Sì, Sì – No, No - a cura di Giuseppe Gentile

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Sì, Sì al palazzo de Luca, in Corso Garibaldi-Borgo Oriente, voluto nel 1910 dai fratelli: Ferdinando de Luca cgt Erminia de Marzio, proprietario della parte con l’ingresso al civico n. 145 ed il dott. in Scienze Agrarie Ettore de Luca cgt Pia Pedrosi proprietario dell’altra parte con l’ingresso al civico 139.
Il palazzo, ereditato dal nipote di Ferdinando, Corrado cgt Virginia de Marzio, e dalle figlie di Ettore, Rita cgt Gustavo de Luca e Dora cgt Aldo Giannini, è oggi in parte proprietà dei loro eredi:
Romano de Luca fu Corrado cgt Raffaella Rasca (civico 145, in affitto all’Arma dei carabinieri, per sede Caserma) ed Elvira de Luca fu Gustavo cgt Giuseppe Zagari (civico 139 ove è domiciliata con il marito e la madre). La casa al civico 135 della famiglia Giannini è stata acquistata da D’Orio Michele cgt Maria Dora Maglianella.
La staticità dell’immobile è alleggerita, dandogli slancio, da una torretta con due terrazzini laterali, di cui uno in restauro, rigorosamente tinteggiato di bianco. Il palazzo consta di 24 balconi, la cui simmetria originaria, dettata dalle volte alte, è stata rotta da una modifica apportata ad alcuni balconi, resi più bassi. Conservano invece lo stato originario i balconi e l’interno dell’alloggio della famiglia Zagari-de Luca con le volte affrescate. Le persiane originarie in legno sono state sostituite con altre di alluminio anodizzato.
Gli androni dei due ingressi gemelli, lastricati di basole bianche (biènchine), hanno le volte sceme (ellittiche) e le pareti tinteggiate di bianco con l’immancabile zoccolo (zucchelièture).
I portali, tessuti in cotto, con gli architravi a tutto sesto, incorniciano gli imponenti portoni di castagno massello che continuano a sfidare il tempo.
Il legno è uno dei materiali edili più sani e resistenti, regola naturalmente la temperatura interna della casa, respira e contribuisce alla ventilazione, stabilizza l’umidità, filtra e depura l’aria, è caldo al tatto ed è fonoassorbente. Non influisce inoltre sui campi elettrici e magnetici naturali.
Conscio di queste verità, ma soprattutto sensibile all’estetica del “restauro conservativo”, humus della storia locale, Giuseppe Zagari, professore di applicazioni tecniche in pensione, ha voluto egli stesso restaurare il portone in castagno della propria abitazione. Con certosina pazienza e con l’aiuto di un collaboratore solo per la sverniciatura, ha portato a termine il lavoro di restauro, durato due mesi, riportando in perfetta efficienza il portone con tutti i pezzi originali di metallo: le cerniere, i due battenti in ottone, la serratura d’epoca.
Sono ben inseriti nel contesto del palazzo la Tabaccheria del Corso e l’ufficio di commercialista di Maria Grazia Marinelli le cui facciate sono state ben restaurate con i mattoni a vista dal maestro muratore Raffaele Balice e dall’impresa Edil dei fratelli Giacci. Anche il negozio di abbigliamento Legend Store e la cartolibreria Lo Scarabocchio, senza fare alcuna modifica alle facciate, hanno rispettato lo stesso l’originario progetto. L’unico neo che si porta dietro quest’ultimo esercizio è la vetrina che nel passato, quando questo locale fu ubicato a negozio, poteva essere realizzata all’interno per non rovinare l’estetica del palazzo. ‘U vine bóne ce vénne sènzè fràsche (il detto si riferisce all’antica usanza di mettere davanti alla bottega del vinaio una frasca per propagandare il prodotto)

No, No all’isolato in Corso Garibaldi-Borgo Oriente tra via Nicotera e via Poerio. Il caseggiato dove è inserita la ferramenta agricola di Giosino Mascia, che già trovò lo statu quo ante quando aprì l’esercizio, si presenta con una “evoluzione” di colori (freddi e caldi), dal vecchio graffiato a quattro tinte fino al giallo e al terra di Siena di alcuni anni fa. Il tutto stona con la facciata in pietra della merceria Filomania, soffoca l’abitazione di Pietro Ciancia al civico 127 con i mattoni a vista, vanificandola, e non rispetta il contesto del restauro conservativo del centro storico, di cui fa parte Corso Garibaldi, che vuole i mattoni a vista, il bianco o le due soluzioni abbinate.
Ogni complesso urbano, dalla catapecchia fino al monumento artistico, rappresenta un’epoca storica in un tutto armonico. In genere si valorizza la monumentalità ignorando le caratteristiche della comune abitazione. Ed è come fare la storia occupandosi solo di battaglie e dei matrimoni dei re. Ma non si fa nemmeno questo. Basta guardare lo scempio perpetrato alle chiese di S.Mercurio Martire a Serracapriola e di S.Giorgio a Chieuti.
Questo martellante tormentone, sempre più ripetitivo, continuerà a denunciare altri colori del centro storico che ridicolizzano il nostro paese.