Con un anno di dispensa, il 10 Agosto 1910 Fra Pio viene consacrato
sacerdote nel Duomo di Benevento da Sua Ecc.za Mons. Schinosa.
Sul ricordino dell'Ordinazione sacerdotale Fra Pio scrisse:
"Gesù, mio sospiro, mia vita
oggi che trepidante ti elevo in un ministero di amore,
con te io sia per il mondo
Via- Verità-Vita
e per te sacerdote santo, vittima perfetta"
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Il 14 Agosto sempre del 1910, P. Pio canta la sua prima messa nella chiesa
matrice del suo paesello natio.
P Pio, sempre di cagionevole salute, è costretto a più
riprese a tornare a Pietrelcina, dove, respirando l'aria natale, sente un
certo giovamento fisico, ma la guarigione è sempre un lontano miraggio!
La sua malattia, e per i medici e per lo stesso P.Pio, è un mistero.
Dal 1909 al 1916 P. Pio è costretto a vivere spesso fuori convento
e a Pietrelcina, il che, a quei tempi, non era ammesso dalla Regola Cappuccina.
Il Provinciale P. Benedetto Nardella, suo Direttore spirituale e suo confessore,
più volte tenta di riportare il P. Pio inconvento, ma inutilmente!
II P. Agostino Daniele, lui pure confessore del P. Pio, cerca di sapere
dallo stesso interessato perché trova difficoltà a ritornare
in clausura. Si ebbe da P. Pio questa risposta: "Padre, non posso
dire la ragione, per cui il Signore mi vuole a Pietrelcina; mancherei di
carità".
Da quel momento P.Agostino non osò più interrogarlo su
tale argomento.
I Superiori maggiori dell'Ordine cominciano a dubitare e a interrogarsi
se la volontà di Dio sia che il P. Pio resti nell'Ordine Cappuccino.
Si affaccia l'ipotesi di dimetterlo, in un primo momento, per sempre:
ripensandoci meglio, "ad tempus et abitu retento".
Piange P. Pio e prega il suo Serafico Padre: "O Serafico Padre
mio, tu mi scacci dal tuo Ordine?...non sono più figlio tuo?..la
prima volta che mi appari, padre S. Francesco, mi dici di andare a quella
terra di esilio?...Dirò la Messa....ebbene, Gesù mio, sii
ringraziato". (P. Pio in estasi a Venafro)
La decisione di dimettere dall'Ordine Cappuccino il P. Pio viene a conoscenza
della N. D. Raffaelina Cerase, figlia spirituale di P. Pio, la quale,illuminata
dallo Spirito Santo, si rivolge immediatamente al P. Agostino Daniele, allora
Superiore a S.Anna di Foggia, con preghiera autoritaria: "Fate
tornare P. Pio in convento e fatelo confessare, che farà tanto bene".
Il P. Agostino si affretta a comunicare al P. Benedetto quanto suggerito
caldamente da Raffaelina Cerase: e il P. Benedetto telegraficamente ordina
al P. Pio:"Vivo o morto rientrare immediatamente in convento
a S. Anna a Foggia".
Il 17 Febbraio 1916 il P.Pio è di nuovo con i confratelli nel
convento di S. Anna a Foggia.
Questo ritorno di P.Pio in convento costa la vita di Raffaelina
Cerase, la quale, dopo 33 giorni dal rientro di P Pio in convento, assistita
dal P. Pio, rende la sua bell'anima a Dio.
P. Pio assicura che Raffaelina sia andata direttamente in paradiso avendo
avuto, forse, la stessa visione di S. Benedetto da Norcia alla morte della
sorella Scolastica.
Intanto P. Pio, nonostante la sua malferma salute, incomincia il suo
apostolato sacerdotale come confessore e direttore di anime.
Scriverà subito al P. Benedetto: "Non mi lasciano
libero un momento. Una turba di anime assetate di Gesù mi piomba
addosso da farmi mettere le mani nei capelli".
P.Pio,tornato in clausura a S.Anna a Foggia, passa la maggior parte
del giorno a letto.
Il demonio ne approfitta tentandolo e vessandolo in mille maniere.
Si racconta che una sera fu ospite del convento di S. Anna il Vescovo
di Ariano Irpino, il quale negava decisamente l'esistenza del demonio. Quella
sera, durante la cena, il demonio assalì il P. Pio nella sua cella
con più veemenza e fece tanto rumore che il Vescovo di Ariano scappò
via dal refettorio e sta ancora correndo....
Inutilmente i medici cercavano di dar sollievo a P. Pio. Quasi sempre
a letto, deperiva di giorno in giorno. Ciò non gli impediva di esercitare
il suo apostolato per corrispondenza.
Per la festa di S. Anna, titolare della chiesa conventuale, fu invitato
a predicare il novenario il P. Paolino da Casacalenda, il quale era superiore
nel convento di S. Giovanni Rotondo. Veduto il P. Pio in quelle condizioni
pietose, lo invitò a seguirlo a S. Giovanni Rotondo, dove la solitudine
era completa, interrotta dallo scampanio delle greggi e degli armenti. "Se
ti farà l'aria disse P. Paolino, rimarrai a S. Giovanni Rotondo,
altrimenti ritornerai qui a Foggia".
Vi andò e vi rimase finché sorella morte non venne a
prenderlo per accompagnarlo in paradiso alle ore 2,30 del 23 Settembre 1968.
Durante la prima Guerra mondiale (1915-1918) anche il P. Pio fu chiamato
a servire e difendere la Patria.
Pur consapevole del dovere che ha ogni cittadino per la Patria, del servizio
militare, P. Pio conservava un triste ricordo.
Dall'ospedale militare di Napoli i medici ben tre volte lo mandarono
in licenza straordinaria per la sua cagionevole salute; fino al definitivo
concedo con la dichiarazione di "buona condotta e di aver servito
fedelmente e con onore la Patria". Ma nel loro cuore erano
convinti di "mandarlo a morire in pace!"
Tornato a S. Giovanni Rotondo, si verificò in pieno in lui la
profezia di Raffaelina Cerase: "Fatelo confessare, farà
molto bene". Confessava fino a 15 ore al giorno, mai stanco
di ascoltare le confessioni, di rimettere i peccati, di richiamare i peccatori
alla penitenza. E poiché "Sine sanguinis effusione non
fit remissio", per strappare le anime al diavolo passava lunghe
ore notturne in preghiera, e la preghiera era unita al digiuno, nutrendosi
di Eucarestia, e, aggiungendo al sangue di Cristo il suo, divenne vittima
nella celebrazione della santa Messa.
continua
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