Arche, n. s. m. - Arco - rum.e fr. arc; prov. arcs; sp.e port.arco: dal latino arcus. Membro architettonico con vano a curvatura, posato su due stipiti o colonne; regge per lo più un muro superiore o prosegue all'interno formando volte di forme diverse. Nelle strutture architettoniche del nostro centro storico gli archi a tutto sesto e ribassati abbondano, mentre l'arco a sesto acuto (gotico) si ritrova soltanto in una finestra della facciata del palazzo di Luigi Gatta, costruito nel 1799, in via Bovio n. 43, e nel portale della chiesa di S.Angelo. Essi sono indispensabili, in assenza del cemento armato, per scaricare i pesi delle murature sovrastanti, posti a coperture di luci di funèstre, porte, bbàsce, vegnéle, pertùne. Anche le volte sono costruite con mattoni disposti ad arco, come le doghe di una botte, làmpje è vòtte, o, è céle de chèrròzze, come le coperture delle vecchie carrozze. Tra i vicoli l'unico coperto, con volta a botte ancora intatta, è Vico Chiuso XX Settembre. Oltre i portali, le navate delle chiese e i portici del convento, gli archi a tutto sesto caratterizzano a Chèvute, da cui si accede in via dell'Arco, e l'altra porta fra le mura, la Portella, abbattuta nel 1905, dove ci si sbracava per sdebitarsi nei confronti dei creditori dicendo - Tèje pèghéte! -. Per sicurezza sòtte'èll'àrche ci si riparava dalla furia del terremoto. | ultima modifica di pagina: 10/11/2016 05:43:31 |