Proverbio: Chi negòziè cambe, chi fètije móre. Chi negozia (commercia) vive, chi lavora muore.


Il commercio si fonda su un contratto, scritto o verbale, che regola il passaggio di un bene, o servizio, tra due soggetti, in cambio di una contropartita, cioè del pagamento, la buona conclusione del contratto si dice “Vendita”.
I commercianti si suddividono in dettaglianti o negozianti se vendono piccole quantità di merce all’acquirente finale (consumatore) e in grossisti se vendono grosse quantità di merce a dettaglianti o ad altri grossisti.
Ogni vendita è soggetta ad una serie di passaggi:

  • Produzione del bene o il suo acquisto per essere rivenduto.
  • Diffusione del bene che può essere prodotto su ordinazione e può essere acquistato. In questa fase c’è la pubblicità (reclème) del prodotto.
  • L’ordinazione del bene da parte dell’acquirente che s’impegna ad acquistarlo a determinate condizioni. Qui ci può essere il rappresentante (cumméss), un tramite tra il produttore o il grossista e chi acquisisce il bene, il negoziante dettagliante.
  • Trasferimento del bene verso il luogo di esposizione e/o verso l’acquirente con i vari mezzi di trasporto.
  • Pagamento: regolazione del contratto, questa operazione chiude di solito la transazione. Un tramite a questa operazione può essere la Banca.

Un po’ di storia….
Gli ambulanti itineranti (venditori dei propri prodotti = vendita diretta) erano i primi espletori commerciali. Quando questi cominciarono ad aggregarsi nelle zone frequentate da più gente nacquero i mercati. Girando sperimentavano i posti più convenienti per fermarsi stabilmente creando sedi fisse: i negozi (putéche). Si forma la figura del negoziante (putechére) che acquista il bene per rivenderlo, ripetendo due volte le fasi del commercio sopraesposte. Con il negozio crebbe la figura del mercante (il grossista di oggi). Questi doveva sempre garantire al rivenditore le novità con merci sempre appetibili da cui dovevano scaturire lauti guadagni e per trovarle doveva affrontare lunghi e rischiosi viaggi con i mezzi del tempo. Le autorità locali per garantire al mercante il buon esito dei suoi affari migliorarono i mezzi necessari per dare sicurezza al commercio. Da qui la nascita delle dogane dove venivano riscossi i dazi sui prodotti di passaggio. Protetto dal dio Mercurio, messaggero ed imbroglione, il mercante, molto ricco, era malvisto nell’antichità, perché, più furbo del produttore e del negoziante, e siccome non produceva, veniva considerato un parassita. I mercati che vitalizzavano le comunità progredite e servivano, con il commercio al minuto, la città o il quartiere avevano bisogno di essere riforniti e stimolati a progredire: ecco le fiere, dove prevalevano gli scambi commerciali tra grossisti. Nella maggior parte dei casi non c’era il dazio. Qui i cinque passaggi vengono ripetuti quattro volte: Produttore, Mercante, Mercato, Cliente finale. Nelle grandi fiere annuali oltre a fare affari si socializzava e ci si svagava. A Serracapriola nella fiera di S.Rosalia c’era il commercio degli animali, di prodotti alimentari, e la vendita diretta degli artigiani ( funaio, vasaio, sellaio, calzolaio, ramaio). Gli zingari e i mediatori (zènzène) erano i protagonisti. Gli acquirenti aspettavano questo momento per fare gli acquisti importanti, anche perché trovavano molte novità.
La conseguenza dei mercati portò alla nascita dei grandi magazzini. Il cliente viene agevolato perché senza spostarsi trova tutto. Il grande magazzino non è altro che un mercato ingabbiato in un grande locale chiuso diviso in reparti, dove il cliente è libero di entrare e trattenersi anche senza comprare nulla. Oggigiorno le fabbriche per la facilità del fornitori aprirono negozi al dettaglio. Questa tecnica, che nasce alla fine del secolo scorso, si espande enormemente dopo la seconda guerra mondiale. Oggi si è evoluta ed è conosciuta con il nome di “Franchising”. La forma commerciale più economica invece è il Descount che può dare la merce a prezzi ancora più bassi perché sceglie produttori sconosciuti, non espone merce nei reparti, poco personale, assenza di garanzia. Spetta solo al consumatore provare i vari prodotti per sceglierli. Un’altra tecnica moderna che si sta diffondendo è la vendita elettronica. Stando comodamente seduti in casa si sceglie a video la merce, si fa l’ordinazione e la si riceve tramite un corriere. (Liberamente tratto da uno scritto di Alberto Beone)
Normative Commerciali
Nel settore del commercio al dettaglio per l’apertura di un esercizio si richiedeva da parte del potenziale esercente di fare domanda per avere una “licenza” dalle autorità preposte a concederla. Con il Regio Decreto 2174 dell’anno 1926 si davano ampi spazi decisionali alla Amministrazione Pubblica per il rilascio delle cosìddette licenze di Generi diversi, in linea di massima generiche. Non era pensabile, come non è pensabile maggiormente oggi, in un paese di poche anime come Serracapriola, aprire un negozio a settore merceologico specifico. Le domande venivano esaminate dalla Commissione Comunale che autorizzava ad esercitare l’attività commerciale. Per ritirare la licenza bisognava pagare un deposito cauzionale di £500. Il numero degli esercenti, limitato, era rapportato al numero degli abitanti del paese. Ne conseguiva la compra vendita della licenza con l’avviamento del negozio o il subingresso quando questo veniva ceduto dal vecchio al nuovo commerciante.
Con la Legge 426 dell’anno 1971 vengono introdotti aspetti innovativi e migliorativi rispetto alla precedente normativa, come le tabelle merceologiche (da I a XIV, approvate con D.M. 30-8-1971) che danno una regolamentazione per generi distinti. La Commissione della disciplina del commercio veniva nominata dal Consiglio Comunale ed era composta dal sindaco o un suo delegato che la presiedeva, (tra membri effettivi e supplenti) quattro rappresentanti del consiglio comunale, dieci rappresentanti dei commercianti, designati dai sindacati di categoria, due rappresentanti dei coltivatori agricoli. Per ritirare la licenza si pagava la tassa di concessione governativa.
Per l’attuale normativa, liberista, relativa al commercio fisso, datata 24 maggio 1999, non esistono più le vecchie tabelle merceologiche e la commissione esaminatrice ma soltanto due settori: alimentare e non alimentare. Non c’è più il numero limitato per il rilascio delle licenze, basta possedere determinati requisiti morali, mentre quelli professionali (con l’attestato di un corso professionale) sono indispensabili solo per esercitare nel settore alimentare.