Se la certezza nella vittoria finale – una certezza “scientifica”- è il primo gradino, il secondo, altrettanto se non più importante, è il concetto di “egemonia”. Più importante, forse perché la teoria e la pratica dell’egemonia si sono mostrate più tenaci della certezza scientifica e mentre questa crollava e si dissolveva quelle riuscivano a sopravvivere anzi a prosperare. L’egemonia è qualcosa di più duttile, di più insinuante, di più moderno.
Egemonia vuol dire saper guidare gli altri senza esercitare direttamente il comando, saper mettere le cose in modo che gli altri non possano che seguire le nostre direttive, i nostri indirizzi, la nostra “linea”, facendo in modo che ci seguano spontaneamente, anzi che non si accorgano neppure di seguirci. Ne subiamo tuttora l’efficacia, anche se nella forma degradata della propaganda aggressiva che caratterizza il nostro tempo. Ma ancora oggi, a quasi un secolo dalla sua invenzione, si rivela lo strumento essenziale e imprescindibile della politica culturale della sinistra.