La Chiesa dei Padri Cappuccini, in Serracapriola, fu costruita contemporaneamente
al convento, con molta semplicità francescana, da modesti costruttori.
La sua volta a botte si gira in due punti che portano archi non affatto
simmetrici. Ha due cappelle a sinistra di chi entra. Nella prima vi è
la statua del Redentore, bizantina, nella seconda il quadro della Vergine
di Pompei. A destra vi sono due altari, su quello più vicino alla
porta vi è la statua di S. Antonio e sull'altro quella del Serafico
Padre S.Francesco. Fu consacrata il 13 giugno l703 e dedicata alla Vergine
delle Grazie. Fin dalla sua origine questa Chiesa, come già abbiamo
accennato, è stata priva di arte. Una bellezza e una grandezza però
l'ha sempre avuta: il quadro miracoloso della Vergine delle Grazie. La Madonna
è dipinta su tavola. L'Augusta Regina ha la fronte serena, pensosa.
Il volto amabile su cui si leggono infinite tenerezze materne. Sulle sue
ginocchia è seduto vezzoso il celeste Bambino, che Ella guarda con
affetto sovrumano.
Sinora non era conosciuta la storia di questo quadro, ma recentemente
sono state reperite le seguenti notizie: nella biblioteca di S. Genoveffa
a Parigi, grazie al ritrovamento di manoscritti compilati dal P. Girolamo
di Napoli in Lucera di Puglia, risalenti all'anno 1615 e riguardanti la
Madonna delle Grazie venerata nella Chiesa dei Padri Cappuccini in Serracapriola.
Il suddetto Padre scrive che, ricapitando in questo paese, l'illustre
pittore Francesco da Tolentino, nell'anno 1534, dopo d'aver dipinto due
quadri della Vergine nelle chiese principali, ne dipinse un terzo, il più
bello, per il Sacerdote D. Vincenzo Gabriele.
In quel tempo i Cappuccini edificavano il loro convento a Serracapriola
e D. Vincenzo prestò loro la suddetta immagine della Vergine con
l'obbligo di restituirla non appenane avessero fatto dipingere una nuova
per la loro Chiesa. Ma il padrone della bellissima e miracolosa immagine
morì, il fratello, Domenico Gabriele, pensò di riprenderla;
ma quando stava per attuare il suo desiderio passò a miglior vita.
Tempo dopo, un figlio cercò anch'egli di riprendersi il prezioso
tesoro, ma fu colpito da grave malattia e cessò di vivere. Due sorelle
del defunto, considerando i luttuosi fatti e impaurite, decisero di donare
il quadro della Madre di Dio alla Chiesa dei Padri Cappuccini.
Il quadro miracoloso della Madonna è anche legato alla invasione
dei Turchi (1566), quando - assalito e saccheggiato il paese - incendiarono
anche il convento dei cappuccini, invasero la chiesa, "spezzarono
le immagini ed uno di loro impugnò la scimitarra contro il quadro
della Vergine, tanto caro al popolo; poi salì sull'altare, staccò
il quadro dal suopostoe lo gettò a terra, ma quasi contemporaneamente
cadde anch'egli al suolo, privo di vita".
Diamo la parola allo storico Guicciardini, il quale così scrive:
I Martiri d'Otranto erano di troppo fresca data;
e Vieste nel Gargano, per ben due volte assalita e saccheggiata,
era presente all'animo delle popolazioni, alle quali una flotta turca, capitanata dal sanguinario Pialy Bassà di Solimano, bordeggiante
nell'Adriatico, incuteva grandissimo spavento. Allora fu, che il
Viceré Pietro da Toledo Marchese di Villafranca, per respingere
la terribile invasione minacciata da' Turchi, dalla punta di Leuca fino
a Civitella del Tronto fabbricò lungo l'Adriatico 366 torri, nei
diversi punti di scoperta, le quali col fumo il giorno e col fuoco la notte
pel richiamo della gente, davano segno della comparsa o del vicino approdo
de' legni turcheschi.
Ad onta però di tanta precauzione, per
incuria di un tal Giovanni Blanes Spagnolo, siccome leggesi nel
Teatro Eroico e Politico de' governi de' Vicere del Regno di Napoli del
Parrino, trovando mal difese le spiagge di Pescara, vi sbarcarono, e successivamente,
come testifica il Muratori, diedero a ferro ed a fuoco Ortona, Francavilla,
Ripa di Chieti, Vasto, Termoli, Serracapriola ed altre Terre per
lo spazio di centomiglia, che rimasero saccheggiate e date alle fiamme,
e con fare schiavo chiunque si trovò pigro a fuggire" .
Parla anche di questa grande sciagura il Boverio, allorché negli
Annali de' RR. PP. Cappuccini (1566) scrive: Turcae
hoc anno cum instructa classe Apuliae littora circumvagantes plerasque
urbes depredati essent, inter alias Serramcapriolam caedae ac incendio devastant.
E il Fraccacreta, di Serracapriola cantando incendiata da Pialy,
così dice:
Al suo saccheggio, eccidio
Tutto al furor fu poco:
Fur preda le reliquie
De'ceppi suoi, del foco
Dopo aver dato adunque il paese alle fiamme, i Turchi corsero al Monastero
de' Cappuccini, e lo incendiarono; si cacciarono furiosamente nella
Chiesa, vi rovesciarono le Immagini de' Santi; ed un Mussulmano,
di tutti più scellerato ed empio, salito sull'altare maggiore,
incominciò a scagliare colpi di scimitarra in faccia alla Vergine
SS. che vi si adorava sotto il glorioso titolo di S. Maria delle Grazie.
Strappato finalmente dal muro quel sacro dipinto, con vile disprezzo
lo buttò a terra, a fine di farlo spogliare delle ricchezze, ond'era
colmo; ma qui l'ira folminatrice di Dio lo colpì, ed il Turco tombolò
giù dall'altare.
E cadde come corpo morto cade.(Dante)
A questo prodigioso evento i Turchi, colpiti da terrore, si diedero
a precipitosa fuga; tal che il quadro restò intero, senza
essere menomamente toccato.
Ristauratasi poscia il Convento, riconsacrata la Chiesa ai 13 giugno
1705 per mano di Monsignor D. Michele Pitirro Vescovo di Termoli,
a ciò delegato, a distanza del M.R.P. Michele da Serra,
per la seconda volta Ministro Provinciale dei PP. Cappuccini nella
Provincia Riformata di S.Angelo in Puglia, la gloriosissima Tesoriera
delleGrazie, lacui festa con gran concorso si celebra a' 2 di
Luglio, tornò a maggior culto ed onore nel Monastero che
s'intitola da Lei".
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