II P. Pio da Pietrelcina, beatificato dal Santo Padre Giovanni Paolo
II lo scorso 2 Maggio 1999, ha irradiato di luce e di calore anche il nostro
convento di Serracapriola dove iniziò gli studi di Sacra Teologia
il 1907-8 sotto la guida illuminata del P.Agostino Daniele da S. Marco in
Lamis, che tanta parte ebbe nella vita del neo-Beato, sia come Lettore,
che come Direttore spirituale e Confessore.
Nacque a Pietrelcina, piccolo comune a15 km da Benevento il 25 Maggio
1887 da Grazio Forgione e Giuseppa De Nunzio. Al fonte battesimale nella
chiesetta di S. Anna gli fu imposto il nome di Francesco.
Come tutti i bambini aveva i suoi problemi per cui scambiò
la notte col giorno, tanto che il povero papà, stanco e sfinito per
il continuo diurno lavoro, una notte non ne poté più e scaraventò
il figlioletto esclamando: "ma che il buon Dio non mi abbia dato
per figlio un diavoletto?!" I disegni di Dio su questo bambino
erano ben diversi dallo sfogo paterno....
Nella sua fanciullezza ebbe una strana - profetica visione: Un uomo
maestoso di rara bellezza lo prese per mano con un invito preciso: "vieni
con me, perché dovrai combattere da valoroso guerriero".
Insieme a questo gli parve di vedere una specie di campo di battaglia,
fra opposti avversari dal "volto bellissimo"
e di "orrido aspetto", guidati questi da un
personaggio mostruoso: "con questo devi lottare , non ti spaventi
la sua molestia, la sua formidabile potenza, io ti sarò sempre vicino
e ti aiuterò sempre,perché tu riesca a vincerlo".
Un programma di lotta tra la luce e le tenebre, fra il bene e il male
che sarà sempre presente nella mente di P. Pio.
Alla scuola di mamma Giuseppa cresceva come il Pargolo divino "in
sapienza e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini".
Era però un bambino normale, che amava anche il giuoco, la lotta
e non sapeva rinunziare alla...gola.
Era a letto per una infezione intestinale. Mamma Giuseppa, dopo averlo
accudito, lo sistemò per bene raccomandandogli di stare buono.
Preparata anche la modesta e frugale cena per la sera, corse in campagna
per dare una mano d'aiuto al marito Grazio.
Il piccolo Francesco non seppe resistere al profumo stuzzicante dei
peperoni....e a più riprese, contravvenendo la raccomandazione della
mamma, si alza e mangia, e mangia con tanto appetito da consumare la frugale
cena...
Ne ebbe gran giovamento: i peperoncini piccanti lo costrinsero ad
evacuare più volte e lo liberarono dall'infezione intestinale.
Provò anche a fumare un sigaro, ma dopo la prima boccata
difumo "ci fu un muro tra il fumo e lui".
Amava anche lottare con i compagnetti, ma la lotta sincera e senza parolacce,
per cui più facilmente si ritirava in solitudine e pregava. Era convinto
che,come lui, anche gli altri compagnetti vedessero e parlassero con l'Angelo
custode di cui si è servito durante la sua lunga vita terrena come
messaggero fedele.
Amava anche lo studio distinguendosi tra i coetanei per impegno e diligenza.
Il papà Grazio per procurargli il necessario per lo studio
ben due volte prese la via delle Americhe. Ma povero partì e povero
ritornò nella sua Pietrelcina.
All'età di dodici anni ricevette la Cresima il 27 Settembre 1899
e, forse, anche la Prima Comunione.
Ricordando questo giorno scriverà: "Giorno singolarissimo
e indimenticabile per tutta la vita". Francesco Forgione
è sui 15 anni e deve decidere del suo avvenire.
Rimase molto impressionato dalla figura austera di Fra Camillo, laico
cappuccino, che da Morcone si recava a Pietrelcina chiedendo l'elemosina
d'uscio in uscio. Quel fraticello umile, modesto, con la barba incolta,
con la bisaccia sulle spalle, col Rosario in mano, con i piedi scalzi e
rivestito d'un ruvido saio, cinto ai lombi con una fune, scrive P. Pio nelle
sue lettere, "Si era conficcato nella mia testa e nessuno mi
poté smontare".
Allo zio che avrebbe preferito vedere il nipote Francesco tra i monaci
di Monte Vergine o tutt'al più tra i Frati Minori di Benevento, Francesco
ripeteva con fermezza: "Voglio farmi monaco come Fra Camillo!"
continua
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