I PROGRAMMI DEL 1945

Il dopoguerra, dopo la caduta del Fascismo e la Liberazione da parte degli alleati, per l’Italia sconfitta, sembrava senza speranza. Si mangiava con la tessera, s’indossavano i vecchi vestiti, rattoppati in casa. I ragazzi d’estate camminavano scalzi e solo nella stretta necessità calzavano le scarpe, protette da bullette, centréll. La prima esigenza era come procurarsi il pane quotidiano. Tutto il resto veniva trascurato, fra cui la scuola. L’analfabetismo così aumentava. Nel 1943 negli edifici scolastici di Serracapriola gli alleati stampavano le AM-lire, la valuta militare alleata (AM = Allied Military Currency). La scuola elementare si trovava in condizioni pietose con gli arredi scolastici ridotti all’osso. Però, pur tra mille difficoltà, grazie all’opera appassionata dei maestri e dei funzionari scolastici, riprendeva il suo corso. Nell’anno scolastico 1945-46 (direttore didattico Nicola Pitta) nella classe Iª femminile sez.A, della maestra Assunta Cocco in Santoro, con 43 alunne iscritte, ubicata nell’edificio scolastico di Corso Garibaldi, la suppellettile scolastica a disposizione era di tre tavoli lunghi, una sedia, la lavagna. Gli scolari per frequentare la scuola dovevano farsi costruire a proprie spese il banco scolastico, che, senza volerlo, diventava personalizzato.
  Intanto bisognava dare alla scuola elementare con immediatezza un ordinamento nuovo che rispecchiasse le nuove condizioni di libertà ma anche di ricostruzione del paese. Quindi l’esigenza di stilare nuovi programmi d’insegnamento, con nuovi libri di testo in sostituzione a quelli del 1923.
  Con Decreto Luogotenenziale del 24 maggio furono redatti da un’apposita commissione, con l’approvazione dei ministri De Ruggiero e Arangio Ruiz, i programmi del 1945, finalizzati a rieducare il popolo italiano ai valori della libertà e della socialità. Il Capo della Commissione alleata, colonnello Washburne, noto pedagogista di scuola deweyana, collaboratore influente e determinante, ne diede l’assenso per la loro aderenza alla nuova pedagogia, pregna dei sani principi dell’attivismo. (Vedi -The School and Society- Scuola e Società — di John Dewey — 1ª edizione: aprile 1949).
  Da noi in questo periodo, per designazione prefettizia, fu nominato sindaco (1944-45) Daniele Giacci al posto del maestro Lorenzo Castriota, commissario rinunciatario il 21-9-1944, che doveva tornare al lavoro alla riapertura delle scuole. A sua volta il Giacci dovette lasciare l’incarico per riprendere il suo lavoro a Roma. In seguito alle elezioni amministrative del 7 aprile, il 27-4-1946 fu eletto sindaco di Serracapriola il comunista Domenico Carrara. Intanto re Vittorio Emanuele III il 9-5-1946 abdicava in favore del figlio Umberto di Savoia. Dopo il breve "regno di maggio" di Umberto II, quarto ed ultimo re d’Italia, e in seguito al referendum istituzionale del 2-6-1946, nacque la Repubblica Italiana il 18 giugno 1946 e il 13 luglio fu costituito il II° governo di Alcide De Gasperi (13-7-46 / 3-2-47— Dc-Pci-Psiup-Pri-) con Guido Gonella al ministero della Pubblica Istruzione.
  Alla base dei nuovi programmi per la Scuola Elementare c’era il rispetto della personalità del discente che diventava artefice della sua formazione. Per la prima volta si chiariva "…è premessa indispensabile l’unità d’insegnamento. Queste materie non debbono essere considerate distinte l’una dall’altra; esse costituiscono un tutto unitario ed armonico che si fonde nella coscienza dell’alunno…". Parole sacrosante!
  Veniva annullata la distinzione tra scuole urbane e rurali, maschili e femminili. Si proponeva un’attività didattica comunitaria e fondata sull’autogoverno, sulla responsabilità individuale e collettiva. In contrapposizione al nazionalismo razzista si mirava alla fraternità umana. La religione cattolica, sempre come coronamento di tutto l’insegnamento, si fondava non sul catechismo ma sul Vangelo. Però i programmi si fermarono ad organizzare la scuola come comunità sociale senza metterla a contatto con la vita e con le altre realtà esterne ad essa.
  Purtroppo, per la disastrosa realtà del dopoguerra, i semi della riforma (la creatività, l’unità d’insegnamento, l’osservazione) non trovarono il terreno fertile per attecchire. Fatte le dovute eccezioni, molti maestri impreparati e sprovveduti non accettarono le indicazioni espresse anche in modo astratto. Per cui nella didattica quotidiana dei docenti affiorava l’insegnamento umanistico tradizionale della scuola gentiliana depurata dalle incrostazioni fasciste e il governo non si sforzava più di tanto per attuare il cambiamento.
  Nel periodo della clandestinità l’AIDI (Associazione Insegnanti Democratici Italiani) diventò nel luglio 1944 Federazione italiana della Scuola (FIDS) rappresentando il movimento politico unitario di tutti gli insegnanti. Nel dopoguerra risorse rafforzato l’associazionismo cattolico: il Movimento maestri di Azione Cattolica e l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC).Il Sindacato Nazionale Scuola Elementare (SINASCEL) prima in prevalenza di sinistra, ebbe la maggioranza dei cattolici nel 1947. In seguito allo sfaldamento dell’unità sindacale, nel 1951 il SINASCEL conflui nella CISL. I laici, che riproposero nel dicembre del 1947 l’AMI (Associazione Magistrale Italiana), crearono nel 1952 un loro sindaco apolitico lo SNASE (Sindacato Nazionale Scuola Elementare).
  In base alle necessità impellenti del dopoguerra, come il vecchio analfabetismo e quello di ritorno e l’assistenza ai bambini, i provvedimenti importanti furono: il decreto 17 dicembre 1947 che istituì la Scuola Popolare, avocando allo Stato i corsi elementari per adulti analfabeti e semianalfabeti, lasciati prima alla gestione di enti delegati e di privati e il rilancio del Patronato Scolastico, con la refezione, il doposcuola e altri aiuti agli alunni bisognosi.
  "Nell’Assemblea Costituente il dibattito sulla scuola s’incentrava sulla libertà d’insegnamento, ossia sulla scuola privata per la quale i cattolici chiedevano non solo piena parità giuridica con la pubblica ma anche finanziamenti da parte dello Stato". L’art.34 della Carta Costituzionale del 1° gennaio 1948 recita "La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per otto anni è obbligatoria e gratuita. I capaci ed i meritevoli anche se sprovveduti di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi. La repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che debbono essere attribuite per concorso."
  Intanto le elezioni politiche del 18 aprile 1948 videro il trionfo della Democrazia Cristiana con la maggioranza assoluta dei suffragi, e la riconferma di Alcide De Gasperi a Presidente del Consiglio (Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi). Anche a Serracapriola la DC ebbe lo stesso successo con l’elezione a deputato del concittadino Gustavo de Meo. Alle amministrative del 12-9-1948 fu eletto sindaco Alessandro Marinelli (18-9-1948/26-4-1950). Dimissionario, prese il suo posto Gustavo de Luca (27-4-1950/17-9-1951). Questi dimessosi a sua volta, fu sostituito da Antonio B. Del Carretto (18-9-1951/31-5-1954). Nella giunta di queste tre legislature Iginio Giacci, maestro e fiduciario del circolo didattico locale (di cui nel 1948-49 era direttore didattico C. Grilli), ricoprì la carica di assessore alla Pubblica Istruzione. In seguito alle elezioni comunali del 1954 e del 1958 fu nominato sindaco Primiano Magnocavallo dal 1954 al 1962 e assessore alla P.I. il maestro Ermanno Gianserra.
  Parecchi uomini della nostra scuola s’impegnarono nel corso degli anni per la riorganizzazione del Patronato Scolastico, ricoprendo la carica di Presidente o di segretario-direttore.
  L’assistenza alimentare (colazione, pranzo, merenda) venne gestita dall’A.A.I. con un grosso contributo proveniente dagli Stati Uniti d’America.
  Il 18 maggio del 1955 alla "Sagra dell’Igiene Pubblica" le Autorità, in visita alla scuola elementare e alla scuola materna "Mercurio Centuori", premiarono le maestre: Maria De Girolamo e Ada Centuori con un diploma di lode e L.5.000; Elsa Carriero, Carmelita Gentile e il maestro Michele Ferro con "menzione onorevole".
  Intanto, specie nel sud, la scuola elementare veniva disertata dopo le prime classi e gli analfabeti erano numerosi anche fra i giovanissimi. A questo cercò di rimediare il "Piano P" che applicava misure di emergenza specie nelle province più depresse.
  Anche attraverso la televisione italiana, nata negli anni ’ 50, si pensò di combattere l’analfabetismo. Nel novembre del 1960 la RAI organizzò una scuola popolare televisiva e andava alla ricerca di un maestro valido per condurre la trasmissione, poiché i 200 candidati presentatosi non superarono la prova. Ci pensò il direttore didattico di una scuola di Roma, la "Fratelli Bandiera", a mandare al provino della RAI un suo maestro, Alberto Manzi. Questi prese la lezioncina scritta che gli venne presentata e la strappò. Poi tirò fuori un po’ di carta da pacchi e improvvisò una sua lezione espletata con caratteristici disegni realizzati col suo gessetto. Fu preso a volo. Nacque così la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi che trovò un 10 per cento di italiani analfabeti (con punte del 50% nel Veneto e nel Meridione). Otto anni dopo la percentuale s’era ridotta al 3%.
  Alle 18,30, sei giorni su sette, l’Italia semianalfabeta (ed anche la sede della Comunità Braccianti di Serracapriola, in via S.Anna n.8, con il Corso Popolare di tipo A-B-m. ad indirizzo televisivo, diretto dal maestro Giuseppe Gentile) si collegava con l’unico canale TV in bianco e nero dove il maestro Manzi insegnava con i suoi celebri scarabocchi fatti col gessetto. In otto anni gli italiani che ottennero la licenza furono 1 milione e 400 mila.
  "Ero talmente famoso -
diceva Manzi - che mi proposero perfino dei caroselli….La bellezza di 25 milioni di allora….Ma un maestro non fa queste cose."
  Educatore di razza, aborriva i copioni scritti, compilare carte piene di artificiosità e falsità o accettare incarichi che lo allontanassero dal rapporto assiduo con i suoi discenti. Nell’81 fu sospeso dall’insegnamento per due mesi per non aver voluto compilare le schede di valutazione. "Poi di fronte alla protesta dei genitori, mi riammisero, però con lo stipendio decurtato. Ma che volete che me ne importi. Anche alla RAI i gessetti me li sono sempre comprati da solo!"
  Nel 1990 la TV lo richiamò in servizio. Su Raitre, con una nuova trasmissione Impariamo insieme, Alberto Manzi insegnava l’italiano agli extracomunitari.
  Oggi la nostra scuola elementare, che dovrebbe mirare all’unità d’insegnamento, risulta in pratica, frammentata e dispersiva, a causa della riforma del 1985, voluta soprattutto per occupare i troppi maestri, per cui sotto alcuni aspetti è ancora nella fase del dopoguerra. Conseguenza: il bambino rimane anche oggi un vaso da riempire.