Capitanata

    Dopo secoli di dominazione longobarda nell’Italia meridionale gli imperatori di Bisanzio tentano la riconquista e nel corso del X secolo riprendono gran parte della Puglia, respingendo i Longobardi del principato di Benevento; ma, agli inizi del secolo successivo, le rivolte pugliesi contro il malgoverno greco bloccano le operazioni militari.
Nella Daunia i Longobardi si sono ritirati sui monti del subappennino e al di là del Fortore, mentre i Bizantini, che temono anche un intervento dei regnanti tedeschi, i quali periodicamente scendono in Italia per riaffermare i loro diritti sul Sacro Romano Impero, provvedono a fortificare le frontiere settentrionali.
Dopo il 1018 il catapano Basilio Bojohannes, governatore militare bizantino, crea una serie di centri fortificati lungo la riva destra del Fortore, nei punti strategici che dominano i passaggi del fiume, e sulle alture che controllano le vie di accesso ai valichi appenninici; il più delle volte si tratta di località già abitate in età romana e poi abbandonate in seguito alle invasioni barbariche o ridotte a piccole borgate.
In quest’ epoca il corso finale del Fortore appare spostato più a nord rispetto a quello attuale, verso la contrada Brecciara, dove la foce forma un piccolo porto a ridosso di un abitato che sorge sulla riva sinistra, Guadia o Civita a Mare, controllato dai Longobardi.
In contrapposizione a tale insediamento troviamo sulla riva destra Ripalta, situata sull’ultima collinetta che domina la valle fluviale e le vie di transito dal nord verso Lesina ed il Gargano settentrionale. Il centro fortificato doveva trovarsi nel punto più alto, dove è poi sorto il monastero di S. Maria della Carità, mentre una borgata si è formata sul declivio meridionale.
Questo abitato, che nel 1045 è chiamato “civitas Ripalta”, non ha mai avuto particolare importanza e nel XIII secolo segue la decadenza del monastero cistercense.

Locazione S. Andrea

    Circa 11 Km a sud di Ripalta c’è in età romana Teanum Apulum, una città che si estende fra il tratturo L’Aquila-Foggia e Coppa Mengoni, sulle alture che sovrastano il più importante guado del basso corso del Fortore. Della città romana non abbiamo più notizie dopo il IV secolo d.C. e non sappiamo se verso l’anno 1000 il sito è ancora parzialmente abitato.
I Bizantini Fortificarono quella parte della contrada Pezze della Chiesa che si protende con ripidi pendii verso il fiume, dove probabilmente esiste ancora il ponte romano sulla strada per “Larinum” (Larino). L’altro versante della valle è dominato da Serracapriola, un altro centro di antica origine, ora in mano ai Longobardi.
Il nuovo insediamento, che prende il nome di Civitate in riferimento alla città antica, è originariamente molto piccolo e si vede ancora il vallo semicircolare che lo difendeva, poco ad ovest della cosiddetta “Chiesa”. Qualche decennio dopo la sua fondazione si è già formata una borgata esterna, poi incendiata durante la battaglia del 18 giugno 1053, quando i Normanni sconfissero l’esercito di Leone IX e prendono prigioniero il Papa, che si è rifugiato in Civitate.
    Appena fuori dell’ingresso viene eretta una poderosa torre a tre piani, che poggia su un edificio di età romana; una successiva espansione dell’abitato ingloba la torre, che poi diviene il campanile della cattedrale.
Non conosciamo il perimetro massimo raggiunto da Civitate, ma si nota una traccia sul terreno che sembra delineare un fossato che inizia dal vallone del Canneto, ad est della “Chiesa”, e che forma un ampio semicerchio che taglia verso sud-ovest la strada campestre che porta al “Torrione”, terminando sotto l’altura della “Chiesa”.
Nell’XI secolo è documentata un espansione dell’abitato verso la chiesa di S. Nicola che doveva trovarsi ad oriente della cinta muraria; nello stesso periodo è ricordata una torre presso una porta detta “Arnolese”.
Nel ‘200 vi sono altre borgate fuori della mura, come quelle di S. Matteo e di S. Simeone, ma per la città, da tempo sede di contea e di diocesi, comincia un lungo declino che si conclude definitivamente nel XVI secolo.
Ridotta ormai ad un villaggio, Civitate perde la sede episcopale, che del 1580 passa a San Severo. Gli ultimi abitati si trasferiscono nei paesi vicini e particolarmente nel borgo che si è formato intorno al vicino monastero di S. Paolo, dal quale ha avuto origine l’attuale cittadina.

Dragonara - Attuali resti

Sulla riva destra del Fortore, 12 Km ad ovest di Torremaggiore, troviamo una altro centro fortificato dai bizantini, Dragonara, che controllava un’antica via di comunicazione tra la Capitanata ed il Molise che attraversa il fiume al guado di Melanico; sulla riva opposta del monastero di S. Maria di Melanico (Masseria Abbazia), costruito nel 976 dai principi longobardi di Benevento.
Per Dragonara passava un’altra strada proveniente da Civitate con percorso parallelo al Fortore e che proseguiva lungo le prime dorsali subappenine; prima della riconquista bizantina dovrebbe coincidere col sito del castello quattrocentesco di Dragonara, accanto al quale si vede una torre rotonda isolata, più antica, come se ne trovano nei vari centri del subappenino (Biccari, Castelluccio Valmaggiore,ecc.) e che sono situate in posizione elevata rispetto al nucleo originario del paese.
Dragonara - Stemma    A Dragonara la situazione è un po’ particolare, in quanto l’abitato appare in un angolo isolato del pianoro che si estende ai piedi del castello, difeso da un fossato a semicerchio. Probabilmente la posizione deriva da un precedente insediamento di origine romana, del quale rimangono alcune tracce.
Dragonara compare come sede vescovile dal 1039 e nel 1045 il suo vescovo Eimeradus consacrava la chiesa di S. Maria a Mare nell’isola di S. Nicola a Tremiti; della diocesi fanno anche parte gli abitati di Plantiliano, presso Torremaggiore, e di S. Andrea in Strada, a sud di San Severo.
    L’abitato presenta un discreto sviluppo nel corso del XII secolo e si espande oltre la vecchia cerchia muraria; poi, una lenta decadenza, che si accentua nel castello, con il personale addetto alle tenute del feudatario a pascolo.
Dopo alterne vicende la diocesi di Dragonara viene unita a quella di San Severo, mentre il suo territorio è aggregato a quello di Torremaggiore, essendo ambedue feudi delle famiglie Di Sangro.

Dragonara - Ricostruzione

    Dell'antica città di Dragonara rimane solo il castello, in pietre squadrate ed abbozzate, che si erge sulle prime pendici del sub-appennino dauno. Attualmente il castello, dopo gli innumerevoli rimaneggiamenti, si presenta di forma rettangolare, con un cortile interno, 2 torri cilindriche e due quadrate; un'altra torre cilindrica, isolata, è posta ad una certa distanza dal medesimo. Questa torre, vuota all'interno, sembra che non avesse nessuna porta di entrata, salvo quella praticata in epoca recente per adibirla a stalla. Forse per accedere al suo interno si usavano scale mobili oppure, secondo alcuni, un passaggio sotterraneo di collegamento tra il castello e la torre.
    Oggi il castello è adibito ad uso agricolo, e per arrivarci da San Severo, proseguire per Torremaggiore, qui imboccare la Strada Provinciale 11 Torremaggiore per Casalnuovo Monterotaro, proseguire in direzione Casalnuovo per 12,5 Km, per poi svoltare a destra su una strada di campagna sterrata per 1,5 km circa.

Vittorio Russi