Mentre nei paesi vicini da anni era stata sradicata questa usanza, da noi invece, era dura a morire. Con l'ordinanza dell'1-8-1954 emanata dal sindaco democristiano Primiano Magnocavallo, si proibiva l'allevamento casalingo dei suini. Questo provocò un'accesa polemica tra i fautori e gli oppositori del provvedimento. Si pensò di risolvere la diatriba delegando il "Borgo" (periodico serrano di quegli anni) a indire un referendum "onde accertare la volontà della maggioranza della popolazione e fornire all'autorità comunale elementi per una decisione democratica".
Stato della Questione: I) Tesi degli oppositori: 1) l'allevamento casalingo del maiale rappresenta una economia familiare. Tanti che possono comprare il maiale piccolo, non possono invece comprare il maiale ingrassato. 2) Gli inconvenienti igienici si possono contenere con un'accurata pulizia e riducendo l'orario di uscita.
II) Tesi dei fautori: 1) l'allevamento casalingo del maiale non rappresenta un'economia familiare. A fare bene i conti ci si rimette. Il maiale non ingrassa con l'aria o con i rifiuti, ma con il mangime che il contadino non valuta perché non lo compra. Senza contare le epidemie che portano la morte del maiale e la perdita del capitale. 2) tutta l'igiene pubblica viene compromessa per quattro mesi, riducendo nel nulla gli sforzi e le spese che si fanno per l'igiene. Non c'è nessun accorgimento che possa impedire l'ammorbamento delle case e delle strade e i pericoli per la salute pubblica. 3) Viene deturpato il decoro e la dignità del paese con la presenza dei suini anche nelle strade centrali.
III) Calcoli tecnici del veterinario Gabriele Giannubilo. Acquistando un maiale di Kg.50 (acquisto della maggior parte della cittadinanza) e tenendolo per l'ingrasso della durata di 105 giorni (4 settembre - 20 dicembre) si riportono qui di seguito i valori dell'acquisto e le spese per l'ingrasso. Costo iniziale nel 1954 di un maiale di Kg.50 £25.000. Spese di ingrasso per 105 giorni £36000. Totale £ 61.750. Peso iniziale di un maiale Kg.50. Peso totale dopo 105 giorni Kg. 112. Accrescimento per giorno Kg. O,597. Per ogni chilo di aumento di peso vivo sono necessari Kg. 2,500 di sostanza secca, vale a dire Kg. 8,800 di grani perché la relazione nutritiva per un maiale di Kg. 50 è di 1:4. Conclusioni- Mentre il mercato offre maiali di lire 450-480 al peso vivo, l'allevamento casalingo li consuma a lire 550 il Kg. Peso vivo.
Modalità del referendum. 1) Ogni famiglia ha diritto a un voto. 2) La famiglia che è favorevole all'allevamento casalingo del maiale scrive sulla scheda SI, la famiglia che è contraria scrive NO. 3) La scheda deve essere firmata dal votante. 4) La Commissione preposta al referendum è composta da: Cav. Michele Mancini Conciliatore Presidente, Rag. Antonio Galasso, Redattore de IL BORGO e da un rappresentante per ogni associazione di categoria. 5) I risultati saranno comunicati alle "Autorità Comunali". (da IL BORGO di Aprile e Maggio 1955 - ANNO III-).
La cittadinanza nel referendum bocciò l'allevamento casalingo dei suini poiché capì che era antieconomico. Infatti i nostri contadini non producendo granturco sufficiente per alimentare il maiale dovevano acquistarlo.
La carne suina cominciò a perdere di prestigio a favore di quella vaccina ed inoltre veniva sconsigliata per i grassi nocivi alla salute. Intanto cominciò a prendere piede l'allevamento industrializzato e la commercializzazione all'ingrosso di carni già macellate. Il nostro mattatoio non avendo più modo di esistere anche per la fatiscenza del fabbricato e per le condizioni igienico-sanitarie non più idonee ai tempi, fu chiuso nel 1982. Il tentativo di una sua ristrutturazione, iniziato, fallì, viste le condizioni attuali del complesso.
Il Porco, però, tornò di prepotenza sulla bocca di tutti quando, in base alla concessione edilizia del 2-8-1990, si voleva realizzare in agro di Serracapriola, contrada Boccadoro, una porcilaia per suini da ingrasso della ditta Amadori. Questa industria, per aggraziarsi prima i palati e poi i cervelli dei serrani, fece distribuire in corso Garibaldi porzioni di porchetta. Ma esplose il dissenso della cittadinanza che, guidata dalla "Lega Ambiente" locale, impedì la costruzione di quella che doveva essere l'apoteosi del suino serrano firmata Francesco Amadori.
La crisi della vendita delle carni bovine per il caso "mucca pazza" ha fatto rivalutare la carne suina, anche perché, grazie ai magroni, meno grassa rispetto a quella del passato. Oggi, il commercio sembra normalizzato e la carne vaccina torna ad essere quella più richiesta. Sotto il profilo igienico-sanitario e di conservazione, grazie ai frigoriferi, c'è stato un notevole progresso rispetto al passato, però, a causa della manipolazione, la carne non risulta più un prodotto genuino. In questo enorme ingranaggio industriale chi ne fa le spese sono i tanti consumatori e i nostri macellai, vocati all'allevamento ed alla macellazione di razze autoctone. Cacchione Fabrizio, Cacchione Lino, Cacchione Massimo, Ciancia Piero, Di Cesare Cesare, Rendine Lucia con la sua polleria, Pignatelli di S.Paolo e Di Nauta di Lesina operano nelle loro macellerie con competenza vendendo carni garantite a norma di legge e insaccati di produzione propria freschi o sottovuoto.
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