Il copiato a cura di Antonio Daddabbo

Nel secolo scorso, un mezzo fondamentale per imparare a leggere e a scrivere era il copiato, divenuto poi, nelle scuole elementari, uno strumento di punizione: “copia dieci volte questa pagina.....”.
  
Quando non esisteva la “carta carbone” o, in seguito, la fotocopiatrice, al copiato gli adulti ricorrevano per duplicare uno scritto e si notava subito se lo scrivano era istruito o ignorante.
   La condizione basilare per “copiare bene” è la capacità di leggere e capire il testo e, se ciò avviene, il copiato diventa uno strumento di progresso.
   In architettura il copiato ha garantito quel calore ambientale che l’uomo moderno, da analfabeta, è riuscito a distruggere.
   Nei centri storici, prima di avviare una nuova costruzione, si prendeva in considerazione il “comportamento” delle costruzioni già realizzate nelle vicinanze. In pratica si “copiava” quanto di buono era stato realizzato e si scartava ciò che aveva dato risultati scadenti.
   Si è passati così dalle palafitte alle case in muratura con piccoli ma continui miglioramenti .
   Nelle zone sismiche, si teneva in conto non solo il comportamento della muratura, ma anche quello del suolo sottostante.
   Questo metodo ha impedito di realizzare case di montagna al mare e viceversa.
   Forse alla base del saper copiare c’era la povertà. L’uomo era concentrato nel raggiungere i migliori risultati con la minima spesa: non poteva correre il rischio di sperperare denaro nel copiare cose viste o pensate, ma non collaudate.
   Se osserviamo la casa natale di Alfonso Sabatino, in “Piano delle donne”, non possiamo non ammettere che oggi appare “deturpata”, ma perché ?
   Soffermiamoci sulle due immagini ingrandite:

  1. nella foto a sinistra, la muratura non è stata ricoperta di intonaco, ma semplicemente imbiancata a calce. L’umidità ha avuto libero sfogo all’esterno, disegnando, in modo piacevole, la struttura muraria sul bianco della facciata e lo stesso disegno sarà cancellato con una semplice imbiancatura. Nella foto a destra, nelle stesse zone, l’umidità, oltre che espandersi maggiormente, ha creato grandi macchie, scrostando parzialmente l’intonaco, che dovrà essere rifatto completamente (v. foto);
  2. l’arco è pur sempre arco di una circonferenza (come si nota nella foto a sinistra). L’eventuale deformazione può essere dovuta a cedimenti per carichi sovrastanti, ma non è il caso in esame, dove la deformazione, dovuta all’intonaco, non ha alcuna giustificazione;
      
  3. infastidisce, come un qualsiasi falso, la pretesa di evidenziare un solaio e un architrave in una costruzione con volte ed archi;
      
  4. ha tolto snellezza, all’intera apertura, l’aumento di altezza del parapetto, mentre si poteva raggiungere lo stesso scopo con un fioriera;
      
  5. non sono ben accette le ringhiere delle scale, che non rispettano il parallelismo con la rampa.

Si potrebbe continuare ancora per molto nel dimostrare l’incoerenza degli interventi e concludere che il colore altra colpa non ha se non quella di evidenziarli.
  
  
  Bari, 7 dicembre 2007