LE REGOLE del dialetto serrano
Ceroggene
dal n.8 anno VII de "La Portella "Giuseppe Gentile

Ceroggene, n.m. - Candela -Il vocabolo è napoletano. Indica uno dei principii grassi degli animali, la stearina, con cui si fabbricano le candele steariche. Essa è composta di glicerina e di acido stearico (gliceride) che si trova in tutti i seghi o grassi animali. La candela, fissata all'immancabile bugia, (da Bougie, città algerina nota per la produzione di cera a candele rinomate) portèciroggene, che poteva essere d'ottone, di rame, di ferro smaltato, di stagno o di ceramica, era d'uso comune nelle case. Ancora a portata di mano con l'avvento dell'elettricità, quando si spegneva la luce. E succedeva spesso. Oggi all'occorrenza è stata sostituita dalle varie lampade di emergenza. Da noi "ceroggene" è riferibile alla candela da bugia lunga cm 17 e spessa alla base cm 2. L'evoluzione del termine ha coniato "Chènnéle" che indica genericamente tutti i tipi di candela. Le candele, per uso domestico o religioso, si vendevano nei negozi del paese. Nell'emporio, al n.3 di Largo Santa Maria, arrivavano negli anni 1940 - 1949, dalla Premiata cereria Fratelli Molinaro, Radogna & De Troia di Foggia, candele per chiesa, assortite, steariche e lumini "Arpi", "Paradiso", "Cerere".
La diffusa religiosità popolare portava al consumo di grosse candele, che si accendevano in chiesa davanti al Cuore di Gesù, alla Madonna e ai Santi per impetrare grazie. A sistemarli nei candelieri, chènnelére, ci pensava il sagrestano. Nelle case, piccole chiese domestiche, i devoti accendevano i lampe (lumini o luminelli, piccole lampade ad olio con lucignolo cerato galleggiante) davanti alle immagini sacre e alle foto dei cari defunti.
Il 2 febbraio ricorre la festa religiosa della Candelora, Chènnelore. Il proverbio "A Chènnelore, o sciocche o chjove, a vernète è fore" (Con la Candelora, o nevica o piove, l'inverno è passato) rinnegando un inverno, ancora presente, propizia la primavera, non ancora alle porte.
In obbedienza all'antica legge di Mosè le mamme ebree, dopo 40 giorni dalla nascita dei figli, dovevano recarsi al tempio per purificarsi e riscattare i neonati davanti a Dio. Anche Maria presenta Gesù al tempio e si purifica. Quindi la tradizionale festa della Candelora ricorda questo avvenimento: la Purificazione di Maria Vergine. Il sacerdote durante la funzione religiosa benedice e dona delle candele decorate ai fedeli che le portano accese prima in processione all'interno della chiesa e poi nelle loro case. I chènnéle dà Chènnelore, simbolo della vita che si spegne con la morte, vengono appese come reliquie accanto al letto o dietro la porta di casa. Si accendono di nuovo nei casi di calamità naturali o durante l'agonia di un moribondo per impetrare grazie e sanare (purificare) l'anima.
Oggi, nelle nostre chiese, le "pratiche" candele elettriche hanno sostituito quelle di cera che si utilizzano ancora solo per alcuni riti.
Altrove, oltre alla diffusione di ceri profumati dalle forme, colori e aromi svariatissimi, sono ancora in uso i ceroggene, esclusivamente per creare "atmosfere a lume di candela".




























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