LE REGOLE del dialetto serrano
Cróne
Giuseppe Gentile

Cróne, n.f. – Corona del rosario. È formata da 59 grani, di cui un giro di grani infilati e raggruppati in cinque filze di dieci grani (decine), ognuna separata da un grano più grande. È chiuso da un filo pendente con tre grani piccoli fra due grandi e termina con una croce di metallo o di legno. Si prega sgranando sui grani grossi il Pater Noster e sui piccoli l’Ave Maria.
Il Rosario, chiamato “Salterio della Beatissima Vergine Maria è un modo di preghiera a Dio che consiste nel lodare Maria ripetendo il saluto dell’angelo per 150 volte, quanti sono i salmi del salterio di Davide, interponendo ad ogni decina la preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo”. Così, nella bolla Consueverunt Romani Pontifices (17-9-1569) il Papa domenicano S.Pio V ha descritto il Rosario. Con Lui c’è stata una evoluzione graduale del Rosario, soprattutto ad opera dei domenicani, che lo ha portato nel XV secolo a codificarlo nella formula che ci è nota. La sua codificazione è dovuta principalmente al beato domenicano Alano de la Roche (1428-1475).




























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