Ferdinando I d'Aragona migliorò le razze ovine con
l'importazione della pecora Gentile dalla Spagna. Questa
razza, che si pensa dovesse già preesistere da noi, poi
diffusasi nella Puglia venne chiamata la Gentile di Puglia.
II tipo genetico di più diffuso riferimento per diversi
secoli. Per la sua forza reggeva alle fatiche della transumanza,
produceva lana di buona qualità e come affermava un osservatore
del tempo "le sue carni sono gustose e odorose e non con
nausea pecorina". Nel 700 la lana si otteneva dalle cosiddette
"pecore di steppa" dal vello rado, per cui la produzione
era scarsa. Nell'800 attraverso gli incroci con le razze importate
merinos e rambouillet dal vello compatto la produzione
raddoppiò anche qualitativamente. Intanto le razze autoctone
come la capra garganica, oggi in estinzione, conservavano la loro identità grazie
ai pascoli e all'habitat ancora integri. I Maresca, i Finizio,
i Magnacca, i De Luca, i Pettulli, i Giuliani,
gli Alberico erano i maggiori proprietari di mandrie di
pecore, di vacche e di bestiame in genere. Gli armenti erano tenuti
allo stato brado. La maggior parte dei pastori, chiamati Marchitti,
alle dipendenze dei proprietari era della provincia di Teramo.
Gli altri erano abruzzesi o molisani. |