
- Bànche, n.f.s. - Istituto di credito
In senso figurato si dice: - v'è ssìgge a bànche d'ù sciulje, vai a riscuotere alla Banca dei monchi; - chjàcchjere e tèbbècchére de légne a Banche de Napele n'gempégn, il Banco di Napoli non s'impegna per cose di poco valore. - Bànche, n.m.s. - Banco - Dal franco bank - tavolo, asse.
Termine con più significati:- Banco di chiesa
- Banco da falegname, da carradore (chèrpentiére), da meccanico
- Banco di scuola, rettangolare e inclinato verso il sedile, a leggìo. Inizialmente, quando non vi erano scuole pubbliche, e l'istruzione primaria era affidata all'iniziativa privata ci si adattava con mezzi di fortuna per acquisire i primi elementi del leggere e dello scrivere. Poi il bambino si faceva costruire un suo banco personale, che alla fine di ogni anno scolastico riportava a casa. Questo succedeva di solito nei periodi post-bellici. Nel 1932, quando i due edifici scolastici furono ultimati, cominciarono a diffondersi nelle aule i primi banchi di legno (comparsi negli anni '20), dalle caratteristiche inconfondibili, destinati ai bambini della Scuola Elementare. Ogni banco era a due posti con gli scrittoi ribaltabili e inclinati verso i sedili, fissati alla pedana. Sull'asse orizzontale erano incastrati due calamai di vetro, che l'indimenticabile bidello Lilino Ciarallo ogni mattina si preoccupava di riempire d'inchiostro, da lui stesso preparato.
ln seguito questi banchi furono man mano integrati da altri simili, sempre di legno e a due posti, ma con un unico scrittoio fisso. Erano pesanti, e difficilmente i bambini, costretti a restare seduti con la schiena dritta, potevano spostarli. Oggi i banchi sono essenziali tavolini di legno, formica e tubolare metallico, con sedioline indipendenti. - Bica: Cumulo di covoni ammucchiati dal contadino a regola d'arte, con le spighe verso l'interno per proteggerle dalla pioggia, dal sole e dagli uccelli. Poteva avere forma rotonda, a tronco di cono o a pianta quadrata o rettangolare con due spioventi. In base alla grandezza si diceva -...è fatte n'ècchjetèlle (dimin.) o n'ècchjone (accresc.).
Questo vocabolo, suggeritoci dal compaesano Nicola Finizio, è in disuso poiché oggi si trebbia con macchine (mietitrebbie) che riescono a falciare, trebbiare e imballare la paglia.




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