MEMORIE STORICHE
CIVILI, ED ECCLESIASTICHE
DELLA
CITTA', E DIOCESI DI LARINO
Metropoli degli Antichi Frentani
RACCOLTE
DA GIOVANNI ANDREA TRIA
GIA' VESCOVO DI LARINO,
AL PRESENTE
ARCIVESCOVO DI TIRO
Divise in cinque Libri, e sua Appendice;
Colla Serie de' proprj Vescovi: Carta
Topografica della Città, e sua Diocesi:
Altra Geometrica, e che contiene il prospetto dell'Anfiteatro di
Larino:
alcune de' tempi de' Longobardi, e Normanni, non ancora
vedute in istampa: altre di diversi Santi particolari.
UMILIATE
ALLA SANTITA' DI N. S. PAPA
BENEDETTO XIV
In ROMA, per Giò: Zempel presso Monte
Giordano MDCCXLIV
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CON LICENZA DE SUPERIORI
BEATISSIMO PADRE
noto al Mondo il zelo, con cui quell'Uomo di Dio, il Cardinal F. Vincenzo
Maria Orfini, poi Papa sotto nome di Benedetto XIII di ven. e glor.
mem. governò tanto nell'uno, che nell'altro stato la cospicua Chiesa di
Benevento: come pure è chiara la sollecitudine, che avea, per quanto gli
veniva permesso, per le altre della sua vasta Provincia. Quindi degnatosi il
Santo Pontefice trasferirmi di proprio moto dalla Chiesa di Cariati, e Gerenzìa,
al servizio di quella di Larino, di lui suffraganea; e prima informatomi
minutamente sopra lo stato temporale, e spirituale di essa, sono inesplicabili
le premure, che mi diede, per il suo buon governo; può persuadersele però
ognuno, che abbia avuto cognizione del suo spirito Ecclesiastico; e molto più
la Santità Vostra, la quale in ogni stato godeva della sua più intima
confidenza, per le insigni prerogative, che adornavano la di Lei Sagra Persona.
Né ciò bastandogli, volle altresì ncaricarmi, che tratto tratto facessi
pervenire alla di lui notizia, quanto si andava operando del più preciso, che
mi aveva ordinato, con assicurarmi della Pontificia Autorità, per que'
contratempi, che giammai avessero potutto avvenire. Condottomi adunque in
residenza con queste Pontificie premure, tosto procurai fare quanto meno male
potei. Fatta la prima Visita, celebrai il Sinodo, e secondo le sue Sante
Istruzioni lo diedi alla luce, per comodo de' Diocesani, giacché di sedici
altri, che si conservano mss. nellArchivio, celebrati sino a quel tempo da
zelantissimi antecessori, non vi era altro, che fusse stato pubblicato col
mezzo delle stampe. E quantunque una tale Sagra Funzione fusse stata fatta con
universale approvazione; nientedimeno l'inimico dell'uomo, che non cessa di
seminare zizanie, per intorbidare il buon ordine delle cose, operò, che alcuni
si richiamassero da certe Costituzioni in S. Congregazione del Concilio; e per
le premure, che avevo della loro osservanza, come quelle, che stabilivano la
buona disciplina del Clero, datone conto al Papa, la Santità Sua avvocatane a
se la causa, e presane la cognizione, tosto ordinò servari Constitutiones
Sinodales (a). Con queste, e altre occasioni accorgendomi, Padre Santo, che
quanto al Civile quella Città, e prima, e a tempo della Repubblica fusse stata
una delle più rinomate d'Italia, come Metropoli de' chiarissimi Frentani (a)
confederata co' Romani nell'anno di Roma 449 [305a. C.]]. e ammessa alla sua
Cittadinanza dopo la famosa guerra Italica, e propriamente nell'anno 663 [91 a.
C.]. e che con isplendore si fusse mantenuta anche a tempo dell'Impero Romano,
sino all'inondazione de' Barbari (b) in quelle Regioni, che ora compongono il
Regno di Napoli, e specialmente ne' nostri Frentani, e luoghi vicini, ne' quali
per più secoli fu un continuo teatro de' maggiori insulti, e forsi non sentiti
tali altrove, sino al totale loro esterminio (c). E che a riguardo dello
spirituale debba dirsi, o che in niun'altra di quelle Città de' Frentani, come
sono Ortona a Mare, Aterno, oggi Pescara, e altre vicine, come Benevento, Chieti,
Lucera, e simili, fusse stato pubblicato il S. Vangelo, sin dal tempo degli
Apostoli, o
(a) V. lib. I.cap.7.n.18 p.35 e lib.2. cap.I.nI. pag.83
(b) V. lib.2. cap I. n.I.e segg. pag. 83. e cap2. num.4.e segg. pag. 89.
lib.3.cap.I.n.2. e segg. p.146.
(c) V. lib.3. cap.I.n.2. e segg. pag. 146.
degli Uomini Apostolici, o che essendo stato, come è certo,
che fu ricevuto sin da detto tempo nelle Città preaccennate, non possa negarsi,
che anche sia stato pratticato lo stesso in Larino (a). E ciò per il costume,
che avevano gli Apostoli, e Uomini Apostolici di piantare la Fede di Gesù
Cristo nelle Città più illustri, e lasciarvi il proprio Vescovo col
fondamento, che abbattuta l'Idolatria nelle Città capitali, riuscisse più
facile abbattersi nelle altre inferiori (b). Né può dubitarsi, che Larino in
que' tempi fusse stata tale, avendone incontrastabili testimonianze di
chiarissimi Scrittori contemporanei (c), e basta per tutti Marco Tullio
Cicerone, il quale nella XIV. Orazione, che è la più diffusa, la più
fatigata, e la più celebre tra tante altre sue, e dove non parla, che di
Larino, fatta in Senato in difesa di Aulo Cluvenzio Avito,
(a) V. lib.3.cap.2.num.I. e segg. pag.172.
(b) Tomasin. de Veter. ? Nov.
Eccl. Disciol. tom.I.lib.I.cap.3.num.2.
(c) V. lib.I. cap.7. e altri appresso pag.30 e segg.
« Homo - come egli dice - non solum Municipii
Larinatis, ex quo erat, sed etiam Regionis illius,
? vicinitatis, virtute, existimatione, nobilitate facile princeps ».
E sa ognuno, che Cicerone fu al mondo non molto prima della venuta di Gesù
Cristo: è indubitato però, che dopo l'invasione de' Barbari continuando le
guerre, come dicevo, per molti secoli, ora con Goti, e Vandali, poi Longobardi,
e tra essi Greci, Saraceni, Normanni, e tanti altri, la Città restò distrutta
da suoi fondamenti, in tal forma, che quel misero avanzo degli Abitatori fu
costretto ricoverarsi in un picciolo luogo vicino, ove al presente si ritrovano
(a). Perciò desolata anche la sua Chiesa, da S. Vitaliano Papa nell'anno della
nostra Redenzione 668. fu data in governo a S. Barbato Vescovo di
Benevento, e da esso, e suoi Successori fu ritenuto con quello di altre cospicue
Chiese di Puglia, le quali parimente si ritrovavano sottoposte allo stesso
infortunio per lo spazio di tre secoli interi (b).
(a) V. lib.3.cap.I.num.5. e segg.pag.147
(b) V. lib.3.cap.2.n.4.p.173. e n.10.pag.175. e V. lib.5.n.XIX.pag.561.
Tantoché dopo le sue rovine, per tutte le diligenze da me
fatte per lo spazio di diciotto anni, non ho trovato chi ne parli, che
scarsamente, e la Cronologia de Vescovi, dalla quale avrei potuto prender
qualche lume, scritta nella Sala dell'Episcopio, e presso Ughellio, non
solo la ritrovai mancante in numero considerabile, ma anche piena di
anacronismi. Perloché ammirando l'antico stato florido di questa Città, e sua
Chiesa, e deplorando le disgrazie de' tempi posteriori. come pure riflettendo al
grave peso, che tra gli altri moltissimi, hanno i Vescovi, di tener conto delle
Memorie moderne delle loro Chiese, e di ricercarne le antiche, m'impegnai di
adempire a quest'obbligo preciso e da quel tempo finora, non ho tralasciata
opportunità, in cui non mi sia adoperato cercare, e raccogliere notizie, le
quali riguardassero il Civile, e l'Ecclesiastico di questa Città, e luoghi, che
compongono la sua Diocesi, racccomandandomi ad Uomini versati nella Storia
Ecclesiastica, e nelle antichità, e ricorrendo a diversi Archivi in Regno, e
fuori di esso, e specialmente qui in Roma. Finalmente avendone fatto un grande
ammassamento, e considerandolo di giovamento a Successori, e che possa esser
profittevole eziandio al Pubblico, per la connessione, che hanno tali Memorie di
Città, e Chiese particolari colla Storia Universale Civile, ed Ecclesiastica;
pensai perciò darle alla luce, e unendo le memorie antiche, e non trascurando
le moderne, tanto a riguardo dell'uno, che rispetto all'altro soggetto, sul
motivo, che coll'andar del tempo anch'esse non soggiacessero a quelle infelici
vicende, alle quali sono state sottoposte le altre; mi parve dividerle in cinque
Libri, e sua Appendice. E avendo umiliato a Vostra Santità questo mio pensiere,
in occasione di averle presentata la Carta Topografica della Città, e sua
Diocesi, e le altre, che contengono il Prospetto de' vestigi, e la Pianta
Geometrica dell'Anfiteatro di Larino, formate su tale disegno, la Santità
Vostra nell'antica Disciplina tenuta da' suoi Santi Antecessori, principiando
dagli Apostoli (a) d'invigilare, e promovere queste applicazioni, non solo si
degnò animarmi, ma colla maggiore sua Pontificia serietà si compiacque
ordinarmi di volerne vedere il fine. Ora avendo ubbidito a' supremi impulsi di
V.B. mi do la gloria di consagrare alla medesima quest'opera, qualunque ella
sia. E ciò, Padre Santo, per due motivi. Primo per l'obbligo, che ha ogni
Vescovo di dar conto dello stato della propria Chiesa al Vescovo de' Vescovi, al
Vicario di Gesà Cristo, quale è al Santità Vostra, conforme è stato
costumato fin da primi tempi della Chiesa (b), stabilito con Bolle Pontificie
(c), e confermato dal Ristoratore della Disciplina Ecclesiastica BENEDETTO
PP.XIII. nel suo Concilio Romano (d) con soggiungervi una piena Istruzione, che
contiene il metodo da tenersi su di ciò da' Vescovi, in occasione della Visita
de' Sagri
(a) V. Baron. ad an. Christ.31.n.2.
? ad an..Christ.34.n.230. e altrove. Clem.XI . Ampliorem gratia,
honorisque locum apud nos illi sibi cumulant, qui praestantioribus adaEti
stimulis animum addiciunt, Ecclesiastica Antiquitatis historiam, ?
celebranda praeclara gesta Sanctorum. V. p.622. I.
(b) C.93.dist.C.ego. de jur. juram. Pontif. Roman. de form. juram.electi in
Episc. S.Gregor. Mag. in Breviar. Rom. dis 12. Mart.
(c) Sisto V. che incomincia: Romanus Pontifex.
(d) Tit.13.cap.I.
Limini, distesa dallo zelo di Vostra Santità, in quel tempo
degnissimo Segretario della S. Congregazione del Concilio (a). In secondo luogo
l'umilio alla Santità Vostra, come cosa propria, ravvisandosi, che il meglio,
che tra queste Memorie Storiche possa mai considerasi, sia tutto opera della sua
Clemenza: mentre tra le altre segnalatissime grazie compartite a questa Chiesa,
assai stimabile fu quella, che appena assonto al governo della Chiesa
Universale, si compiacque per mezzo del Signor Cardinal Vicario illustrarla,
concedendomi il Corpo del Glorioso S. Costanzo M. (b), per li meriti del quale
non tralascia S.D.M. operare di continuo prodigj, e Miracoli, per cui si vedono
da diverse Provincie frequentatissime peregrinazioni per venerarlo [c] e V.B.
per maggiormente decorare quella Chiesa Matrice, ove si ritrova collocato,
ultimamente, e in tempo, che le , Memorie della
(a) Che si riporta nell'Appendice del medesimo Conc. Rom. al
n. 12.
(b) V. nell'Appendice di queste Memorie cap.4. num.I. e prima lib.4. cap.14.
num.8.p.518. e num.10.p.519.
(c) V. in d. Append. cap.4.n.15. e segg.
medesima stavano sotto il torchio, a mie umilissime preghiere
si è degnata accordare le facoltà d'insignirsi quegli Ecclesiastici (a) come
pure prima di ciò si era compiaciuta confermare una simile grazia per li due
Capitoli della cospicua Terra di Serracapriola (b). Né di ordinaria
consolazione fu a quella Città, e Diocesi l'approvazione, che V.S. si
compiacque fare degli Officj, e Messe particolari di molti Santi loro
Compatrioti, e di altro Santo Vescovo, i Sagri Corpi de' quali si conservano, e
si venerano in essa (c) Con eccesso di beneficenza si è anche degnata approvare
l'erezione di un Collegio di Mansionarj per servizio della Chiesa Cattedrale, e
in ajuto della Cura dell'Anime (d) aprendo altresì felicemente la strada al di
loro più onesto mantenimento [e] Somma poi è l'altra che avendo io dovuto
dismettermi dal servizio di questo Vescovado per cause ben note
(a) V. lib.4.cap.14. n.10.p.519.
(b) V. lib.4. cap.7.n.32.p.420.
(c) V. Append. cap.I.n.19.c.2 n.51. cap.3.n.16.
(d) V. lib.3. cap.9. n.4. pag.243.
(e) V. d. cap.9. n.6. p.245.
alla S.V. benignamente condiscese accordarmi il Successore da
me proposto, alle di cui umilissime suppliche m'indussi sul motivo, che con ciò
si sarebbe dato fine a molte opere cominciate, e non terminate, come tra le
altre sono le fabbriche di Chiese Parrocchiali, insinuatemi dal S. Pontefice di
sopra lodato, l'erezione dell'accennato Collegio de' Mansionarj, e il totale
stabilimento della Giurisdizione Ecclesiastica sopra il Feudo, chiamato di S.
Agata, e suoi vasti Territorj, che da due secoli si trovava occupato, come già
il tutto è stato eseguito, non potendosi dubitare, che in questi casi i Sagri
Canoni usano tutta l'indulgenza intorno alla provista del Successore [a]. Tanto
che qui può ben dirsi ciò, che si legge nell'Iscrizione scolpita nella fascia
di marmo sotto il Cornicione della magnifica fabbrica della Fonatana di Trevi,
principiata dalla f.m. di CLEMENTE XII. che contiene le seguenti brevisime, ma
significanti parole:
(a) V. Natal. Alex. Histor. Eccl. Sec.VI. cap.6. n.4.
PERFECIT BENEDICTUS XIV. PP M. Compiacciasi intanto V.S.
continuare la sua clemenza verso quella Chiesa, Vescovo, Clero, e Popolo col
mezzo delle sue Pontificie beneficienze, mentre io pieno di confusione per tante
grazie compartitemi, pregando S.D.M. che conservi lungamente la Sua Sagra
Persona, e la liberi da' correnti pessimi avvenimenti, genuflesso le chiedo
umilmente l'Apostolica Benedizione
DI VOSTRA SANTITA'.
Roma 11, Dicembre 1744
Vĭno, Obbĭno, e Creatura
Gio: Andrea Arcivescovo di Tiro.
Imprimatur,
Si videbitur Reverendissimo Patri Magistro Sac. Palatii Apostolici.
F. M. de Rubeis
Archiepisc. Tarsi Vicesg.
APPROVAZIONE
PEr commisione
del Reverendissimo Padre Maestro del Sagro Palazzo Apostolico ho letto con
tutta l'attenzione, di che sono capace, l'Opera intitolata. Memorie
Storiche Civili, ed Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino ?
c. scritta dall'Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Gio:
Andrea Tria, Arcivescovo al presente di Tiro, e che fu per molti anni
degnissimo Prelato di quella Chiesa. Non pur nulla vi ho scorto in
leggendola, che o alla S. Fede, o alla Crsstiana Morale fusse punto
contrario: ma con ammirarne la vasta erudizione, la generosa fatica, e
l'esatta diligenza, sanissima l'ho anzi rinvenuta nella dottrina, piissima
nella maniera, onde ella tutta è distesa. Il perché, ove altrimenti non ne
paja a chi di ragione si spetta. degnissima altresì la giudico della
pubblica luce. Roma dalla Casa di S. Maria de' Monti il dì 22. Decembre
1744.
Tommaso Sergio de' Pii Operarj
della S. Rom. Inquisizione Consultore.
DOpo aver letta, e
considerata per commissione di V.P. Rma l'Opera intitolata: Memorie
Storiche Civili, ed Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino,
egregio parto dell'Illmo, e Rmo Monsig. Gio: Andrea Tria, già
Vescovo di Larino, e al presente Arcivescovo di Tiro, essendo rimasto
dall'un canto non meno edificato dal zelo, e dalla Pietà del dottissimo
Prelato verso questa Chiesa, di cui è stato Pastore, nell'illustrare le
memorie di essa, onde si rendono certe le sue antiche prerogative, che
ammaestrato dalla dottrina, dalla erudizione, e dalla diligenza del medesimo
nel ricercare con ottimo giudizio tutto ciò, che nelle Civili, e nelle
Ecclesiastiche cose può conferire all'argomento, che si è proposto di
trattare; e non avendo dall'altro in essa Opera rinvenuta menoma cosa, che
alla nostra Santissima Cattolica Religione, o alla Santa dottrina de'
Costumi recar possa veruna offesa, l'ho giudicata degna della pubblica luce,
non tanto per laude dell'Autore, quanto per utilità pubblica, potendo
quest'Opera servire di nobile esempio a tutti i Vescovi per eccitarli ad
arricchire la Repubblica Letteraria colle Memorie particolari delle loro
Chiese. Dal Convento di S. Bartolomeo all'isola di Roma 18. Decembre 1744.
F. Gio: Antonio Bianchi Minore
Osservante
Consultore della sup. Rom.Inquisizione
PEr comando del
Reverendissimo Padre Mestro del Sagro Palazzo Apostolico è stato da me
letto il libro, che ha per titolo: Memorie Storiche Civili, ed
Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino ?
c. raccolte da Gio: Andrea Tria già Vescovo della stessa Città, e
al presente Arcivescovo di Tiro & c. In esso ho ravvisato, e ammirato
non meno la dottrina, e lo zelo del chiarissimo Autore, che la diligenza, e
sommo studio usato nel rintracciare le antiche memorie, e prerogative di
quella Città, e Chiesa, e di conservare tuttociò, che ad essa, ed a' suoi
diritti appartiene, acciò sia nello stesso tempo, e di diletto agli
Eruditi, e di vantaggio a' Cittadini, ed al Clero, perciò stimo, che colle
stampe si pubblichi, acciò dia stimolo ad altri ancora di imitare questo
degno Prelato, che in mezzo a moltissimi, e gravi affari, ne' quali è stato
impiegato, e tuttavia s'impiega in servizio della Santa Sede, ha saputo
trovar tempo per rendere a quella Chiesa, e quel Popolo un segno così
illustre del suo amore, e della cura Pastorale, che tuttavia per esso
conserva. Di Casa questo dì 22. Decembre 1744.
Luca niccolò Recchio
Imprimatur,
Fr. Aloysius Nocolaus Ridolfi Ordonis Praedicatorum
Sac.
Pal. Apostolici Magister.
AL LETTORE
ensavamo
sgravarci
dal pes di questa narrazione sul riflesso, che per darvi qualche cenno
di ciò, che
si contiene in queste Memorie, bastasse quel, che se ne dice nella
lettera Dedicatoria, da noi umiliata alla Santità di N. S. Benedetto
XIV. ma
avendone tenuto discorso co' nostri amici, i medesimi sono stati di
sentimento di non doverla
trascurare : e ciò per molti motivi addottici ; e particolarmente,
perché dandovene un ragguaglio pia
distinto, Voi, e molto più coloro, i quali ritrovandosi oppressi da
maggiori occupazioni, vengono impediti
applicarsi lungamente in altre materie, possiate in un tratto soddisfare
alla vostra
curiosità ; e la Dedicatoria può giovare per giustificare il motivo, che
ci ha indotto a
scrivere queste Memorie, e quello di averle umiliate alla Santità di
Nostro Signore.
II. Questa opra adunque si divide in cinque Libri, e sua Appendice. Ne' due primi
si notano le Memorie puramente Civili : ne' due seguenti si contengono le Memorie Civili, ed
Ecclesiastiche : e nel quinto, e sua Appendice si parla delle Memorie Ecclesiastiche della
Città, e Diocesi di Larino. Abbiamo poi stimato stenderci sulla Storia universale Civile, ed
Ecclesiastica per la connessione, che passa tra la Storia particolare, e universale.
III. Si fa menzione nel primo Libro dell'origine de' Popoli
Frentani, loro
situazione, estenzione, confini, fiumi, e Città più distinte; col
fondamento,
che Larino fu Metropoli di questa chiarissima Regione. Quivi
s'illustrano molte
controversie Storiche: tra le altre si fa vedere, che non già il
Biferno, né il
Sangro, ma il Fiume Aterno, oggi detto Pescara, fu il di loro confine
occidentale, e il Frontone, l'orientale ; e che il Frontone
sia diverso dal Biferno, e per abbaglio da alcuni è stato preso l'uno
per l'altro. Si nota parimente Cliternia tra' Frentani, e non già ne'
Marsi, come pretende un moderno Scrittore, nostro Collega, e Amico :
cosi Gerione, in cui
si accampò Annibale contro l'esercito Romano; e si mette in chiaro
l'abbaglio di altri, che lo vogliono confondere colla
Cirignola. Similmente si tolgono gli equivoci intorno all'Origine , e
Progenitori de'
Frentani ; cioè se provengano da' Liburni, e Dalmati, dagli Etrusci,
oppure da'
Sabini, e si ributta il sentimento di que', i quali pretendono, che
provengano da' Sanniti per
l'incontrastabile fondamento tra gli altri, che giammai i Frentani
furono uniti
co' medesimi nelle guerre ostinate di circa ottanta anni co' Romani, a
riserva della guerra Italica, quando tutti i Popoli
d'ltalia, uniti assieme se gli scagliarono contro, per il dritto della
Cittadinanza, che ottennero
appresso.
IV. Poi parlando della condizione di Larino, e per conseguenza, anche de' Frentani : che che
sia stta prima della Repubblica, e a tempo di essa, la quale pure si esamina ; certa
coda è, che nel 449. di Roma, si confederò colla medesima, e si discorre delle
diverse specie delle Confederazioni, e della qualità di quella, che fu accordata a
questi Popoli. Indi fu sempre unita questa Regione co' Romani, specialmente nella
guerra con Pirro, Re della Grecia dell'anno 472. nella Cisalpina dell'anno 472. in quella di
Annibale del 537. e nell'altra contro Perseo Re della Macedonia, e contro i Tarantini del 582. quando
ne' Campi Larinati fu ricevuto l'esercito Romano, siccome in Gerione quello del
Cartaginese, e ne' Campi Larinati l'esercito de' Romani sotto la condotta di Fabio
Massimo contro Annibale : ma poi si unì co' Popoli d'Italia a cagione della Cittadinanza, e qui
si parla di quanto accadde in tale occasione, e come terminasse questa guerra ;
e che perciò ammessi i Popoli d'Italia alla Cittadinanza nell'anno di Roma 663. i Larinati, e Frentani vennero a godere,
come Popoli distinti, il frutto del di loro valore, e specialmente di Aulo Cluvenzio Avito Larinate ; il quale in tale
occasione esercitò il comando non solo de' suoi Frentani, ma anche de' Peligni.
V. E Larino, divenuto Municipio de' Romani, in niente restò pregiudicato nella libertà, e indipendenza di prima, e gli
rimasero tutti gli Ordini, e Magistrati di una perfetta Città libera, e Sigonio appella
quest'Ordine: insigniae Ordo :
componendosi di Decurioni, o siano detti Senatori, di Cavalieri, e di quello della Plebe, i quali
si radunavano nel proprio Pretorio, le di cui fabbriche attualmente ne fanno testimonianza, e ivi formavano i pubblici
consigli. E con essi vi erano i Sacerdoti, i Duum-Viri, i Trium-Viri, i Quatrum-Viri, i
Censori, gli Edili, i Questori, come da diversi Scrittori contemporanei, e specialmente l'abbiamo da Cicerone nella
XIV. Orazione recitata in Senato in difesa di Aulo Cluvenzio Avito Larinate, figlio dell'altro di
sopra lodato, e lo fanno vedere molte Iscrizioni lapidarie presso diversi Scrittori,
e altre, le quali esistono, e da noi si trascrivono nel decorso di quesle Memorie ; e qui
si spiega l'officio, e dignità de' Magistrati preaccennati.
VI. Si fa vedere parimente, che si praticavano in questa Città i
divertimenti ad emulazione di
que' di Roma. Vi si facevano le pubbliche feste con giuochi. Vi erano i
Circhi, né vi mancava il
suo Anfiteatro, di cui si portano due Carte, una in elevazione, e
l'altra Geometrica, le quali
dimostrano le fabbriche, che vi sono, e quale egli fu a suo tempo ; e
con tale
occasione si esamina l'origine degli Anfiteatri, l'età del nostro, loro
uso, capacità dell'Anfiteatro di Larino,
suo Velario e come poi cessò. Marte fu il Dio Tutelare di questa
Gentilità, oltre tanti altri, e loro Tempi, e Sagrificj,
osservandosi coll'autorità di Cicerone in detta Cluvenziana, chi fussero
i Salj,
Ministri pubblici di Marte, e in che consistesse il di loro officio.
Anche qui si
parla degli usi di vestire in que' tempi, della maniera di celebrarsi le
nozze, e modo, che
si teneva ne' Conviti, e nelle Menze ; come pure del costume di
seppellirsi i defunti, e ciò , che
si credeva di essi ; quale fussero il proprio linguaggio : con che si
esamina l'introduzione della Lingua Italiana, e come prima
si fusse dilatato il linguaggio Latino ; loro arte militare, come si
esercitava, e con quali
istrumenti. Finalmente qualche cosa si dice di tutte le altre arti
liberali, e illiberali, Collegi, e Compagnie di Artefici, e loro
prerogative, trafichi, negozj , e
simili, quali fiorivano a tempo della Repubblica .
VII. Si favella nel secondo libro della condizione, e dispofizione de' Larinati, e Popoli
Frentani da Giulio Cesare sino al presente, ove si dice che colla divisione d'Italia, fatta a tempo di
Augusto in XI. Regioni, che qui si nominano, restorono anche divisi i nostri Frentani, cioè dal Biferno in giù uniti co'
Dauni, e dal Biferno fino al fiume Aterno co' Sanniti, e altri ; e cosi continuorono
coll'altra divisione, fatta un Secolo dopo da Adriano in XVII. Provincie, le quali parimente
si numerano, colla mutazione de' Magistrati, e che i Frentani, e Larinati dal Biferno in giù andando co'
Pugliesi, e Calabri, furono governati da un Correttore , e gli altri da un Preside, e poi
sotto la più strepitosa divisione, fatta a tempo di Costantino Magno due secoli
appresso, gli uni, e gli altri Popoli furono posti sotto il Vicario di Roma ; ma con
diverso Magidrato, cioè i Frentani Larinati co' Pugliesi, e Calabri sotto il proprio Correttore, e gli altri
sotto un Preside, e questa divisione fu fatta da Costantino per il trasferimento della
Residenza degl'Imperadori in Costantinopoli ; quando diviso l'Imperio in Orientale, e Occidentale, fu
diviso anche il potere del Prefetto Pretorio in quattro parti. e l'Italia in due Vicariati,
soggetti al medesimo Prefetto Pretorio d'Italia, uno detto Vicario di Roma, e l'altro Vicario d'Italia ; e tra
essi furono divise le Provincie, e prefero il nome di Urbicarie quelle, che restorono
sottoposte al Vicario di Roma, come erano le nostre, e qui si numerano le Provincie
soggette sì all'uno, che all'altro Vicario, e si spiega la qualità de' Magistrati inferiori, loro officio, e dignità ; e
si parla dell'infestazione de' Giudei, fatta allo Stato, e alla Religione, specialmente ne'
nostri Popoli, come pure ne' Pugliesi, Calabri, e Sanniti, per cui Onorio Imperadore nell'anno 398. pubblicò una celebre
Costituzione, colla quale fu ripresa la loro insolenza, e furono sottoposti a dure condizioni, come
si legge nel Codice Teodosiano.
VIII. Si parla delle calamità, che cominciorono coll'introduzione
degli
Eruli, Visogoti, Ostrogoti, Goti, e loro innalzamento al Regno d'Italia,
quale, ancorche
non durasse, che per lo spazio di 63. anni, tanto però posero a fiamme, e
fuoco tutto, e le
nostre Regioni, quelle de' Sanniti, Frentani, Dauni, e Calabri, vennero
così maltrattate, che,
discacciati dall'Italia per mezzo di Narsete, Giustiniano, prese le
redini del governo, diede molte previdenze
utili, a favore de' negozianti de' Pugliesi, e Calabri. Sino a questo
tempo il governo quanto alla
polizia con fu alterato ; ma Longino Esarca di Ravenna avendo voluto
dare altro regolamento all'Italia, fu
causa, che tratto tratto i Greci ne venissero totalmente discacciati.
Egli tolse dalle Città, e anche da Roma, i
Consoli, i Correttori, c i Presidi, e vi destinò i Duchi, e i Giudici,
per cui i Longobardi invitati da
Narsete all'acquisto d'Italia per vendicarsi dell'ingiuria, fattagli da
Sofia, moglie di
Giustino II. quale vergognosamente lo depose dal governo d'Italia,
ebbero campo di
approfittarsi dell'invito : tantoché vi stabilirono il primo Re,
stendendosi
quasi da per tutto, e durò il loro Regno d'Italia fino a Desiderio, il
quale, fatto prigioniero da Carlo Magno, fu l'ultimo, e da' Longobardi
passò il Regno d'Italia a' Francesi.
IX. Per il tempo, che i Longobardi, ebbero il Regno d'Italia,
continuò la, polizia del governo, introdotta da Longino,
specialmente nelle Regioni, che compongono il Regno di Napoli. Quivi si
esamina l'origine de' Longobardi, loro
acquisti, ed estinzione, e molto ci stendiamo in parlare di quei, che
dominarono in Benevento,
sotto il di cui Ducato venivano compresi gli uni, e gli altri Frentani
sino al tempo, che i
Francesi stabilirono in Chieti un Castaldo, quale per altro non durò,
che per poco tempo. Parimente quivi qualche
cosa si dice dell'introduzione de' Bulgari nel Ducato di Benevento, e
loro stabilimento; e
sopratutto si parla delle dolorose Tragedie tra Longobardi, e Francesi,
fino alla totale
depressione de' primi, che poi ebbero a soffrire coll'introduzione, e
stabilimento de' Normanni in tutte le Regioni, che compongono il Regno
di Napoli
sotto un Capo, con titolo di Re, che ottenne Ruggiero dalla Sede
Apostolica, espulsi totalmente i Greci dalle
medesime, restando il più dell'Italia diviso, e il titolo di Re,
stabilito fin dalla venuta de'
Goti, quale poi fu posseduto dall'lmperadore d'Occidente fin dal tempo,
che Leone III.
divise l'Imperio Romano dall'Orientale, e che v'innalzò Carlo Magno, e
da'
Francesi passò ne' Tedeschi sotto gli Ottoni, indi nella Casa di
Baviera, finalmente ne'
Sassoni: e quivi si parla de' diversi avvenimenti tra le une, e le altre
Nazioni, e loro Dominanti colle continue
disavventure de' Popoli d'Italia, e delle Regioni, che compongono il
Regno, specialmente de' Sanniti, Frentani,
Pugliesi, e Calabri, tra' quali dal primo fino all'ultimo, e in tutte le
Stagioni fu un continuo teatro di guerre.
X. Nel libro terzo si contengono Memorie Civili, ed Ecclesiastiche,
le quali riguardano unicamente la Città di Larino ; e qui parlando
delle Civili, in primo luogo
si discorre delle rovine di questa Città, e come cominciassero dopo la
caduta dell'Imperio Romano, fino a tanto, che morti, e fuggiti gli
Abitatori, col
scadimento de' suoi Edificj, restasse totalmente desolata, e che que'
pochi Abitatori,
lasciandolo in abbandono, si ritirarono in un luogo vicino, dove al
presente si ritrovano, quale parimente tiene il nome di Larino, e
si vuole, che in tempo, che Larino vecchio era in fiore, fusse abitato
da Greci : come pure
si parla degli infelici avvenimenti di questo nuovo Larino per i
saccheggiamenti,
ora degli Ungari, ora degli Agareni, per le pesti, tremuoti, e altre
disgrazie.
XI. Si parla insieme di quei, che hanno signoreggiato in essa,
facendosi vedere,
come si governava dopo la caduta della Repubblica a tempo de' Goti, e
sotto i Longobardi, Duchi di Benevento, e che
sempre vi presiede un Conte, ora in qualità di semplice Giudice, e ora
in grado di Sovrano, a
riserva di quel tempo, che fu sottoposto al Castaldo di Chieti, fino a
tanto, che
estinto il proprio Conte passò sotto il dominio de' Conti di Loritello ;
e poi col
stabilimento del proprio Re, e successiva estinzione di questo Contado
di Loritello,
passò sotto il dominio della Casa Orsini della linea di Napolione de'
Conti di Manupello, col
titolo di Marchese di Larino ; e colle disavventure, ed estinzione di
questa linea,
passò in dominio della Famiglia Pappacoda, poi di Brancia, appresso in
quella di
Carrafa de' Principi di Belvedere, e finalmente nella Famiglia di
Sangro, dalla
quale attualmente si possiede. Similmente si parla delle Famiglie
illustri di questa Città, e di alcune fin dal tempo della Repubblica, e
tra quelle la Cluvenziana, l'Auria, e la Fabrizia, e poi delle altre
appresso fino al tempo presente ; e qui si fa vedere l'abbaglio preso da
un moderno dotto Scrittore,
nostro amico, volendo, che la Cluvenziana fusse Lavinate, e che la XIV.
Orazione di Cicerone di
Sopra accennata, parli di Aulo Cluvenzio Avito Lavinate, e non Larinate,
benché
dopo, di ciò avvertito, con probità asserisca diversamente, e da noi se
ne fa memoria con
suo proprio documento. Così pure si parla delle sue fabbriche Civili, e
stato
presente, e suo governo.
XII. Quanto alle Memorie Ecclesiastiche, si esamina primieramente
il tempo, in cui fu ricevuto in Larino il Sagro Vangelo, e avuto il
proprio
Vescovo ; e si fa vedere, che ritrovandosi questa Città in fiore a tempo
degli Apostoli, e Uomini
Apostolici, debba dirsi, che allora appunto ricevè il Sagro Vangelo, e
il proprio
Vescovo, o debba dirsi, che in altro caso nemmeno in quello tempo
l'avessero avuto altre Città Frentane, e vicine, lo che non può aver
luogo per le chiare
testimonianze, che se ne allegano : e qui poi si esamina, come principiò
ad esercitarsi la Cura delle Anime dal proprio
Vescovo nelle sole Cattedrali, non introdotte, che tardi, le Parrocchie,
anche nelle Città più
cospicue, e con esso si adoprava il Clero, quale poi prese nome di
Capitolo ; di maniera che con dipendenza del
Vescovo cominciò anche egli ad avere pensiero delle cose temporali, e
spirituali, e i Preti, e i Diaconi erano i
Pastori, e Parochi delle Città, e conseguivano una tale dignità in tempo
della loro ordinazione, e in
esse si salmeggiava, dove convenivano Ecclesiastici, Laici, e Donne di
ogni stato
nelle proprie ore a lodare il Signore .
XIII. E qui poi si favella intorno alla maniera di salmeggiarsi,
tenuta nella
Chiesa Occidentale ; giacché non può dubbitarsi, che nell' Orientale fin
da' suoi
principi si facesse con canto, ove poi si fa qualche cenno rispetto al
luogo, che avevano gli
Ecclesiastici in Chiesa, distinto da' Laici, e i Monaci nel di loro
principio, qualità de' lumi, loro numero, lucernario, e altro ; e
si vede, come poi tratto tratto cominciò questa disciplina a
rallentarsi, tanto circa
l'amministrazione de' Sagramenti, quanto circa la celebrazione de'
Divini Officj,
facendosi fuori delle proprie Cattedrali, finché furono anche stabilite
le Parrocchie Rurali con proprj Parochi,come
appresso; e qui parimente si parla più di proposito del proprio
Capitolo, e fu ingerenza nelle
cose spirituali, e temporali, come, e quando crescesse la sua autorità,
specialmente in tempo di Sede vacante, e che poi per l'abuso, che
facevano i Capitoli
della loro autorità, gli fusse stata ristretta, e permesso a' Vescovi
prevalersi
de' Vicarj Generali, per le cose temporali, e spirituali, restata la
loro autorità in Sede vacante, come attualmente
si costuma.
XIV. Né si tralascia far parola del Ministero del Canonico
Penitenziere, e
sua origine, tanto nella Chiesa Orientale, che nell'Occidentale,
facendosi vedere,
che nell'Orientale ebbe il suo cominciamento quasi da' primi Secoli, e
nell'Occidentale non
se ne parla, che nel Concilio Lateranense IV. ma che poi i PP. del S.
Concilio di Trento inculcarono la loro Istituzione in tutte le
Cattedrali, e con più efficacia, e con maggiori
espedienti la f. m. di Benedetto XIII. Ristoratore della buona
disciplina della Chiesa, e che là dove
non si ritrovava istituito, si esercitava da' proprj Vescovi, conforme è
stato pratticato in Larino, dove ultimamente l'Autore di
queste Memorie vi ha eretto, e fondato la Penitenzierìa ; siccome la
Prebenda Teologale, di cui in Occidente tardi anche comincio a
parlarsi, cioè nel Concilio Lateranense III. inculcata poi nel IV.
Concilio Lateranense ; molto più
da' PP. del S. Concilio di Trento, e con maggiore premura, ed espedienti
dal
medesimo Santo Pontefice Benedetto XIII. quale ha dato eccitamento a
moltissimi Vescovi di
stabilire sì l'una, che l'altra Prebenda.
XV. Si parla parimente dell'istituzione, e fondazione di un Collegio de' Mansionarj per
servizio della medesima Cattedrale ; e qui de' diversi nomi, che sotto lo stesso
significato si usano in altre Cattedrali, loro cominciamento, officio, e luogo,
che godono nella Gerarchia Ecclesiastica. Cosi pure della vigilanza avuta da' Vescovi in ogni Secolo per l'educazione de'
Giovani ; per cui finalmente venne stabilità la fondazione de' Semuiarj, e che quello di Larino
sia stato fondato a tempo, che si celebrava il S. Concilio di Trento, e come poi
si sia aumentato ; né si tralascia far parola de' luoghi Pii, loro origine, stabilimento,
e moltiplicità.
XVI. In parlarsi de' Sinodi Larinati per irruzione di que' Ecclesiastici, qualche
cosa anche si dice intorno alla loro origine, e cominciamento, e si fa vedere, che anche prima di
darsi la pace alla Chiesa, si celebravano da' Vescovi co' loro Preti per propagare, e
stabilire la Santa Fede, per introdurre il buon costume, e abbattere il Gentilissimo
; e come poi si stabilissero con Sagri Canoni, e circa il tempo, e forma di
celebrarsi; come pure rispetto alle materie di doversi trattare, e simili. Parimente
si parla in questo terzo libro de' confini di questa Diocesi, e luoghi, che la compongono,
antichi, e moderni, delle ragioni particolari di questo Vescovado, suoi feudi, e beni temporali, del
Vescovado appellato con voce Ecclesiastica Episcopio, della sua Chiesa Cattedrale, e altre particolari, e
suoi Monasterj, antichi, e moderni, esistenti, e distrutti ; e si fa menzione di
Monsignor Gio: Battista de Lisolis, e di Monsig. Marco Antonio Marsolini di Larino,
stati Vescovi di Guardialfiera, quali furono ignoti ad Ughellio, e che però si devono
supplire al medesimo.
XVII. Passando a parlare del quarto libro ; rispetto al civile, in primo luogo
si da una idea generale intorno alla situazione de' luoghi, che compongono questa
Diocesi, aria, fertilità del di loro territorio, abbondanza di viveri di ogni Specie,
costumi, e governo civile ; e si dice, che altri vengono abitati da Italiani, e altri dagl'Italo-Greci, o
siano Albanesi, ed Epiroti, e che altri, secondo la presente disposizione del Regno, vengono
posti nella Provincia Civile di Capitanata, e altri nel Contado di Molise, con spiegarsi nominatamente
sì gli uni, che gli altri, e meglio poi, e con più distinzione se ne parla luogo per luogo.
XVIII. Intorno alle Memorie Ecclesiastiche, si da parimente un idea
generale degli Arcipreti, e Parochi
Diocesani, e si fa vedere, che tardi fu introdotta la Cura delle Anime
ne' luoghi
Diocesani ; e che ne' primi tempi si esercitava nelle Cattedrali, come
si è detto, ove conveniva il Popolo Urbano, e s'invitava il Popolo
Rurale a partecipare
ex consecratu Episcopi, e a quelli, che non potevano convenirvi, si trasmetteva
per Diaconos, come abbiamo nell'Apologia 2. di S.Giustino, e tal volta per mezzo degli
Accoliti per quel, che si legge da Innocenzo I. scrivendo a Decenzio, Vescovo di
Gubbio ; ma che poi tratto tratto, avanzato il numero de' Fedeli, e oppressi i Vescovi dalle altre occupazioni, fu
permesso a' Preti Rurali, che celebrassero il Sagrificio della S. Messa, e amministrassero i
Sagra menti; e il primo de' Preti de' luoghi Diocesani cominciò ad usurparsi il titolo di Arciprete, come
si pratticava nelle Cattedrali, appellandosi taluni Corepiscopi, per l'esercizio,
che ne avevano, e poi furono anche Vicarj de' Vescovi con potere effrenato, dimostrandosi, che quanto
si pratticava nelle Chiese d'Italia, altrettanto sia stato costumato nella Diocesi di Larino,
amministrandosi la Cura delle Anime per hebdomadam da tutti i Preti, e poi fu
ristretta la loro autorità unicamente circa l'amministrazione de' Sagramenti, e proibito
esercitarsi per turnum, ma che solo il Paroco ne avesse il pensiero, coll'obbligo degli altri di coadiuvarlo.
XIX. Finalmente si da un'idea generale del Clero Diocesano, e prima si fa vedere, che tardi anche furono introdotti i Cleri
ne' luoghi Rurali, e che introdotti universi Clerici quodammodo Beneficiati
censebantur, di maniera che cresciuto il numero de' Cherici,
principiorono anche
essi a pratticare nelle Città inferiori, e luoghi Rurali ciò, che si
osservava nelle proprie Cattedrali, formando i loro Capitoli, e Cleri
intorno alla celebrazione de' Divini Ufficj, e
amministrazione de' SSmi Sagramenti unitamente col proprio Paroco, o
altro titolo di Arciprete, o
simile, che avesse il di loro Capo, partecipando ancor essi col medesimo
degli Emolumenti
Ecclesiastici, secondo la disciplina, che tratto tratto si andò
stabilendo colla direzzione de'
Concili, Sinodi, e Costituzioni particolari de' proprj Vescovi, e che
tale disciplina, che fu
universale nella Chiesa Occidentale, specialmente in Italia, sia stata
osservata anche ne' primi tempi, e in altri
appresso ne' luoghi Diocesani di Larino, tanto intorno alla celebrazione
de' Divini Ufficj, e
amministrazione de' Sagramenti, quanto a riguardo della distribuzione
degli Emolumenti
Ecclesiastici, per cui vengono considerati questi Ecclesiastici, come
Coadjutori de'
proprj Parochi, e Arcipreti, e vivono colle loro costituzioni, e statuti
a guisa di
Chiese Collegiate, a riserva delle Chiese degl'Albanesi , nelle quali
non vi è questa forma di Clero per
costituzioni, e osservanze particolari, chi vi sono.
XX. Si passa a ragionare di tutti i luoghi particolari, che
compongono questa
Diocesi, loro felici, ed infelici avvenimenti, esistenti, e distrutti,
situazione, aria, qualità de' territorj, Popoli,
costumi, Possessori, fabbriche civili, e comodi. Così delle Chiese,
Monasterj, loro fondazione, e Ordini,
esistenti, e distrutti, cura d'Anime, Sagre Reliquie, che ne' medesimi
si venerano, luoghi Pij, giorni
festivi particolari, che in essi si osservano. E favellandosi di Ururi,
feudo nobile con
vassalli, di questo Vescovado, si parla anche dell'introduzione degli
Albanesi, ed Epiroti in Sicilia, e in altri luoghi d'Italia,
specialmente in moltissimi luoghi di questa Diocesi di Larino, in che
tempo, e con quale
occasione, e come poi si siano mantenuti, e si mantenghino ; e quivi si
legge una lettera di Gio: Antonio
Orsini, Principe di Taranto, scritta a Giorgio Castriota, detto
Scanderbegh, loro Principe, e
risposta di questo, assai spiritosa, cristiana, ed erudita, fatta al
medesimo.
XXI. Le Isole Diomede meritano farsene particolare menzione, come assai rinomate nelle Storie Civili, ed
Ecclesiastiche per il loro fondatore, vogliono sia stato Diomede, Re di Etolia ;
si esamina come ciò avvenisse, e se prima tra di loro fussero state unite, e poi
divise, onde ebbero il nome di Isole di Tremiti. Che che di ciò sia, loro sono
poste nel Mare Adriatico in prospetto di questa Diocesi, e tutte sono cinque, con nome
diverso, fertili, ed abbondanti, e la seconda si distingue sopra tutte le altre, ove
si vede una fortezza ben rinomata, con un Monastero, di cui appresso, e si resero
famose per i due celebri esilj, uno di Giulia Nipote di Augusto, e l'altro di Paolo Varnefrido,
detto volgarmente Paolo Diacono, Segretario di Desiderio, ultimo Re de' Longobardi, e crebbe la loro fama per la dimora, che vi
fe' nel di loro Monistero Desiderio de' Principi Longobardi, poi Cardinale, e finalmente Papa,
sotto nome di Vittore III. e quivi si discute 1'origine, e fondazione della Chiesa di Tremiti, e come
favoloso, e apocrifo, si ributta il sentimento di coloro, i quali vogliono, che
fusse fabbricata da un Romito, e così pure un'istrumento della sua ideale solenne
consagrazione, fatta da Almerado, supposto Vescovo di Dragonara nell'anno del Signore 311. e per
conseguenza prima di darsi la pace alla Chiesa da Costantino : e qui si parla delle tre indizioni, e loro
cominciamento : parimente del cominciamento de' Monaci in questa Regione, e quanto
bisogna per detto effetto, specialmente intorno all'esenzione de1 Monaci dall'autorità de'
Vescori, e cose tutte, che si aggruppano in detto supposto Istrumento : poi delle
diverse Religioni, che hanno governato il Monastero di Tremiti, e stato suo presente.
XXII. Diversi Diplomi de' tempi de' Longobardi, e Normanni si leggono in quest'opera, e
tralasciamo farne parola, potendosi osservare dagli Eruditi nei proprj luoghi, a
riserva del Diploma di Donazione fatta della Città di Gaudia da Tesselgardo, Conte di Larino, ad Alberico Abate di Tremiti ; e
si mette in chiaro, che l'Istrumento parla di Città a mare, luogo posto nel lido del
Mare Adriatico, in Diocesi di Larino, e non già tra gl'Irpini ; e quindi si vede, con quanta
saviezza incontratosi in esso il chiarissimo Muratori, abbia sospeso darne giudizio.
XXIII. Siccome qualche cosa diciamo intorno ad un altro Diploma, che riguarda i
costumi, e usi di Montecalvo, Castello non ignobile, oggi distrutto, di pertinenza del
Monistero de' Monaci di S. Benedetto, sotto il titolo di S. Elena, posto in questa
Diocesi, e fondato da' Principi Longobardi. Egli, quantunque scritto con latino barbaro di que' tempi, tiene però il
suo pregio ; in forma tale , che se avessimo voluto commentarlo, avressimo potuto
stenderci molto, e qualche cosa vi notiamo.
XXIV. Quanto alle sue formalità, il Diploma viene appellato Breve, e se ne
fe la sua spiegazione : l'Abate si titola Divina gratia humilis Abbas, e
si dichiara, come ciò abbia luogo ; come pure si legge farsi una cum Laurentio
Protojudice Comitatus Civitatis, Advocato nostro, e si spiega l'officio, che avevano gl'Avvocati de'
Monasteri in que' tempi.
XXV. Rispetto al suo contenuto, in esso si rinovano, si spiegano, e si confermano gl'usi,
costumi, e consuetudini degli Abitatori, che ebbero principio fin dal cominciamento de'
Normanni. Questi, altri riguardano i Chierici, altri i Militi e Militari, e altri gl'Ordini delle
persone, che non erano né Chierici,' né Militi, né Militari.
XXVI. I Chierici si dichiarano liberi dal foro laicale, e da pesi, e
che non
fussero tenuti pagare il terratico de' Territorj, che avevano in Feudo, o
fusse in coltura dal
Monastero a differenza de' laici, quali ne pagavano uno per ogni dieci
di fruttato, e che ad ognuno
fusse lecito farsi Chierico senza licenza dell'Abate Padrone del luogo ;
e per
conseguenza si vede, che né prima, né dopo ebbe luogo la Costituzione di
Guglielmo I. detto il malo, con cui
si ordinava, che niuno potesse chiericarsi senza licenza del Padrone del
luogo;
siccome per altro mai fu in uso in Regno, e sempre detestata da' nostri,
specialmente da Andrea d'Isernia, come pregiudiziale alla libertà
Ecclesiastica, conforme fu detestata, e si detesta l'altra Costituzione
intorno al Foro de' beni non
Ecclesiastici degli Ecclesiastici.
XXVII. In ordine a' Militi, e Militari, prima si spiega la parola Miles, e
suo significato, che aveva nel secolo XI. e chi fussero questi Militari, e come si
dovessero giudicare ; e quivi si dichiara la diversità de' giudizi del Mallo, e Placito,
e come si esercitassero ; e dopo scritto abbiamo osservato presso il ch. Muratori nel tom. 2. dell' antichità d'Italia
medii aevi, come questo illustre Scrittore spiega l'uno, e l'altro, uniforme per altro a quel, che noi ci ritroviamo aver
scritto. Appresso ciò, che si assegnava a' Militi, cioè un destriero e un Ronzino, e
cosa fussero, e loro pesi.
XXVIII. Quanto al ceto dell'altre persone, che non erano né Chierici, né Militi, né
Militari, si parla degli usi intorno alle cose giudiziali, e tra gl' altri, che mai
si venisse alla carcerazione de' debitori, sine judicio, e nemmeno nel caso, che
si offerisse sicurtà: poi de' Raccomandati, e chi questi fussero, della libertà , che avevano
gl'Abitatori di dare in coltura li Feudi avuti dal Monastero, e in quel tempo quale
fusse il significato della parola Feudo .
XXIX. Si avanza a discorrere delle successioni, e libertà, che avevano di donare a
Chiese, e Monasterj : similmente si dice, che i Parenti venissero obbligati pagare
Bonenum unum Monasterio pro exitura, nel caso, che la donna si maritasse altrove ;
si parla anche delle composizioni de' delitti, che potevano farsi colla parte
offesa, e quando ; come pure della maniera di purgarsi i delitti, e qui si spiega in quante forme ciò poteva
farsi, e si enumerano le persone , a' quali non era permessa la purgazione de' delitti; come pure
l'uso del duello, dell'acqua fredda, o calda, e come poi aboliti. Finalmente de'
pesi de' Vassalli, specialmente di quello, che chiamano Adjutorio, e cose simili, che qui
tralasciamo .
XXX. Rispetto al quinto libro, qui non si parla, che della Serie de' Vescovi Larinati, e accennandoli ciò, che
si è detto nel cap. 2. del lib. 3. intorno all'istituzione di questo Vescovado ;
si accenna parimente quel, che ivi è stato esaminato, rispetto al primo Vescovo, che
s'incontra : e si dice, che egli fu Giovanni, chiaro a tempo di S. Gregorio Magno, perduta la memoria degli altri
pesi tante sciagure di questa Città, e sua Chiesa ; e in ciò si supplisce Olstenio,
Scrittore per altro chiarissimo, per quelle ragioni, le quali ivi si esaminano.
Inoltre si fa menzione di quanto in d. cap.2. distesamente si è parlato, a riguardo dell'unione di
questo Vescovado con quelli di Avellino, Bovino, Ascoli, e Siponto a quello di Benevento, fatta nell'anno 658.
da S.Vitaliano Papa per le calamità di quelle Regioni, rese poco meno, che disabitate ; ove parimente
si esamina la qualità di detta unione, e si suppliscono in molte cose il Sarnelli, ed il Vipera ; e con ciò
mettendo in chiaro, che 1'unione fu fatta, parlando colle formole de' Giuristi, aeque
principaliter, tutti i Vescovi, che governorono la Chiesa di Benevento con quelle di Larino, e di altre di
sopra accennate, quasi per tre secoli, si numerano anche tra Vescovi Larinati,
conforme prattica lo stesso Cronista Sarnelli nella Serie de' Vescovi Sipontini,
alli quali uniti i Vescovi Larinati dal 960. quando questa Chiesa fu separata da quella
di Benevento, fin'oggi cresce il numero di 70. in tutti, mancandone altri moltissimi per
essersene perdute le memorie.
XXXI. In questa Serie si correggono molti anacronismi, presi dall'Autore delle
Iscrizioni di essa, fatte in Sala dell'Episcopio Larinate, e dal medesimo Ughellio, e
si suppliscono sì all'uno, che all'altro i nomi di molti Vescovi mancanti ; come pure
si supplisce il P. Gattola, volendo, che Leone Larinate Monaco di S. Benedetto
fusse stato Vescovo di Larino, quando egli non fu, che Vescovo intruso di Trivento. Quanto alla qualità de'
Vescovi, è indubitato, che questa Chiesa è stata governata da Soggetti illustri per pietà, zelo, e dottrina, come
nel deciorso della di loro vita .
XXXII. Finalmente passando all'Appendice di queste Memorie. Ella si divide in quattro capi
diversi, e loro paragrafi, il soggetto de' quali sono alcuni SS. particolari Larinati,
o che i loro Sag. Corpi si venerano in questa Chiesa, e sua Diocesi.
XXXIII. Primo. SS. Primiano, Firmiano, e Casto Larinati, Fratelli Martiri
sotto Diocleziano ; e quivi si esamina il tempo preciso, e qualità del di loro
Martirio. Poi il tempo, in cui furono trafugati i Corpi de' due primi da quei di
Lesina. Finalmente trasferiti nella Chiesa della SS. Annunciata di Napoli, dove al
presente riposano.
XXXIV. Secondo. S. Pardo Vescovo, e Confessore ; e qui si discute quale fu la
sua Patria, e di qual Chiesa fu Vescovo nel Poliponeso, e come, e quando poi
morisse in Lucera ; come pure l'occasione, per cui fu trafugato da Lucera in Larino, dove al
prefente riposa, e si venera con rito di Patrone Principale di essa Città, e sua
Diocesi, qualche cosa si dice intorno alle diverse elevazioni del suo Sagro Corpo e
si fa vedere, ch'egli giammai fu Vescovo di Lucera, correggendosi il Coleti, il quale nell'addizione a
Ughellio, lo nota secondo Vescovo Lucerino.
XXXV. Terzo. S. Leo Larinate, Monaco Benedettino, il di cui Sagro
Corpo riposa nella
Chiesa Collegiata di S. Martino, dove si venera con rito di Padrone
Principale della
medesima, e si parla dell'altra Traslazione, fatta in altro tempo, e per
compita notizia
si fa vedere, come il culto di questi Santi mai si è tralasciato in
questa Città, e
sua Diocesi con Officio, e Messa ; e ultimamente fu dato alla luce un
libretto con proprj Offici, e
Messa, ricavati dagl'antichi Monumenti dell'Archivio Vescovile, dalla
Biblioteca del Vaticano, e da altri luoghi, approvati dalla Santità di
Nostro Signore BENEDETTO XIV. Pontefice maffimo XXXVI.
XXXVI. Quarto. S.Costanzo M. estratto ex Cemeterio
Praetextati, e trasmesso dall'Autore delle medesime Memorie alla Chiesa Arcipretale di
Montorio, dove il Signore Iddio si compiace per i suoi meriti operare prodigj, e miracoli, per cui
si vedono, di continuo peregrinazioni, anche di lontane Provincie per venerarlo; e qui molte
cose si esaminano intorno al suo culto, e qualità della Padronanza, che se ne hanno
preso que' Pij Cittadini.
E con ciò si da fine a queste Memorie, come noi lo diamo a voi in questa narrazione; e
soggiungiamo, pregandovi di cortese condono di qualche errore trascorso nella stampa, non avendo potuto noi
assistervi, come avevamo determinato, per altre occupazioni, e alcuni più distinti
si notano appresso : e vi lasciamo, implorando dal Signore Iddio per i meriti de' Santi di
sopra accennati a voi, e a noi, felicità per secoli de' secoli.
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Pag. 18. ricrecresciuta
92. Alarico
94. Alarico
98. Rotari II.
99. Costanzo
100. Costanzo
Romualdo
101. Luitpranprando
102. A rechi
117. rispinse
134. Errico II.
125. Errico II.
128. Unfedo
143. Apruzzzo
146. Costanzo
147. Costanzo
151. Plidori
172. Ami terno
187. 1309 |
ricresciuta
Atalarico
Atalarico
Rotari VII
Costante
Costante
Grimoaldo
Luitprando
Rachi
vi spinse
Errico
Errico
Unfredo
Apruzzo
Costante
Costante
Polidori
Aterno
1509 |
P. 188.Guadrastallensis
194. lughi
208. ordiniamo
228. de suo
238. depositatati
312. in una assenza.
384. esercitarsi
che dovrà
521. S. Norberto
549. Fiume celle
550. e vi un organo
567.riservarsia
573. Cronoliche
588. Monsardus
593. non vede
637. sepulcha
656. colle acque
687. prodigj
LXXXI. primo Re, |
Guastallensis
luoghi
ordinassimo
del suo
depositati
in sua asseenza
esercitarvi
che avrà
S. Roberto
Fiumicello
e vi è un organo
riservarsi a
Cronologiche
Monsarduus
non deve
sepulcra
colle quali
prodigj
proprio Re, |
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| LIBRO I | LIBRO II | LIBRO
III | LIBRO IV | LIBRO V
| APPENDICE |
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