Famiglia Maresca Donnorso Correale Revertera;
ramo primogenito: Duca di Serracapriola, Conte di Tronco
La tenuta Tronco, azienda agricola in agro di Serracapriola, appartiene ai Maresca, famiglia napoletana originaria di Sorrento (feudatari del borgo dal 1742 al 1806 con dimora in un castello del sec. XV e mastio del sec. XIII), dal 1742 quando il I Duca Nicola Matteo Maresca (1691-1759) acquistò all’asta pubblica per ducati 197.000 la terra di Serracapriola con il casale di Chieuti.
La grande tenuta, distante km sei dal paese, veniva utilizzata unicamente a pascolo anche con il II Duca Antonino Luperzio (1750-1822), primogenito di Nicola Matteo, fino al 1918. Costituita da una zona solcata, in direzione ortogonale al fiume Fortore, da ampi canaloni simili a piccole vallate, con sponde improduttive, e da larghe zone paludose ove la malaria infieriva e non consentiva la permanenza stabile dei lavoratori sul posto. Perciò urgeva procedere alla prima bonifica e trasformazione fondiaria e agraria della tenuta stessa.
Il III Duca Nicola Matteo (1790-1870), primogenito di Antonino, fece costruire a Tronco la chiesetta dedicata a Santa Filomena di Mugnano. Dei suoi sette figli l’unico erede fu Giovanni Antonino Nicola Benedetto (1834-1866), conte di Tronco, morto di colera a 32 anni, lasciando due figli, dei quali Nicola Maria Giovanni, IV Duca di Serracapriola, ereditò beni e titoli.
Il IV Duca, Nicola Maria Giovanni Maresca (1867-1948) sposò nel 1890 Anna Revertera, Duchessa della Salandra, e si dedicò alla conduzione dei suoi terreni e alla bonifica del feudo di Tronco. A sue spese fece costruire un acquedotto e un elettrodotto e arricchì la tenuta con una statua dell’Immacolata e altre opere a ricordo di personalità del proprio casato, ma in primis si dedicò all’educazione del figlio Giovanni, erede dei beni e del titolo.
Il V Duca, Giovanni Maresca Donnorso Correale Revertera (11/01/1893-06/09/1971), duca della Salandra e di Serracapriola, coniugato con la Nob. Maria de la Feld (08/09/1897-06/08/1963) ebbe tre figli: primogenito Antonino Uberto Luperzio (03/11/1924 - 25/10/2007) erede di beni e del titolo di Duca, March. Stefano Giovanni Ludovico (25/08/1927-27/01/1982) e March. Anna Margherita Matilde (n.12-03-1935).
Con il V duca Giovanni venne completata radicalmente la bonifica di Tronco. Si ritenne così di affidare in compartecipazione la trasformazione dell’azienda alla Società Italiana Colture Agrarie (S.I.C.A.) che bonificò la tenuta Selva delle Grotte di ha 471 con contratto novennale del 1918 che si protrasse fino al 1922 e poi prorogato fino al 1936. In seguito questo fondo passò alla Società Fortore di Milano che continuò l’opera di bonifica con gli amministratori: prima Michele Filippi fino al 1943 e poi Domenico Ricci fino al 1954. Fra i giudizi lusinghieri per l’opera svolta da questa società ci fu l’inserzione nella guida d’Italia del T.C.I. Italia Meridionale con il titolo “L’importante esperimento di bonifica agraria con metodi moderni”.
Inoltre il duca Giovanni Maresca, proprietario dell’azienda, s’impegnò a completare la bonifica dell’intera azienda per il benessere della popolazione rurale di Serracapriola e comuni limitrofi. Oltre al riassetto del terreno con fossi di scolo, imbrigliamento di fossi e canaloni, realizzò strade, ponti e ponticelli, impianti di linea elettrica e di elettropompa, ricerca di acque sotterranee per tre pozzi artesiani; la costruzione di 7 case coloniche di 4 vani ed accessori ciascuna, oltre la stalla, la rimessa, il pollaio, la concimaia e la costruzione di 4 silos in muratura del tipo Safiz.
Colture: dissodamento e trasformazione in seminativi di ha 383 (parte a pascolo e parte a bosco) mediante lavori di smacchiamento con dicioccatura; impianto di circa ha 28 di vigneto su piede americano; impianto di ha 6 a frutteto; coltivazione di lino, cotone e tabacco su circa ha 17, di medicato e trifogliato su ha 15; impianto di n. 3.000 piantoni di varie essenze forestali.
Rientrata nel pieno possesso del fondo Tronco, dopo la bonifica ad opera delle due suddette società, la Casa Maresca iniziò subito a realizzare nuove opere: 1) una scuola donata al Comune di Serracapriola; 2) una casa colonica di vani 4 con accessori e dipendenze e un pozzo in località Giumentareccia (Maresca); 3) un acquedotto di Km 5,400 con derivazione da Serracapriola; 4) ricostruzione della chiesetta dedicata a S.Filomena di Mugnano; 5) fu inoltre costituito un centro per la lotta contro la malaria, in attività fino al risanamento della zona.
Il duca Giovanni Maresca, chiamato alle armi e catturato dagli inglesi nella II guerra mondiale, fu deportato in India. Prigioniero per circa sei anni, non potè controllare e dirigere l’azienda di famiglia. Appena rientrato dalla prigionia s’impegnò a ripristinare nell’azienda le opere danneggiate dall’occupazione degli alleati anglo-americani e ne fece costruire altre nuove: tre case coloniche, impianto di tre vigneti-uliveti, un oliveto al centro di Tronco, un vivaio per le necessità aziendali, ricostruzione dell’ovile al centro di Tronco, la costruzione di altre case coloniche e varie opere.
Stato dell’azienda dal 1950 e personale dipendente
Il centro della tenuta “Tronco”, amministrata da Agostino de Leonardis, era popolato dalla famiglia del pastore Antonio Paesani e figli, da affittuari, mezzadri e braccianti agricoli oltre ad artigiani e meccanici che per lavoro facevano la spola da Serracapriola. C’era anche uno spaccio di generi diversi con il “Sali e Tabacchi n.5” gestito dal titolare Casimiro Valentino. Per l’edilizia operava l’impresa edile di Antonio Marolla & figli che tra le altre costruzioni edificò la masseria Capoposta Nuova. Vi lavorava anche Ottavio Giacci dal 1940 al 1955, poi passato a lavori agricoli dal 1956 al 1989. L’azienda, formata da terreni e case coloniche, veniva controllata dal curatolo Iginio Pucarelli dal giugno 1949 al dicembre 2012.
Terreni: terreno seminativo a mezzadria ha 506; terreno seminativo in locazione ha 87; oliveto a conduzione diretta ha 6; vigneti e vigneti-oliveti facenti parte di 6 mezzadrie ha 18; pascoli rappresentati da terreni non suscettibili di trasformazione ha 146; incolti produttivi ha 58; strade poderali e tare ha 25. Totale 846 ettari (di cui una parte fu espropriata dall’Ente di Riforma Fondiaria) aggiungendo altri terreni boscosi ed incolti non comprensivi della tenuta Tronco si arrivava a 1.000 ettari.
Case coloniche: nei vari poderi per 10 mezzadri n.9 alloggi; per famiglie di mezzadri nel centro aziendale di Tronco n.11; per guardiano n.1 alloggio; per il pastore abitazione n.1; officina n.1; cantina con attrezzatura e botti di hl 300; rimessa attrezzi n.1; magazzini derrate n.6; silos n.3; stalla di m.30x7 n 1; stallone danneggiato e da trasformarsi ad ovile n.1; stallone per bovini 30x8 n.1; stalle per equini dei mezzadri n.3; stalla per bovini dei mezzadri n.1.
Servizi. Nell’azienda furono edificati: una chiesetta per il culto, una scuola con annesso giardino, una fontana con acqua del Sele, una cabina elettrica per illuminare tutte le case coloniche e per l’energia industriale; inoltre nel centro quattro pozzi di acqua sorgiva. A completamento delle necessità aziendali funzionavano nell’abitato di Serracapriola ampi magazzini per la conservazione e depositi prodotti.
Macchine ed attrezzi. L’azienda era dotata di: 1) due trebbie ad azione elettrica, complete di trasformatori, e motori elettrici; 2) un motore elettrico da 42 cv per aratura; 3) un motore elettrico da 7 cv per azionamento macchine; 4) un motore elettrico da 4 cv; 5) un motore elettrico da 3 cv.
Popolazione residente stabilmente a Tronco
Famiglie di mezzadri n. 25 – Famiglie di affittuari n. 12 – Salariati fissi n. 22
Con la mano d’opera derivante dalle famiglie suddette e con quella avventizia, ingaggiata nei periodi di punta si aveva un numero complessivo di giornate nell’annata agraria che copriva sufficientemente l’indice richiesto.
Il sistema di conduzione dell’azienda in gran parte era riservata alle mezzadrie che erano in continuo incremento, perché man mano che scadevano le locazioni, le relative superfici venivano riservate a nuovi mezzadri, con le costruzioni di caseggiati sempre in espansione. La ripartizione dei prodotti veniva fatta in azienda sempre con aliquote più vantaggiose per i mezzadri. Alcuni mezzadri: di Serracapriola, Raffaele Fracasso a Tronco centro; Alessandro Pescatore e il figlio Antonio; Saverio Scamazzo e figli Vincenzo e Guido, mezzadri con ha 35 di terreno dal 1947 al 1987; di S.Marco in Lamis, Angelo Martino di Tommaso e Antonio e Angelo Gualano; di S.Croce di Magliano, Michele Marino e Luigi Petti.
I salariati fissi venivano compensati con salario in gran parte in natura, consentendo l’investimento di circa ha 1,50 a frumento e a leguminose da seme per fabbisogni familiari.
La produzione cerealicola era alla base della rotazione predominante: grano duro e tenero, orzo, avena, fave (vedi prospetto: i dati si riferiscono all’annata agraria 1949-1950, caratterizzata dal predominante favonio (vento del sud), prolungata siccità e da elevate temperature).
L’organizzazione dell’azienda, concepita inizialmente con la scelta di Tronco come unico centro aziendale, per sopraggiunte esigenze di famiglia dovute al piano di bonifica fondiaria agraria, venne modificata con l’aggiunta di un secondo centro. Si costituirono così due centri interdipendenti: Tronco, il maggiore, di circa ha 550 e Capoposta nuova, il minore, del rimanente terreno.
Il duca Giovanni Maresca, il 5 febbraio 1949, effettuò un primo assegno ai figli maschi Antonino e Stefano, escludendo la figlia Anna per non frazionare ulteriormente la tenuta. Parte di entrambi i centri vennero assegnati in piena proprietà ai predetti figli Antonino e Stefano, già maggiorenni, in vista di formarsi una loro famiglia. L’atto venne stipulato per rogito Notar Mustilli Francesco del 5 febbraio 1949 per un importo di £. 5.000.000 per tassa di registro ed altro.
Ma nonostante il duca avesse sperato che non fosse applicata, come in altre zone, la legge Stralcio per la sua tenuta Tronco, essendo in avanzata trasformazione fondiaria e miglioramento agrario, per cui da ritenere non espropriabile, l’Ente di Riforma Fondiaria espropriò circa 380 ettari in contrada Colle della Pila e Maresca. Subentrarono così nelle terre dei mezzadri del duca Maresca, espropriate e frazionate in 34 poderi dall’Ente, i “Piccoli Proprietari della Riforma” (gli assegnatari).
Se il duca Giovanni avesse diviso prima la tenuta tra i suoi tre figli, quasi nulla avrebbe dovuto cedere all’Ente.
Antonino (1924-2007) conduttore della tenuta Tronco
Dal 1960 il figlio primogenito del duca Giovanni, Antonino, erede del titolo e di parte dei beni, destinato alla carriera diplomatica, per necessità, legata al detto “L’occhio del padrone ingrassa il cavallo”, si occupò della conduzione di 550 ettari di terreni che producevano grano, girasole e barbabietole. Era legato al paese sia per la sua attività che per il castello che considerava parte integrante dell’azienda agricola Tronco. A chi gli chiedeva della sua attività rispondeva “faccio l’agricoltore”. Impegno assolto nel migliore dei modi con sacrifici dal punto di vista personale. Anche dopo il matrimonio, celebrato a Bologna il 24 febbraio 1968, con la Nob. Nicoletta dei March. Baldasano Montanari Bianchini, Antonino che viveva a Roma, per oltre 40 anni fece la spola tra Roma e Serracapriola per essere presente nei periodi della semina e del raccolto del grano duro che vendeva alla Barilla. Antonino, VI duca di Serracapriola, nato a Napoli il 03-11-1924 morì a Bologna il 25-10-2007.
Carlo Maresca, marchese di Camerano,
del ramo secondogenito della famiglia.
Dopo la morte di Antonino, ha ereditato il titolo il cugino maggiore Nicola Maresca, nato il 03/08/1926, VII duca di Serracapriola. In seguito al decesso del duca Nicola (05/11/2009), il titolo è andato a suo figlio maggiore Stefano, tuttora VIII duca di Serracapriola.
I beni (l’azienda agricola Tronco, il castello e le altre proprietà immobiliari) sono stati ereditati, i 2/3 dalla moglie di Antonino, duchessa Nicoletta Maresca e 1/3 dalla sorella del defunto, Anna.
Secondo il volere del defunto l’intera proprietà non sarà venduta. Per volontà ed accordi interni degli eredi, l’altro cugino, il marchese Carlo Maresca (nato a Napoli il 05-11-1950) fu Benedetto (04/05/1910-13/05/2000), è diventato l’amministratore dell’azienda e il nuovo proprietario del castello. Castello che, dopo una prima ristrutturazione, grazie all’impegno e al lavoro del marchese Carlo e dei suoi due figli, Antonino e Giovanni, sta risorgendo a nuova vita ed è aperto al pubblico con visite guidate.
A Tronco, sede centrale dell’azienda, che continua ad avere come coltura principale il grano duro, ad oggi abita un solo pastore, Fortunato Causarano, con la sua famiglia (moglie, due figli e il cognato) e un gregge di circa 500 pecore e capre. Le altre masserie dell’azienda (Capoposta, Capoposta nuova, Sorrento, Pissicelli, Selva delle Grotte, Fossomangiocco, Giumentareccia, Collo Pallini di sopra, Collo Pallini di sotto), come tutte le case coloniche dell’agro di Serracapriola, sono disabitate, cadenti o ridotte a ruderi.
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