LE REGOLE del dialetto serrano
Cuscetóre
Giuseppe Gentile

Cuscetóre, n.m. – Sartore, sarto. Una volta il sarto confezionava l’abito, su misura, ad ogni suo cliente. I tanti sarti vestivano i serrani, ricchi e poveri. I proprietari, oltre agli abiti comuni, giornalieri, si facevano confezionare per le grandi occasioni il tight o lo smoking di vigogna o drapes; i contadini, invece, l’unico abito della festa, di zigrino, che doveva durare tutta la vita e servire anche per l’ultimo viaggio.
Nel 1854 c’erano in paese 20 sarti. Ne ricordiamo alcuni in attività: i primi 11 nel 1848, gli altri negli anni ‘940: Achille Torres, Marcellino Torres, Crispino De Curtis, Carlo Pergola, Giuseppe Palmieri, Camillo Torres, Giacinto Ruscitto, Carlo Napolano, Giuseppe Vitale, Felice Cardascia, Pasquale Penza, / Giuseppe Marinelli, Raffaele Santagata, Fortunato Gallo, Ettore Ferrante, Luigi Giannini, Antonio de Lulli, Nicola Fonzo, Leonardo Pescatore, Alberto Torres, Gabriele Cardascia con i suoi apprendisti, Giuseppe Stizza, Aldo Orlando, Gabriele Paolantonio (mestiere definitivo postino), Giovanni Tartaglia (mestiere definitivo fotografo).
Fedele Fiorentino (Frédine) e il fratello Vincenzo sono stati gli ultimi sarti a resistere al boom della confezione industriale, che spazzò via sarti e commercianti di tessuti. Aprirono la prima sartoria nel 1956. Avendo poi capito che l’artigiano sarto che lavora in proprio non poteva competere con la produzione industriale, attrezzarono nel 1965 un laboratorio per la confezione di tovagliati e tute sportive e un negozio di biancheria e tessuti. Ma nel tempo non riuscirono a reggere la concorrenza dei giganti della confezione e cessarono l’attività nel 1995.




























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