Dóte, n.f. – Dote. Dal latino dos, dotis, affine a dare. La quantità di denaro o di beni che si assegna alla sposa quando prende marito per contribuire a sostenere i bisogni della nuova famiglia e metter su casa. Anticamente quando si faceva l’entrata, il parentado (‘u pèrentète), alla sposa oltre l’assegno in proprietà o in contanti si dava anche un corredo, a 10, a 15, a 20, a 30, e a 40, secondo la quantità dei capi di biancheria che si portava: coperte, lenzuola, camice, mutande, calze, asciugamani, tovaglie, rotoli (rócele) di tessuto di lino o di cotone grezzo. Alcune donne portavano il corredo in grosse ceste o in tiretti di comò alla casa dello sposo dove si faceva l’esposizione sul letto nuziale, dopo aver fatto la conta, il così detto stizzo, di quanto si dava in dote. Chi nasce bèlle ne jè puverèlle, ‘a dótè si à tè sótt’a vunnèlle (chi nasce bella non è poverella, la sua dote ce l’ha sotto la gonnella). Anche lo sposo doveva fare la sua parte portando il suo corredo insieme con i cesti di tutte le misure, vasellame di terracotta e tegami di rame e di alluminio. Si faceva a gara nel preparare alle figlie, già dalla tenera età, il corredo più ricco, impreziosito di ricami e merletti, figghje mbàsce e dóte ngàssce (figlia in fasce e dote in cassa) che poteva essere ereditato, tanto era copioso, dalla successiva generazione. La Dote – Commedia di Mario Brancacci (Serracapriola, 27-02-1910 / Roma, 5-04-1991) teletrasmessa dalla RAI negli anni. L’autore, (anche di altri lavori: Don Giacinto a forza, Spine d’arancio, Saluti e baci, Era degna di un magistrato) ispirandosi al costume del suo paese natio, degli amori al balcone, sviluppa nel suo originale televisivo il tema della dote, causa di liti nelle famiglie per il matrimonio dei loro figli. Egli imbocca la strada del revival, una fra le vie maestre dell’umorismo italiano, con un piglio molto personale, dosando abilmente sentimento, melodramma e compromesso per raccontarci la storia degli anni formidabili in cui i nostri padri incontravano le nostre madri, i nostri nonni le nostre nonne. Matrimoni combinati o scombinati per un lenzuolo in più o in meno come pattuito nella dote. 

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