Non era ancora cessato il fragore delle bombe e degli scoppi delle mine che da parte dei militari inglesi un Governatore si insediò a Palazzo Arranga per il govemo del Comune.
Era naturalmente un govemo militare di occupazione e cominciò con l'ordinare ai civili la consegna delle armi con l'istituire il coprifuoco dal tramonto all'alba successiva.
Intanto il centro abitato ed in ispeciale modo il corso Garibaldi era diventato tutto un accampamento di imponenti carri armati e di carriaggi di ogni tipo per rapidi spostamenti.
Innumerevoli carri armati, camionette, cannoni semoventi si erano accampati pure nelle campagne specialmente negli oliveti della contrada Cupiano poiché il centro abitato ed il suo agro si erano venuti a trovare sulla linea del fronte che divideva i due eserciti belligeranti.
La campagna che fiancheggia la strada per Chieuti era diventato un deposito di bombe di ogni tipo, montagne di cassette di munizioni, bidoni a non finl're di benzina, lubrificanti ecc. ecc. sotto la sorveglianza, neanche apparentemente armata, di infreddoliti soldati di colore. Man mano che le truppe avanzavano verso il nord i depositi si andavano assottigliando fino a sparire del tutto. Quando la linea di combattimento fu abbastanza lontana, gli edifici scolastici, con tutte le finestre oscurate, divennero la sede prescelta del comando supremo delle truppe combattenti. Vi fu, fra l'altro istituita la zecca per la stampa delle AMLIRE la moneta circolante nelle zone occupate. Naturalmente gli edifici erano fortemente protette anche da cavalli di frisia e l'off-limit era stato istituito all'altezza di via Savonarola, limite oltre il quale era pericoloso avventurarsi anche di giorno.
A seguito delle distruzioni era venuta a mancare la corrente elettrica sia per l'illuminazione che per la forza motrice. Era cessata la fornitura dell'acqua potabile dell'acquedotto Pugliese ed erano stati riattivati i pozzi comunali (Avellana e Cappuccini) nonché quelli innumerevoli dell'agro.
In brevissimo tempo furono esaurite le già scarse scorte dei negozi.
I soldati di occupazione facevano incetta di ogni capo di abbigliamento che divennero cosi assolutamente introvabili. Le comunicazioni con i paesi circonvicini rimasero sospese per molto tempo fino a quando non furono rilasciati dal Governatore alleato permessi personali. Naturalmente si era ritomato al carretto, al biroccio, al cavallo, e si preferivano le strade secondarie per evitare il traffico infernale delle truppe e dei servizi militari alleati.
Lo spazio per gli impiegati del Comune fu ristretto al minimo per far posto al Governatore e ad altri militari. Andarono distrutti interi archivi, mobili ed infissi, per alimentare stufe e cucine istallate negli uffici.
A collaborare con il Govematore inglese, un po' come interprete un po' come portavoce delle esigenze e le richieste della popolazione civile, fu incaricato il rag. Domenico Ricci.
Si provvide anzitutto a ripristinare il collettore della fognatura urbana parzialmente saltato con lo scoppio della fogna bianca al rione S. Angelo. Si provvide al servizio di nettezza urbana e dei servizi igienici, alle opere cioè che interessavano direttamente le truppe alleate di stanza o di transito per Serracapriola. Per il resto i civili stessi si organizzarono per soddisfare le esigenze più immediate. I forni per la panificazione funzionavano a legna, i molini e i frantoi delle olive che già funzionavano elettricamente furono fatti funzionare con motori a scoppio appositamente attrezzati. La gente dava chiari segni di ripresa nonostante i lutti e le distruzioni. Le scuole rimasero chiuse né s'indovinava quando si sarebbero potute riaprire. Un tentativo della prefettura di Foggia di riprendere il controllo dell'Amministrazione locale, fallì miseramente se non ignominiosamente. Infatti a metà ottobre si presentarono sul Municipio un funzionario della prefettura ed un ufficiale dei carabinieri, questi regolarmente in divisa. Chiesero del Segretario e furono invece indirizzati al collaboratore Rag. Ricci. Questi espose la cosa al Govematore che scacciò i due incolpevoli a malo modo umiliandoli senza ritegno della presenza di numeroso pubblico.
Il 28 ottobre, giorno della ricorrenza della fascistica marcia su Roma, il Govematore convocò nel proprio ufficio, singolarmente alcuni dipendenti comunali e di altri enti e notificò a ciascuno l'immediato licenziamento dall'impiego con diffida a non commettere atti o azioni intese a turbare l'ordine delle truppe alleate. Era l'epurazione di elementi che avevano ricoperte cariche in seno al Partito Nazionale Fascista e colpevoli solo di questo. Il loro posto fu occupato immediatamente da elementi antifascisti.