Una crisi economica, politica, sociale, senza precedenti dalla composta unita, toccò l'Italia fra il 1919 ed il 1920. Restarono sconvolti i rapporti fra le classi sociali; la dirigenza attiva del paese si lasciò prendere da un timor panico tale da perdere la fiducia in se stessa ed il controllo del quotidiano fluire. Colpita dagli effetti negativi della I Guerra Mondiale, tormentata appieno dalle epidemie mortali di malaria, spagnola e vaiolo, Serracapriola viveva in quegli anni momenti di instabilità sociale e di precari equilibri amministrativi, I reduci serrani, dominati dagli elementari bisogni di vita, che non riuscivano a soddisfare, invadevano terre incolte, alimentavano scioperi, esercitavano violenze e minacce nei confronti di quegli agricoltori che durante le loro manifestazioni di protesta tentavano di <<i'fòre>> per approvvigionarsi di cibarie, <<céppe e léne>>.
    Nel primo settembre 1919, la barca municipale di Serracapriola che dal precedente 16 luglio 1919 era in crisi per le dimissioni degli assessori Giacinto Centuori, Vincenzo Castelnuovo, Angelo Gabriele, Antonio d'Adamo, Camillo Gallo, Biagio Cardascia, il 18 luglio 1919 surrogati con i nuovi eletti Pietro Bucci, Vincenzo Gaielli, Luigi Gatta, Vincenzo Castelnuovo, Vincenzo de Leonardis, Eugenio Centuori, andò completamente a fondo. L’amministrazione dell'Ente Locale, non più in grado di funzionare per la totale mancanza degli organi ufficiali ad esso preposti, venne retta da un susseguirsi di Commissari Prefettizi: Giovanni Leone, Raffaele Siniscalchi e Michele Faienza. Vincenzo Pizzolorusso, ultimo Commissario Prefettizio della serie, nonostante il caos che regnava negli uffici municipali, riuscì a preparare le consultazioni amministrative.
    Serracapriola si recò alle urne il 24 ottobre 1920.
    Nella circostanza elettorale i due partiti "tradizionali", che per anni avevano dominato la vita amministrativa del paese, capeggiati rispettivamente dal più volte assessore e Sindaco di
    Serracapriola Luigi Gatta e da Alfredo De Luca, politico serrano di lungo corso, amministratore comunale e presidente dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata, archiviato ogni loro storico antagonismo, si coalizzarono e si fusero in uno schieramento "misto" per contrastare una lista senza blasoni e galloni, la socialista, che per la prima volta si affacciava sulla scena politica serrana. Alla guida di questi nuovi candidati, digiuni di pane della scienza e di pratiche amministrative, ma agili di mente e di spirito pragmatico, c'era Attilio Centuori, un mugnaio nato a Serracapriola il 2 giugno 1881.
    La campagna elettorale per conquistare Palazzo Arranga fu aspra. I discorsi all'elettorato si tenevano nella Piazza Umberto I.
    I socialisti "comiziavano" da una bancarella fasciata di rosso, i loro oppositori dall'alto del balcone "da pùlentòne" (Palazzo Gentile).
   
Alla vigilia del voto, mentre l'oratore Gatta teneva un comizio serale, gli oppositori presenti fra gli uditori inscenarono una contestazione. Come risposta, Antonio Finizio che affiancava l'oratore sul balcone "da pùlentòne", lanciò in direzione dei contestatori “una brocca con tutto il suo contenuto di acqua”. Poi, un colpo di anna da fuoco, partito dalla platea e per una vox populi sparato da V. B., colpì di striscio e ferì una mano del Gatta. Subito dopo, non si sa da dove e sparati non si sa da chi, si udirono altri colpi di arma. La tanta gente presente al Comizio sbandò in preda ad un panico che ridusse la Piazza ad arena impazzita. Non gravemente restò ferito ad una gamba Michele Giacci, classe 1900, presente fra il pubblico. La maggioranza consiliare socialista, nella seduta del 27 dicembre 1920, deliberò a favore del ferito Giacci un sussidio di lire trecento per ristorare le spese mediche sostenute dal giovane, orfano di padre e contadino. Il flash della violenta violenza verificatasi, portò alla normalità il clima elettorale e le operazioni di voto si svolsero in modo pacifico.
    In un crescendo di successi nazionali, i socialisti trionfarono anche alle elezioni amministrative di Capitanata dove conquistarono i municipi di Alberona, Apricena, Ascoli Satriano, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Castelluccio dei Sauri, Celenza Valfortore, Cerignola, Chieuti, Deliceto, Faeto, Ischitella, Motta Montecorvino, Ortanova, Peschici, Pietra Montecorvino, San Marco in Lamis, San Marco la Catola, Sannicandro Garganico, San Severo, Serracapriola, Stornara, Stornarella, Vico del Gargano, Volturino e San Giovanni Rotondo, ove -però- i festeggiamenti della ottenuta vittoria elettorale indetti il 14 ottobre 1920, in concomitanza con la prima seduta del nuovo Consiglio, si macchiarono di sangue (10 morti fra cui 1 carabiniere e 31 feriti). A favore delle famiglie delle vittime e dei feriti più bisognosi di San Giovanni Rotondo la maggioranza socialista di Serracapriola, recependo un invito in tal senso pervenuto dal Sindaco di San Marco in Lamis, destinò un sussidio di lire cinquecento.
    La mattina del 30 ottobre 1920, insediandosi a Palazzo Arranga, i vincitori Vincenzo De Crescenzo, Attilio Centuori, Michele Serafino, Domenico Carrara, Domenico Preziosi, Alessandro Coco, Giorgio Fiorentino, Antonio D'Amicis, Nicola D'Orio, Michele Ciannilli, Donato Caccavone, Teodorico Marinelli, Nicola de Vito, Fortunato Scarlatella, Antonio Orlando (assente l'eletto Carlo Scianamé, contadino di Torremaggiore), vennero accolti dai propri sostenitori con <<grida di giubilo e sventolii di numerose bandiere rosse>>. A rappresentare la minoranza l'elettorato serrano inviò in Municipio Vincenzo Alberico, Carlo De Luca, Vincenzo Castenluovo e Luigi Gatta.
    Nella tarda mattinata del 30 ottobre 1920 Attilio Centuori
    venne eletto Sindaco di Serracapriola con 14 voti (una scheda risultò bianca). Domenico Carrara, con 15 voti e, con 14 voti ciascuno, Giorgio Fiorentino, Domenico Preziosi, Teodorico Marinelli vennero nominati assessori effettivi. Come assessori supplenti e con 15 suffragi a testa, risultarono eletti Nicola De Vito e Vincenzo De Crescenzo.
    11 30 novembre 1920 il primo cittadino Centuori, senza dimettersi dalla carica, raggiunse Legnano, nel milanese, dove <<aveva famiglia ed affari>>. Le redini amministrative di Serracapriola vennero affidate al giovane <<assessore anziano>> Domenico Carrara (Serracapriola, 31 luglio 1893).
    A rendere pesante l'iniziale iter amministrativo della maggioranza ci pensarono sei elettori serrani che presentarono all'adunanza di Palazzo Arranga -che li rigettò tutti- ricorsi motivati per la ineleggibilità di altrettanti decurioni che siedevano in Consiglio: Luigi Bucci contro Carlo Scianamé, Emanuele Pergola contro Antonio D'Amicis, Arnaldo Giacci contro Nicola De Vito, Giorgio Cardascia contro Michele Ciannilli, Nicola Magnocavallo contro Alessandro Coco, Beniamino Castriota contro Domenico Carrara.
    Il sogno dei socialisti serrani, divenuto realtà in un momento difficile della Nazione Italia e della stessa Serracapriola, ebbe le sue ombre che iniziarono a manifestarsi il 3 maggio 1921. Scontati episodi di vita amministrativa, apparentemente senza storia e senza seguito, avevano sfaldato l'unita della maggioranza, la cui azione di governo, a detta dell'Ispettore inviato in Comune dal Prefetto della Provincia di Foggia per una <<rigorosa inchiesta>> (24 agosto - 6 settembre 1921) era stata improntata a <<partigianeria, sperpero ed incoscienza!>> Per le <<gravi irregolarità>> amministrative e contabili riscontrate, l'ispettore prefettizio promosse <<nella sede competente, regolare dichiarazione di responsabilità>> ed azioni legali contro alcuni amministratori e contro il Tesoriere Comunale A.G.
    Le avvisaglie di crisi erano apparse -come detto- il 3 maggio 1921: all'adunanza consiliare, fissata per quel giorno, si presentarono gli eletti Preziosi, Ciannilli e De Crescenzo, per la maggioranza, Gatta, Castelnuovo e De Luca, per la minoranza. La fumata nera del 3 maggio 1921 ebbe il suo replay nella seduta del 22 maggio 1921.
    Nel consiglio del 2 luglio 1921 l'assise comunale "perdeva" la sua minoranza che, dopo un <<vivace diverbio tra il presidente [l'assessore anziano Carrara, nda.], ed i consiglieri De Luca, Castelnuovo, Gatta ed Alberico>> abbandonava il Municipio <<per non metterci più piede>>. Padre della bagarre consiliare fu la mancata ratifica, da parte della minoranza, della delibera di Giunta per la richiesta di un prestito della durata di un anno, all'otto per cento, di lire cinquantamila, da farsi presso un Istituto bancario, o presso un privato, per il pagamento della seconda indennità di caroviveri ai dipendenti comunali. Per il consigliere di minoranza De Luca, la somma esposta nell'atto deliberativo era <<sproporzionata>> allo scopo dichiarato. La successiva richiesta del consigliere Gatta di far verbalizzare le ragioni del voto contrario espresso in merito dall'opposizione, fece esplodere gli animi delle contrapposte parti politiche già da tempo avvelenate.
    Il segno della finita love story fra i componenti della maggioranza, arrivò il 5 agosto 1921: <<data la sua continua assenza dalle cure del comune>> i consiglieri De Crescenzo e Serafino proposero ai colleghi amministratori di iscrivere la decadenza del "loro" Sindaco Centuori all'ordine del giorno del Consiglio Comunale indetto per il 6 agosto 1921. A quell'Assemblea (ore 21.00) presenziarono Carrara, Fiorentino, Marinelli, Preziosi e De Crescenzo. Carrara e Preziosi furono anche gli unici eletti che intervennero alla seduta consiliare del 6 settembre 1921 (ore 20.00).
    A crisi ormai aperta non valse nemmeno il ritorno in campo del Sindaco Centuori che, per mediare il ricompattamento della sua maggioranza, tornò a Serracapriola dalla Lombardia. Nell'infruttuoso rendez-vous consiliare dell'11 ottobre 1921 (ore 17.00), i presenti Centuori, Carrara, Marinelli, Scianamé, D'Orio, D'Amicis, Caccavone, Ciannilli, Orlando (nove presenti su sedici seggi di maggioranza) gettarono la spugna. Il risultato delle Elezioni Provinciali del 6 novembre 1921 per la nomina del Consigliere del Mandamento di Serracapriola, sfaldò definitivamente il sogno della prima Amministrazione socialista che, con la forza del voto di massa, era riuscita ad espugnare il Governo di Serracapriola. Naufragata nelle dimissioni la prova amministrativa della sua coalizione, Attilio Centuori, figlio di Angelo e di Francesca Paola Salciti, lasciò il paese natio e la politica attiva. Rientrò a Legnano dove l’11 giugno 1921, vedovo di Giovannina De Leonardis, aveva impalmato, in seconde nozze, Giuseppina Angela Berra e dove il 15 gennaio 1924 trasferirà da Serracapriola la propria residenza anagrafica.
    Andarono alle ortiche, o furono ritardate nel tempo, alcune lodevoli iniziative che i socialisti avevano intrapreso per lo sviluppo e la crescita civile del paese che nel 1921 contava 6.490 abitanti (costruzione di tre gabinetti pubblici, erezione di un monumento ai caduti in guerra, velocizzazione dei lavori di costruzione degli Edifici Scolastici, realizzazione di un impianto per l'energia elettrica ... ).
    Intanto l'Italia, così fiera delta sua libertà, cedeva all'impeto del fascismo che apriva a nuovi moduli di libertà, a nuovi modi di vivere.