Sì, Sì – No, No - a cura di Giuseppe Gentile


Continua il discorso, già ampiamente trattato da La Portella e approfondito su questo sito, riguardo il restauro conservativo del centro storico di Serracapriola. Analizzo soltanto il colore della parte muraria delle case tralasciando, per carità cristiana, tutto il resto (infissi, ringhiere ecc.) non ricostruito come l’originale. È importante prima di tutto avere le idee chiare sul “colore” da dare agli intonaci necessari, dove non è possibile, per vari motivi, lasciare i mattoni a vista.

Chi ha paura del bianco?

Errare è umano, perseverare diabolico. Partiamo dalla seduta del 18 ottobre 2007, in cui il Consiglio Comunale, grazie al coraggio del gruppo di maggioranza, ha discusso, l’art.11 del Piano Particolareggiato dell’arch. Sara Rossi, approvato nell’anno 1974, riguardante il restauro conservativo del centro storico di Serracapriola (dove sono ammessi, oltre i mattoni a vista, per l’intonaco i colori: bruno spento, bianco, grigio chiaro, terra di Siena chiaro).
Un evento per il paese, se non fosse stato poi vanificato, come vedremo, per porre fine allo show dei “Colori del Centro Storico”, iniziato nel 1974.
Nella discussione dell’assise comunale per la scelta dei colori da dare sugli intonaci, nel gruppo di minoranza, la consigliere della lista civica dott.ssa Rosamaria Giacci si è battuta per il bianco e i mattoni a vista; per i consiglieri della lista “Città Nuova” ing. Ernesto Torres e il maestro muratore Raffaele Balice il solo bianco è troppo limitativo e penalizzante per la libertà del cittadino. Il bianco-calce che ha caratterizzato l’urbanistica serrana per secoli viene così sottovalutato e messo sullo stesso piano degli altri colori (il plurale “colori”, ‘a mèzzétte di chelure, non dovrebbe esistere nel gergo del restauro conservativo serrano). Alla fine il gruppo di maggioranza (FI-AN-UDC), che inizialmente per bocca dell’assessore Francesco Di Siro aveva scelto il bianco e i mattoni a vista per riportare alle origini il Centro Storico, finì per aggiungervi anche il “terra di Siena tipo mattone”, indicato dal sindaco rag. Marco Camporeale.
Nella riunione consiliare n.8 del 22 febbraio 2008, (assenti le consiglieri Maria Chiara Castriota e Lia de Marzio) è stata approvata all’UNANIMITÀ la variante alle norme tecniche attuative generali e particolari del vigente piano particolareggiato della zona A e B3 di completamento riguardante la manutenzione esterna degli immobili nel centro storico del paese.
Art.11 variato “Le finiture esterne degli edifici debbono rispettare con il massimo rigore possibile le caratteristiche ambientali delle aree storiche circostanti.
Per quanto riguarda le pareti esse saranno a mattoni, oppure ad intonaco rustico o ad intonaco tinteggiato.
I colori ammessi sono: il bianco e il terra di Siena tipo mattone. È fatto divieto assoluto di intonacare le esistenti pareti a mattoni o pietre dei palazzi storici (classificati come restauro conservativo architettonico dal Piano Particolareggiato zona “A” storica e fabbricati destinati ad uso pubblico), e precisamente chiese, castello, conventi ed ex conventi. È possibile per tali pareti di palazzi storici procedere alla sola ripulitura o sabbiatura degli stessi…..

La normativa, corretta nel complesso, viene vanificata dal “terra di Siena tipo mattone”, un falso storico, che inquina tutto il resto ed è in contraddizione con il significato della prima frase dell’art.11.
Il compromesso politico del Consiglio Comunale con la cittadinanza è evidente: accontentare il cittadino, non educarlo. Si ammette così tutto e il contrario di tutto, perché il terra di Siena è l’esatto contrario del bianco calce e dei mattoni a faccia vista. Il colore terra di Siena, chiaro o scuro, dove predomina il giallo, con la sua infinita gamma di tonalità, non ci appartiene, per cui doveva essere eliminato senza esitazioni fin dall’inizio. Esso è sconosciuto alla storia urbanistica del nostro paese, a cui si deve rifare il progetto del restauro conservativo del centro storico. Il restauro conservativo non può avere un’evoluzione a colori, né una varietà di toni di uno stesso colore, dettata dalla moda o dall’arbitrio, altrimenti non è conservativo.
Il bianco calce per secoli ha ricoperto i muri delle nostre case, senza intonaci, di circa un metro di spessore. Il tempo ha scrostato la patina dell’imbiancatura, lasciando i mattoni a vista. Intanto gli abitanti dei bassi e dei poggioli con scalea (vegnèle), nell’imbiancare a calce l’interno dell’abitazione riquadravano di bianco anche l’ingresso. Ecco perché dalle foto degli anni cinquanta notiamo scorci del centro storico con i mattoni a vista alternati da parti bianche. Continua poi il trionfo del bianco con i portali in pietra di Apricena. Da qui le tre soluzioni: mattoni a vista, bianco, o il loro abbinamento a macchia di leopardo (una via di mezzo per salvare il salvabile), che proponiamo ai cittadini che non vogliono essere “complici”, nella scelta del colore terra di Siena, della normativa in vigore (a mio parere errata). Soltanto così si può caratterizzare il paese. Senza questa coerenza di base non si può nemmeno parlare di turismo a Serracapriola.