Il 23 luglio 1915, mentre ardeva il primo conflitto mondiale, due corvette austriache operanti nell'Adriatico, cannoneggiarono la stazione ferroviaria di Chieuti-Serracapriola. Due granate ne danneggiarono l'edificio (vedi fotografia pagine precedenti).
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Serracapriola contribuì alla "vittoria" sacrificando novantatré suoi figli. A ricordo perenne, il loro olocausto venne scolpito nel marmo delle lapidi (Municipio: 28.5.1923 - Chiesa SS. Trinità) e nelle targhe commemorative poste nel "Parco della Rimembranza" (1934).
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Nel dopoguerra, la vita serrana tornò a fluire in una realtà socio-economica oltremodo amara. In piena estate 1919, combattenti e reduci, alcuni con il corpo martoriato, si presentarono in delegazione al sindaco ff. Camillo Gallo. Con fare minaccioso, reclamarono il diritto di gestire il governo della locale amministrazione e l'immediata consegna delle chiavi del Municipio. Il tentativo rientrò pacificamente, per l'intervento persuasivo del maresciallo dei RR. Carabinieri Ottorino Cicoria, accorso sul posto.
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Serrani che guadagnarono sui campi di battaglia il premio dell'eroismo e del coraggio
Decorati con Medaglia d'Argento:
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DI MARZIO VINCENZO, Sottotenente 217 Fanteria.
"Benché comandato ad altro servizio, avendo notizia che la propria compagnia muoveva all'attacco, prontamente e di propria iniziativa, la raggiungeva. Avuto il comando di un plotone che, rimasto privo di ufficiali, aveva ceduto alla pressione nemica, lo riordinava e lo riconduceva sulla linea, ricacciando un nucleo avversario che si era infiltrato nella linea stessa. Ferito da una fucilata, restava sul posto, fino a quando la compagnia, stretta dall'aggiramento, dové ripiegare. Strada di S. Biagio di Callalta - Ponte Piave, 19 Giugno '918."
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FIGLIOLA FORTUNATO, Caporale 62 Fanteria.
1ª Decorazione: "Durante due successivi attacchi nemici, con gas asfissianti, noncurante dell'intenso fuoco avversario, incitava i compagni alla resistenza e ritto sulla trincea lanciava bombe sul nemico e avanzava, dando grande prova di fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo. Rimasto ferito, non si allontanava dalla linea che ad attacco respinto. Monastir (Serbia), 25 Marzo-4 Aprile '917."
2ª Decorazione. "Ferito per ben due volte non abbandonava il suo posto e, con la parola e con l'esempio, incitava gli nomini della propria squadra ad assolvere il compito assegnato. Giunto fra i primi sulla posizione, l'abbandonò soltanto ad azione completamente finita. Cer Macedonia Serba, 29 Settembre '918.
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LAGRASTA VINCENZO, Soldato 3 Fanteria.
"Volontariamente radunava uomini sbandati e sotto l'intenso fuoco nemico di artiglieria li riconduceva avanti e con le armi alla mano li costringeva a portare munizioni dove più ferveva la lotta. Castagnevizza 8 Ottobre '917. "
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MEZZALINGUA ALESSANDRO, Soldato 14 Fanteria.
"Ferito ad un braccio, rimase sulla linea di fuoco senza medicarsi, finché nuovamente colpito, non ebbe più la forza di sparare. Si mantenne sempre calmo, incitando i compagni alla lotta. Monte Sei Busi, 19 Luglio '915."
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PETRUCCI RENATO, Caporale Maggiore 94 Fanteria.
"Capo mitragliere, durante un violento attacco nemico, vistosi circondato da un gruppo di avversari che minacciavano catturare la sua arma, furiosamente rispondeva col fuoco, insieme ai serventi, all'intimazione di arrendersi, abbattendo alcuni nemici, altri catturandone e volgendo in fuga i rimanenti. Rivolta quindi l'arma contro un più forte nucleo che era penetrato nella nostra linea, lo metteva in rotta, infliggendogli gravi perdite e facendo prigionieri. Vertoiba Inferiore (Gorizia), 3 Marzo '917.
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PORZIO RAFFAELE, Tenente 1098 Compagnia Mitragliatrici.
"Comandante di compagnia mitragliatrici, la conduceva all'assalto con slancio ammirevole, e la guidava con fredda calma in mezzo al furore della mischia, mantenendola salda nella posizione raggiunta anche quando nuclei nemici erano riusciti ad accerchiarla; ferito, stava saldo al suo posto di combattimento. Montello, 20 Giugno '918."
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RUBERTO CASIMIRO, Soldato Fanteria.
"Animato da zelo e da profondo sentimento del dovere riuscì a non lasciarsi sopraffare in una lotta corpo a corpo col nemico. Catturati un ufficiale, un graduato e un soldato, seppe condurli nelle nostre linee, esponendosi egli stesso alla cattura, ma riuscendo a sottrarsene e a condurre seco i tre nemici catturati. Carso Quota 43, 6 Settembre '917."
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SALCITI LORENZO, Sottotenente 2 Granatieri.
"Sottotenente e giovanissimo, assumeva il comando di una compagnia sul campo e in cruenta lotta la conduceva alla conquista di una posizione molto contrastata resistendovi poi l'intera notte nonostante reiterati contrattacchi nemici. Catturava anche numerosi avversari. Oslavia (Quota 188), 20-21 Novembre '915."
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VACCA MARIO, Sottotenente 139 Fanteria.
"Comandante di una sezione mitragliatrici, sotto il violento fuoco nemico di sbarramento, con slancio e coraggio, all'avvicinarsi delle truppe avversarie prontamente portava le proprie armi in postazione. Rimasti feriti un tiratore ed i serventi di un'arma, egli stesso continuava efficacemente il fuoco contro le ondate attaccanti e, gravemente ferito, rimaneva sul posto fino a che non fu sostituito e non ebbe sentita funzionare di nuovo la propria mitragliatrice. Monte Asolone, 15 Giugno '918. "
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Decorati con Medaglia di Bronzo:
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D'ADAMO FRANCESCO, Soldato 113 Fanteria.
"Di vedetta, ed accortosi che un compagno caduto ferito presso la linea nemica implorava soccorso, si offri spontaneamente per effettuarne il trasporto, compiendo il pietoso ufficio da solo e su un terreno scoperto. Comarie, 19-24 Agosto '917."
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LUBERTO SAVERIO, Soldato 75 Fanteria.
"Durante la costruzione delle passerelle sul canale dell'Aisne, quantunque ferito da una scheggia di granata nemica, rinunciava alle cure mediche e continuava nel proprio lavoro; bello esempio di fermezza e di alto sentimento del dovere. Aisne (Francia), 28 Settembre '918."
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SALCITI LORENZO, Sottotenente 2 Granatieri.
"Ufficiale dotato di grande coraggio, energia e spirito di abnegazione, alla testa dei suoi granatieri, con slancio mirabile, al grido di "Savoia" muoveva al contrattacco di soverchianti forze nemiche, finché gravemente ferito, dovette abbandonare la lotta. Tresché Conca (Altipiano di Asiago), 30 Maggio '916. "
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