Le località del regno denominate Serra ascendono al numero di dodici; una in Abruzzo, alcune in Principato, altre in Calabria: questa di cui or debbesi far menzione, porta il distintivo di Capriola; e sebbene compresa nella provincia di Capitanata, vi esercita giurisdizione ecclesiastica il Vescovo di Larino. Siede sopra una cima montuosa, che sorge a distanza quasi uguale dai fiumi Saccione e Fortore: rendono quel sito amenissimo le pittoresche estese vedute della Puglia Daunia e del Gargano; l’aere che vi si respira è di dolce temperatura e salubre.

I suoi Fabbricati, in gran parte di decente aspetto, sono ricinti da muraglie con alcune porte: resta tuttora in piedi l’antica torre eretta a guardia del castello , opera dei bassi tempi, ma dal Pacichelli e dal Tria creduta una delle rocche dei Frentani, oppur costruita da quei di Teate Appulum già distrutta e da Serra non molta lontana.

Anche il P. Arcangiolo da Montesarchio vorrebbe aulico questo luogo facendone risalire la fondazione al secondo secolo, anzi segnatamente all’anno 190; ma il più vecchio documento che di questa Serra faccia ricordo, è una carta di donazione riportata dal Tria , che il Conte di Larino Tesselgardo faceva all’Abbadia di Tremiti, stipulando quell’atto nel 1045 in Castello de Serra: in quell’anno dunque la rocca era stata edificata; da quanto tempo, ignorasi al tutto. L’Alberti ed il Mazzella ne fecero menzione, dicendo che aveva acquistato rinomanza per l’annuo passaggio delle mandre ai pascoli invernali della Puglia; potevano additar più presto, che di quel tempo recava vantaggio ai suoi abitanti la Dogana ivi residente, poi trasferita in Foggia. Gravissimi Furono i danni cagionati ai suoi edilizi dal terremuoto de’ 29 Luglio 1627; se non chè gli abitanti provvidero ad una sollecita riparazione ricostruendoli più solidi e più belli: ed infatti questa terra e anche al di d’oggi reputata la prima e la più distinta tra le altre della Larinese diocesi. Annovera l’ Ab. Sacco tra i suoi sacri edilizi due matrici collegiali sotto i titoli di S. Maria in Silvìs e di S. Mercurio Martire; ne addita altre sei di mediocri pregi architettonici, e due Case religiose di Francescani fuori dell'abitato: aggiunge che per gli infermi di classe indigente tiene aperto il comune uno Spedale, e che colle rendite di un Monte frumentario soccorre i coloni più bisognosi.

Se questa terra fu edificata verso il 1000, ebbe ben presto la sventurata sorte, comune a tante altre terre del regno, di andar soggetta cioè al duro governo di un Barone; stantechè nel 1127 Roberto Conte di Molise ne donava la metà ai Monaci di Monte Cassino, rendendo in tal guisa anche imbarazzante l'amministrazione, o a dir meglio l'oppressione, governativa. Sembra che gli abitanti trovassero poi il modo di emanciparsi coll’aggregazione al R. Demanio; ma nel 1495 Ferdinando II tornò a farne feudo e ne investì Andrea di Capua Conte di Campobasso. Trovasi nei Registri dei RR. Archivi che trentacinque anni dopo era succeduto ad Andrea il figlio Ferrante del Balzo , ma non avendo avuto questi prole maschile, la figlia Isabella fece dono nel 1560 dell’ ereditato feudo al figlio Cesare Gonzaga, da cui passò in Ferrante di quella Ducale famiglia. Pochi anni dopo ne fecero acquisto gli Avalos di Arragona Marchesi del Vasto, comprando Serracapriola insieme con Chieuti per ducati 125,000; andò poi all'asta l’eredilà di un Avalos principe di Troia e di questo feudo, acquistò il possesso, come migliore offerente, il Duca Niccolò Maresca.