- Chèse, n.f. – Casa. I capimastri muratori, fèbbrechèture, ci lasciarono la loro testimonianza secolare di esperti artigiani nel costruire le case del paese: la zona A1, la parte più vecchia del centro storico, con il castello Maresca (sec.XV, mastio sec.XIII), le case, i poggioli con scalèe (vegnèle), le chiese di S.Maria e S.Mercurio (ricostruite nel 1630) e la seconda parte del 1600 che si espanse verso oriente da via XX Settembre con la chiesa di S.Anna (sec.XVI) fino al palazzo dei duchi San Felice; la zona A2, il corso Garibaldi (‘u bórghe) e aree adiacenti, con il palazzo Arranga, sede comunale dal 1876 al 1995, fino agli edifici scolastici.
L’intero tessuto urbano di Serracapriola è caratterizzato dal mattone pieno delle nostre fornaci (sbregliòzze, mètunacce, piènèlle), dagli architravi e stipiti di pietra bianca di Apricena e dal bianco calce con cui s’imbiancavano le facciate delle case. Per il vero restauro conservativo non si può prescindere da tutto questo. In un paese agricolo come il nostro le case con le volte a crociera o a botte venivano costruite per soddisfare le esigenze degli abitanti. Non dovevano mancare i camini, le tante nicchie, per guadagnare spazio, facili da ricavare nei muri di circa un metro di spessore e le fosse (fussétte) per le provviste del grano, ricavate nelle intercapedini delle volte a crociera. Vediamo i palazzotti dei ricchi proprietari terrieri con le cisterne, le cantine e le alte volte delle stanze affrescate; le case ad un piano con bassi annessi, mmónte e bàsce dei coltivatori diretti a cui si accedeva alla stalla (con l’entrata indipendente sulla strada) dall’interno alla fine della scalinata da una porticina (chètèràtte); i primi palazzi condominiali, il palazzo piccolo Pepe al n.32 poi venduto a Michele de Luca e l’altro con tre ingressi ai n.144, 150, 156, costruiti in corso Garibaldi dall’impresa Pepe, da cui il nome, ‘u pèlazze de Pépe; i tanti bàsce angusti dei braccianti agricoli dove le numerose famiglie convivevano, separati da divisori di legno (tèvelète), con gli asinelli. Case addossate l’una all’altra in un unico abbraccio con il vicinato. - Chèsétte, n.f. – Piccola casa di campagna, punto di appoggio del contadino per custodire l’attrezzatura.
- Chèsine, n.m. –
- Postribolo, casa di appuntamento.
- (fig.) confusione, caos – Jè nu chèsine! (È una confusione!).
- Casa di campagna ben curata.
- Chèsóne, n.m. –
- Grande casa di campagna.
- “Casone dell’Abate”, masseria e contrada dell’agro di Serracapriola.
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![]() | ultima modifica di pagina: 10/20/2016 05:29:26
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