RICERCA. ECCO LE UNIVERSITA' CHE SFORNANO MANAGER E LAVORO. E AI PRIMI POSTI DUE ATENEI DEL SUD, BENEVENTO E FOGGIA (fonte: TG1 del 2 Gennaio 2006 - ore 20,00)
La notizia di cui sopra, diffusa dal TG1, sembra giungere a proposito per integrarsi ed esplicitare il mio breve commento, di seguito riproposto, all'ultimo editoriale del notiziario della prestigiosa Fondazione Nord-Est.
Due piccole e giovani università di cui non ricordo di aver visto e letto, durante il periodo di reclutamento per l'iscrizione degli studenti, pagine di propaganda su prestigiosi e diffusi quotidiani nazionali.
A meno che, anche in questo, non ci sia lo zampino di quello straordinario Uomo che è stato P. Pio da vivo e, come Lui stesso anticipò, ancor più da morto; essendo le due sedi universitarie nella terra di origine e di vita del Santo da Pietrelcina.
Sull'ultimo Editoriale della Fondazione Nord Est
Dell'ultimo Editoriale della Fondazione Nord Est, a firma di Giampaolo Pedron, mi hanno colpito in particolare due frasi, che sottoscrivo e condivido: <<L'economia per espandersi abbatte le frontiere, cerca nuove convenienze là dove minori sono i costi di produzione, genera nuovi mercati per crescere>>. E inoltre, a proseguire: <<L'economia globale esige ormai un governo multilaterale delle risorse>>.
Domanda: chi in Italia, prima ancora che in Europa, in cui si sente la mancanza di una "Guida" forte, a tutti i livelli che, ancor più si avvertirà nei prossimi 5-10 anni, avrebbe dovuto stimolare questo?
Chi avrebbe dovuto <<generare nuovi mercati per crescere>>? I governi, e solo loro?
Domani, 1 Gennaio 2007, la Romania e la Bulgaria entreranno a tutti gli effetti a far parte dell'Europa dei 27. Da autorevoli fonti di questi stessi Paesi da domani, queste entità, avranno ognuno una dotazione di 10milioni di Euro, giornalieri, da investire per ammodernare e avvicinare questi Stati all'Europa. L'Italia, uno dei 6 Paesi fondatori dell'Europa comunitaria, le sue Regioni, a partire da quelle più evolute e dinamiche, le sue Province, i suoi grandi Comuni, le Associazioni di categoria ed economiche, le Università, ovvero i centri della "ricerca" e della "formazione" della classe dirigente di uno Stato, sono, e come, preparati a ...portare il loro contributo nella ripartizione e aggiudicazione di questa enorme torta?
Sarebbe interessante una ricerca in tal senso, sperando di non scoprire quanto già sappiamo nei rapporti e scambi con Cina e India, rispetto agli altri nostri partner europei.
Certo, uno Stato, come il nostro, che al di là dei colori politici dei governi, continua a puntare, ogni anno, le proprie 'chances' di sviluppo e rilancio dell'economia, su uno pseudo calo della pressione fiscale pur in presenza di un debito pubblico stratosferico, vuol dire che è uno Stato che prende in giro se stesso. Ma gli altri, tutti gli altri Soggetti: sociali ed economici, pubblici e privati, che dovrebbero concorrere a rimuovere gli ostacoli e realizzare le condizioni di effettivo sviluppo e progresso di una Comunità nazionale, cosa hanno fatto finora oltre che curarsi di tutelare e perpetuare i propri, sempre più ristretti orticelli?
Grazie dell'attenzione e auguri a tutta la Fondazione per un 2007 che possa caratterizzarla in maniera sempre più propositiva per questa, nostra, povera Italia.
Luigi A. Ciannilli
Anno nuovo vita nuova. In Italia fa notizia che "alcune Università sfornano manager e lavoro", come ci vien comunicato dal TG1 delle ore 20 del 2 gennaio 2007.
Mi sono preoccupato di scaricare e mettere in rete il servizio, non tanto perché vivo nell'Università, ma perché si precisa che nell'Università s'insegna e si fa ricerca, mentre io pensavo che insegnamento e formazione fossero la stessa cosa e che la ricerca universitaria fosse finalizzata all'aggiornamento della formazione.
Il servizio aggiunge che tra coloro che si laureano in queste Università (le migliori) più del 70% trova occupazioni. È da pensare che nelle altre (poste nella zona inferiore della classifica) il rendimento sia ancora minore e questo giustifica la mia teoria secondo cui l'Università è una fabbrica di disoccupati.
In un mondo che gioca a scaricabarile, la colpa vien fatta ricadere sulla scuola media ed ecco un altro servizio RAI: TG2 Dossier del 19 novembre 2006 dal titolo "La fabbrica dei somari". Anche questo servizio (raggiungibile con un click) va ascoltato per essere capito fino in fondo.
Non è da pensare neppure alla scuola privata, anch'essa finalizzata (oltre che all'occupazione della classe docente) alla distribuzione dei "diplomi", la cui svalutazione ormai non presenta limiti.
A mio avviso non resta che l'organizzazione in piccole comunità, per ritornare alla didattica dell'antica Scuola-bottega dove tutti, a cominciare dal Maestro, imparavano lavorando (in funzione della richiesta del mercato) per la sopravvivenza della Scuola stessa.
Trasformare un paese in Scuola-bottega può sembrare utopico, ma, se ci riflettiamo un poco, potremmo avviare una Università con tutte le specializzazioni richieste dal mondo del lavoro.
Ovviamente non bisogna lasciarsi sopraffare dai ricordi del passato, ma occorre tener presente che Serra non è più un paese isolato, abbandonato persino dalla Strada Statale. Oggi, grazie ad Internet, Serracapriola è collegata con il mondo intero, nel quale, se vuole, può esportare i propri prodotti e non parlo solo di prodotti agricoli, perché oggi possiamo lavorare per un'azienda di un'altra città senza muoverci da casa nostra: esiste il tele-lavoro.
Oggi non esistono disoccupati, ma solo persone che non vogliono e, di conseguenza, non sanno far niente. Non ho mai conosciuto persone, esperte in un qualsiasi settore, che stessero senza far niente.
Antonio Daddabbo
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