LE REGOLE del dialetto serrano
Bèzzéveche
dal n.8 anno VI de "La Portella "Giuseppe Gentile

Bèzzéveche. n. m. - Vaso da notte - Chiamato poi càndre, chètille o z'pèppe. Probabilmente deriva dal latino vas-s cabicu(m) per vas scabrum, valevole per "vaso lurido". Il termine, riesumato dal nostro collaboratore Stanislao Ricci, era in uso ancora fino alla metà del XIX secolo. È interessante notare che la forma basia e basola per "vaso, scodella" è rispettivamente attestato sia nel lombardo che nel veneziano.
Il vaso da notte di terracotta verniciata, mpretenète, veniva alleggerito del suo contenuto a mezzanotte, quando passava il carretto con la botte, u chèrrettòne, per la raccolta dei liquami. A volte, quando capitava, per vari motivi, non ultimo quello di essere famiglia numerosa, che il vaso si riempiva, e non potendo evacuare né a tempo, né a peso, si usava il vasetto di emergenza, u pescèture.

U CHÈTILLE NÓVE

Quando cominciò a diffondersi la rete fognaria, una donna trovandosi da un'amica, che aveva appena fatto installare il water di maiolica, a mèchenétte, chiese di andare al bagno. Dopo parecchio tempo, tra la preoccupazione degli astanti ne usci madida di sudore, a causa dello sforzo che aveva fatto per spostare u chètille nove, ovviamente senza riuscirci: - Cummè, ji vuléve pulezzè lu pòche' d'acque chè me jève schèppète èddrét u chètille; pe spustàrlu maie mbrèccète,mè tirè e tire, tirè e tire ..... e u chètille nove n'cé smòste! Còm'jè u fàtte .




























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