Ruberto Raffaele (6-10-1880 + 1943) di Teodorico e Ferrero Maria Vincenza, fittavolo, contadino e conduttore in proprio, coniugato il 16 dicembre 1907 con Gentile Grazia, ebbe cinque figli: Guido, Gabriele, Maria, Giselda e Vincenza. Aveva un piccolo oliveto con vigneto in contrada Colle Castrato e pochi ettari di terreno seminativo oltre ad altri terreni seminativi presi in (1) affitto in contrada Montesecco.
   Ruberto Guido (14-04-1922 + 04-10-2004), coniugato con Ferrero Maria ebbe cinque figli: Grazia, Raffaele (n. 14-04-1960), Fortunato (n. 17-07-1961), Antonio (01-04- 1963), Pina Concetta. Guido dopo la morte del padre ereditò l’azienda paterna. I tre figli dopo aver assolto gli obblighi scolastici, collaboravano con il padre per la crescita dell’azienda e acquistarono alcuni terreni a Pezzo Cancello, in contrada Ciavatta, un trattore OM e una mietitrebbia La Verda M 90 in società con Ferrero Matteo.
   Negli anni ’70, con la coltivazione della barbabietola da zucchero, l’azienda fece un salto di qualità e di crescita con l’acquisto di altri terreni fino a raggiungere gli 80 ettari, di cui una parte presa in affitto: 60 ettari in contrada Pettulli e 20 ettari in affitto in contrada Ciavatta.
    Nel 1997 i Ruberto con spirito imprenditoriale, oltre a colture intensive di vigneti, oliveti e asparageti in contrada Ciavatta, impiantarono un meleto presso il canale della Morgia sui terreni di D’Alfonso Giancarlo della famiglia Calvelli per conto dell’Ispettorato Agrario di Foggia. Il meleto aveva attecchito bene e produceva quattro varietà di mele Gala del Trentino, ma per la commercializzazione del prodotto incontrarono molte difficoltà. Dopo il raccolto delle mele constatarono che, dalla raccolta del prodotto fino alla sua commercializzazione, passava molto tempo, inoltre mancando i mezzi di stoccaggio e conservazione, ed essendo i costi di trasporto presso i punti vendita esosi, questa coltivazione non era conveniente.
   Dopo la morte del padre Guido la proprietà è stata divisa fra i tre fratelli in parti uguali. Ciascuno ha avuto 20 ettari di terreno: Raffaele, celibe; Fortunato cgt Castracano Concetta, figli, Guido e Maria Grazia; Antonio, diplomato in agraria, cgt Trivelli Pina Paola, figlie, Viviana Grazia, Marianna, Gaia.
   La collaborazione tra i fratelli Ruberto continua anche con lo scambio dei mezzi agricoli e con l’aiuto reciproco nei lavori. Le colture praticate sono: 10 ettari di oliveti, 6 ettari di vigneti con la vendita dell’uva e una piccola trasformazione in vino per la famiglia, 30 ettari di semina a grano, 10 ettari di pomodoro e 24 ettari di broccoletti e cavoli.
   L’unico figlio maschio delle famiglie Ruberto è Guido (n. 18 gennaio 1995) di Fortunato, candidato a proseguire il lavoro agricolo delle aziende sempre con spirito cooperativistico.
   Il fratello maggiore dei Ruberto, Raffaele, alla domanda se è soddisfatto del suo lavoro, risponde che i prezzi dei prodotti variano perché il mercato non è stabile e quindi le perdite sono inevitabili. Rincara la dose l’altro fratello, l’agronomo Antonio, dicendo che ha scelto il lavoro agricolo per passione, perché ama la terra e le colture, anche se tutto questo richiede sacrifici e umiliazioni che spesso non vengono ripagati in nessun modo. L’agricoltore diventa come la terra, forte e tenace, in balia degli eventi atmosferici, sempre pronto a rialzarsi dopo ogni caduta.
   (1) L’affitto poteva essere a terzo, a quarto,o chiuso quando il colono, dando una prestazione in danaro o in cereali, poteva fare quello che voleva sui terreni locati. L’affitto per R. Ruberto era a quarto. I terreni affittati si dividevano in quattro parti e anno per anno due parti venivano seminate, una preparata a maggese e l’altra data a pascolo. Il contraccambio dell’affitto si faceva con il prodotto che veniva seminato (grano duro o grano tenero, biènchétte) e si chiamava terraggio o estaglio.