"Il paesaggio rurale, dice E. Sereni, altro non è se non la forma che l'uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale."
Il conflitto tra l'agricoltura e la pastorizia, creato dall'istituzione della Dogana delle pecore (1447), che con la sua rigida e fiscale giurisdizione portò a favorire gli allevatori a danno degli agricoltori, soffocò lo spirito di iniziativa delle popolazioni rurali. I fertili campi furono trasformati in estesi pascoli con la conseguente disgregazione del paesaggio rurale tradizionale. Nel secolo XVII quando il vice regno spagnolo con i Gonzaga (1535-1635) e poi con i Davalos dominava anche nel nostro territorio, l'allevamento ovino prevalse sulla cerealicoltura. Man mano, però, nei secoli successivi, e maggiormente nel XX secolo, fino ai nostri giorni, con la vendita dei tratturi, ci fu quasi un rigetto della pastorizia (l'annosa storia dell'uomo sta nell'incapacità di mantenere gli equilibri della natura), dovuto anche all' avvento della meccanizzazione. Questa favorì la ripresa dell'agricoltura ma, insieme ad altri fattori, contribuì ad impoverire ulteriormente il paesaggio rurale.

Territorio e Proprietari.

"I terreni, originatisi per la maggior parte nel Pliocene, derivano da un substrato denominato 'Sabbie di Serracapriola', sabbie giallastre, a grana più o meno grossa, più o meno cementata; gli stessi hanno una tessitura che va dal sabbioso al sabbioso-limoso e sabbioso-argilloso, con percentuali a volte preponderanti dell'una rispetto all'altra."
"I terreni agrari si presentano: leggeri, prevalentemente silicei (Avellana, S. Rocco. Piano Annaucci); pesanti. prevalentemente argillosi (Montesecco. Ferrantone); silicei-argillosi-calcarei (Ischia); calcarei-silicei (Ciavatta).
"Dal 1000 sino alla fine del Medioevo nella vita della comunità sia urbana che rurale della nostra cittadina ci fu la massiccia incidenza delle signorie feudali e dei Monasteri.
Dal censimento della contrada di Serracapriola. riportato nel "quaternus Excadenciarum Capitinatae" del 1248-1249 si hanno notizie di corsi d'acqua, di vigne, di vineali con olivi, di orti, di terreni seminativi e incolti, di una palude. Questo sguardo sintetico fa percepire la composizione oro-idrografica alquanto varia del paesaggio naturale e la qualità del paesaggio rurale, oltre alla molteplicità di coltura, la ricchezza di acqua dei terreni, il sistema stradale che serviva queste comunità, le quali ci appaiono alquanto vivaci e con interessi diversificati nella produzione, tanto da saper sfruttare persino la "paludem unam in loco qui dicit Biventus, iuxta rivum Beneventi".
Nel documento risultano censiti ben 21 casali e 13 casalini; ben 18 persone possedevano una "domus suam" (Un benessere quantificato sempre in relazione ai tempi).(1)
Nell'anno1495 l'intero feudo di Serracapriola fu donato da Ferdinando d'Aragona ad Andrea di Capua. Posseduto dai Gonzaga dal 1535 fino al 1635, fu in seguito venduto per ducati 12500 alla famiglia Davalos. Il 1 marzo 1742 il Duca Nicola Matteo Maresca acquistò all'asta pubblica la terra di Serracapriola col casale di Chieuti per ducati 197000.
Nel 1818 la proprietà dei fratelli Castelnuovo era così valutata: le terre a Costo di Roncio ducati 10 per ogni versura. quelle a Colle S. Angelo d.18 e quelle a Pezza Cancello d.20: Prezzi molto bassi. (2)
Già dalla fine del 1700 la famiglia Arranga aveva considerevoli estensioni di terreno in contrada S. Leuci. Poche altre famiglie, tra cui i Finizio e i De Luca, possedevano la maggior parte dei Beni mobili e immobili della zona.
All'inizio del 1800 i fratelli Mercurio e Cesare Finizio (la cui sorella Filomena andò sposa al Barone Pettulli di Campobasso), domiciliati nel palazzo settecentesco in via Cairoli, oggi di proprietà dei Sanfelice, duchi di Sancipriano, possedevano circa 2000 ettari di terreno. Degli eredi dei Sanfelice, imparentati con i Finizio, solo Virginia rimane più a lungo nel Palazzo di Serracapriola, per curare i propri terreni. avendo sposato nel 1929 un altro nobile della zona Vincenzo Imperiale, Conte di Poggio Imperiale. (3)
Dei Duchi Maresca (il I Duca di Serracapriola fu Nicola Matteo)Nicola Maria Giovanni, che nel 1890 sposò Anna Revertera, Duchessa della Salandra, dedicò gran parte della sua vita alla conduzione dei suoi terreni ed alla bonifica del feudo Tronco dove costruì a sue spese un acquedotto e un elettrodotto. L'erede di Nicola Giovanni fu il figlio Giovanni Maresca Donnorso, V Duca di Serracapriola, nato il 1893 e morto nel 1971 i cui beni e titoli sono passati al primogenito Antonino, VI Duca di Serracapriola e Conte di Tricarico." (4)
All'inizio del '900 la superficie del territorio di Serracapriola (con l'estensione dei terreni, che ammontava a 7220 versure, di possidenti non abitualmente residenti in paese), era secondo il catasto di versure 10483 o ettari 12941 (secondo la nuova misura del tempo di versure 11566 o ettari 14278). I più grossi proprietari terrieri, domiciliati a Napoli, erano: eredi Marchesi De Luca, Ex-feudo S. Agata (versure 2355); eredi Principe S. Mauro, Salluzzo (v. 1177); Barone Pettulli-Finizio (v.948); Duca Maresca (v.702); eredi Marchese Maresca (v. 386); Maresca-De La Feld (v.220); eredi Guidomandri (v 204); Eredi De Luca Giacinto (v.183); Michele Caniglia (v. 129); eredi d'Uva (v.64); eredi Giannone (v. 85); eredi D'Adamo (v.80); eredi Magnacca (v.50). Erano domiciliati: a S.Croce di Magliano la Sig.a Agostinelli (v.185) e Giovanni de Matteis (v.121); a Pescocostanzo gli eredi Ricciardelli (v.129); a Isernia Fiore Properzi (v.60). a Chieuti, Valente e Maurea (v.30); a San Severo Luciano Vincenzo (v.30) e Recca Vincenzo (v.26); a Teramo Rocco eredi di Francesco (v.26); a Napoli Pettulli Giuseppe (v.18); a Torremaggiore eredi Iuso (v.12). (5)
Quindi la maggior parte del territorio coltivabile, che si estendeva sempre più grazie al dissodamento di boschi e a bonifiche. come avvenne per il bosco Boccadoro, era in mano a pochi possidenti che vivevano fuori e che davano in affitto le loro proprietà. La mezzadria era poco usata. Il resto dei terreni apparteneva ad altri proprietari residenti in paese.