In una cronaca inedita del 1630, curata secoli dopo da Nicola Checchia, Antonio Lucchino, testimone oculare, descrive il catastrofico terremoto del 1627 e i segni premonitori che lo precedettero anni prima.
  Io vi riporto parte della cronaca del Lucchino sui segni premonitori e parte della cronaca del terremoto che quasi completamente rase al suolo la città di San Severo di Puglia.
  " Predisse la rovina di San Severo il signor Cesare d'Evoli, cavaliere, letterato e filosofo dell'epoca che abitava con la sua famiglia in questa città. Egli più volte disse pubblicamente che non molto tempo dopo la città sarebbe stata distrutta, ma non disse come. [...]
  Nel 1617 ci fu l'apparizione di due comete l'una dopo l'altra. La prima nel mese di settembre e per tutto ottobre, di forma mirabile di colore che tirava al rosso, appariva due ore prima dell'alba ad oriente. Appena sparve questa, apparve la seconda. Era molto più grande ed aveva la coda all'ingiù a guisa di raggi lunghi e tirava al bruno e dalla parte settendrionale si alzava allo zenit di questa città ... e durò tutto gennaio del 1618. Ed io che più volte per curiosità la vidi, giudicai che oltre alle oppressioni presenti, doveva la misera città patire nell'avvenire assai più grandi calamità, come effettivamente successero. [...]Altra calamità sortì l'anno seguente, che mentre si vedevano le campagne fiorire per la grande quantità di frutti, d'ulive e uve in un attimo, cosa veramente meravigliosa, apparve un'innumerevole quantità di vermi per tutti i campi e vigne, di grossezza quanto il dito di una mano e di lunghezza mezzo palmo chi più chi meno e di colore alcuni neri, altri gialli e rossi e altri di tutti questi colori ben distinti, ve n'erano anche di colore verde ed altri di colore giallo e verde e tutti avevano in muso a guisa di bruco e numero grande di piedi a due ordini. I quali non solo divoravano i pampini delle viti e le fronde degli alberi, ma i fiori i frutti e l'agreste e se altro di buono vi fosse stato. E poichè i vecchi dissero che una cosa così non l'avevano mai vista la cosa diede grande spavento e anche più perchè non si sapeva come distruggerli. [...]
  Così si decise di munire uomini con forbici e tagliare a metà i vermi uccidendoli. E dissero quelli che fecero ciò che nel tagliarli sentivano gran fetore. [...]
  Nell'anno 1621, il 6 agosto, tre ore avanti il giorno ci fu un terremoto orribile ... vidi la mia casa come aprirsi in tutti e quattro gli angoli. [...]
  Nel 1624 sovrabbondò tanto l'acqua sotto la città che i pozzi si empirono fino alla sommità ... molte fosse di grano si marcirono, si trovarono piene d'acqua che scaturriva e cresceva di sotto ... e si temette che la città s'inabissasse. [...]
  E se si potesse dar credito agli Auguri, direi che questa ruina fu anche l'anno1625 predetta dalla gran moltitudine di nottole, che noi chiamiamo civette, che in un subito si udirono in tutti i luoghi della città, che di notte e di giorno l'empivano di querule strida e d'inusitate, lamentevole voci; ed erano tante che non vi era casa, sopra la quale non vi fossero cinque, sei. E questo fece temere una grandissima sventura. [...]
  Cominciarono ad udirsi, ma leggermente, i terremoti sin dall'anno precedente 1626, in ottobre, novembre, dicembre; in gennaio del 1627, in febbraio, in marzo e in aprile; non s'udirono poi il maggio,e il giugno, fino al trenta di luglio. [...]
  Per quattro giorni avanti il terremoto si vide una quiete d'aria grandissima ... e i caldi erano eccessivi e quasi insopportabili. Il sole tanto al nascere quanto al tramontare, si vedeva carico di vapori, in maniera che facilmente senza offensione vi si poteva fissare gli occhi. [...]
  Al 27 di luglio, tre giorni prima, ci fu l'ecclissi della luna, che si oscurò tutta l'orbita, e dal principio dell'oscurazione sino alla fine vi passarono sei ore. [...]
  Si guastarono le acque dei pozzi e con meraviglia e stupore di chi le gustava, davano odore sulfureo e il giovedì, giorno precedente, si udirono molti lampi a guisa dei tuoni occupati sotto la terra e specialmente l'udirono alcuni gentiluomini che si trovavano, pel caldo grandissimo, nel monastero de Celestini a passare il tempo con quei Padri. [...]
  Al 30 di luglio, venerdì, con maggior forza che nei giorni precedenti il sole faceva sentire il suo calore, e maggiori erano la quiete e la serenità del cielo, ogni persona avendo desinato, chi se ne stava racchiuso in casa e chi in alcun luogo fresco, e molti s'erano ritirati nelle strade, dove gli edifici davano ombra, per fuggire il gran caldo. Io per affari mi ridussi in un orto all'incontro della chiesa di Santa Maria delle Grazie,ove erano dieci altre persone. ... Giunta l'ora fatale, sedici del giorno, si udì muggir la terra non a guisa di un toro, ma di grandissimo tuono, che non si saprebbe dare altra comparazione, poichè offuscava la mente e l'udito e appresso subito si vide ondeggiare la terra ... in maniera che io e i miei compagni fummo battuti da quello impeto di faccia a terra ... nell'alzarci si sollevò ondeggiando di nuovo la terra, e di nuovo cadimmo; ma assai più la terza volta che ondeggiò con maggior rabbia che a me parve cadere da sopra un colle. Diede poi una scossa sì grande e terribile verso ostro, che rovinò subito tutta la città, e noi avanti ai nostri occhi vidimmo e udimmo la ruina della Chiesa delle Grazie. Seguitò poi lentamente il tremore, ed alzati che fummo, si vide ingombrata e coverta di una densissima caligine di polvere la città; e così si vide sopra Torremaggiore, S. Paolo, Serra Capriola, Apricena e Lesina. [...] "
  Lungo la costa il mare arretrò di tre-quattro chilometri e poi si riversò con furia sul litorale garganico e si dice che questo fu uno dei 5 tsunami più devastanti della storia italiana del secondo millennio.