta?” Lo ammisi. Il maestro disse: "Complimenti, sei promosso". È una vicenda che non dimenticherò mai. È stata per me una lezione di vita.
    Mia zia, pur essendo una proprietaria terriera, era politicamente vicina al Pci e al Psi. Aveva uno splendido rapporto con i suoi contadini e in tutti i modi cercava di aiutare le loro famiglie.
    Un giorno volle portarmi ad una riunione per sentire, come diceva lei, un grande uomo. Partimmo con il calesse. Arrivammo in un paese vicino a Serracapriola, credo San Severo. Nella piazza centrale c’erano tanti contadini, tanti "cafoni" con i loro mantelli neri. Sdruciti. Consunti. Si distinguevano tra la folla alcuni cartelli con scritto in modo elementare "pane, lavoro, pace”. Alcuni contadini erano scalzi, i visi erano sofferenti, dolenti, invecchiati. Guardavo le loro schiene con le spalle massicce deformate dalla fatica, i colli nodosi, le mani incallite: capivo che portavano avanti la propria vita piegati dal lavoro precoce, dalle fatiche, dalle privazioni, dai sacrifici. C'erano anche le donne con i loro scialli neri e i vestiti lunghi.
    C'era su un palco arrangiato un uomo robusto che parlava. La sua voce era calda, viva, tonante, forte. Si esprimeva con semplicità ed efficacia. La sua oratoria era impetuosa, diretta, convincente. Le sue parole erano dotate di una potente carica magnetica.
    Rimasi affascinato. Mi colpì quella piazza nella quale le bandiere rosse spezzavano l'uniformità del nero dei mantelli e, garrendo al vento, esprimevano grande forza fisica.
    Mia zia mi disse che quell’0ratore era Giuseppe Di Vittorio, un contadino che era evaso dal mondo dell'ignoranza, che si batteva per il riscatto dei lavoratori.»

Antonio Giorgio Benvenuto (Gaeta, Latina, 8/12/1937) Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista, già Segretario Generale dell’Unione Italiana del Lavoro (Uil), Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano (PSI), Parlamentare della Repubblica Italiana (Legislature della Repubblica Italiana.‘ XIII, I 996 - XIV, 2001 - XV, 2006), docente di materie fiscali presso la Scuola di Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle, autore di più pubblicazioni oggigiorno è il Presidente delle Fondazioni Pietro Nenni (Istituto Culturale di Studi e Ricerche Politiche e Sociali) e Bruno Buozzi (Ente di ricerca di studi politici e sociali). (Foto da internet)