Da “piatto dei poveri” a cibo ricercato e fonte di guadagno.

   Nel passato le chiocciole erano un cibo povero e la raccolta veniva praticata in maniera sporadica da ricercatori che per sbarcare il lunario onestamente andavano alla ricerca di chiocciole (cèmmègghjecune) nei luoghi umidi e anche di chioccioline (cèmmègghjechélle) nei luoghi aridi fra le stoppie e sulle siepi, da vendere su commissione o al mercato in piazza. 
   Le chiocciole vengono anche chiamate in modo colorito “pesce in carrozza” per via della loro conchiglia. A tal proposito si racconta la storiella di un contadino che trovandosi in un ristorante di città, avendo sentito ordinare da un vicino di tavolo il pesce in carrozza, incuriosito, pensando ad una novità, lo ordinò anche lui, ma rimase deluso quando gli venne servita la pur gustosa pietanza di chiocciole, che spesso anche la moglie gli preparava. 
   Negli anni ’70 venivano emanate delle leggi che regolamentavano, ma in pratica proibivano, la raccolta naturale del mollusco Helix. Proprio in quegli anni nasceva l’elicicoltura, l’allevamento a ciclo biologico completo.
   Oggi le lumache di terra, il cui consumo è notevolmente aumentato, sono diventate un cibo ricercato, ottimo alimento (che favorisce anche l’eliminazione del colesterolo cattivo dall’organismo) di una cucina raffinata e sofisticata, per cui si stanno diffondendo gli allevamenti di questi molluschi. Ci sono tre tipi di impianti per allevarli: a cielo aperto, nelle serre, nelle vasche.
   A Serracapriola nel 2005 Filippo Di Carlo, proprietario di un’azienda cerealicola-olivicola, e il figlio Claudio, laureando in Scienze e Tecnologie Agrarie, si sono chiesti “Se il reddito netto dell’agricoltore-proprietario subisse una drastica diminuzione quale potrebbe essere un’alternativa produttiva a questa mancanza? ” .             Da indagini di mercato compiute, un’alternativa valida è risultata essere, anche in base alle disponibilità aziendali, l’elicicoltura. Per l’allevamento delle chiocciole si è optato per l’impianto a vasche installato in un loro oliveto in contrada Maddalena, soluzione valida perché non si sottrae terreno ad altre coltivazioni, né si compromettono i lavori e la raccolta delle olive. Purtroppo dopo vari tentativi l’allevamento non ha attecchito e nel 2007 l’impianto è stato smantellato. 
   Antonio Iacicco, invece, che poteva avere altrove un lavoro fisso e ben retribuito, ha  scelto l’elicicoltura, come lavoro primario, con decisione e senza ripensamenti perché è innamorato del proprio paese e della campagna; ritenendo inoltre che questa attività sia l’unica ad avere maggiori probabilità di riuscita. Nel febbraio 2014 ha installato in contrada Pozzi Avellana, su un ettaro di terreno preso in affitto, un impianto a cielo aperto (l’unico tipo economicamente sostenibile) di chiocciole da tavola Helix-Aspersa-Maxima, specie che dà la maggiore resa di carne. 
   Le chiocciole sono ermafroditi insufficienti, posseggono sia l’apparato maschile che femminile, ma per la fecondazione necessitano dell’accoppiamento con i loro consimili, fecondano e rimangono fecondati contemporaneamente. Depositano circa 180 uova procapite e si accoppiano due volte all’anno. Vengono alimentati da un mix di vegetali da rinnovare periodicamente. 
   Antonio è collegato ad un grossista per la vendita del suo prodotto e sebbene non abbia ancora pubblicizzata la sua attività riceve molte richieste di privati, buongustai della specie Helix. 
   I maggiori estimatori d’Europa sono i francesi, ma anche in Italia si mangiano da sempre e ogni  regione ha le sue ricette. Le lumache di terra dopo averle ben spurgate si cucinano in tanti modi. Vi proponiamo la tipica minestra nostrana: dopo aver lavato più volte le chiocciole di Antonio Iacicco si lasciano riposare in un tegame pieno d’acqua per due ore circa in modo che gonfiandosi non riescono più a rientrare nella conchiglia. Dopo averle bollite e sciacquate la cottura viene completata in un sughetto ristretto composto di olio extra vergine di oliva, pomodoro, aglio, peperoncino, menta, un po’ di origano, sale e acqua quanto basta.... E buon appetito!