Su invito di Fr. Antonio Belpiede, Superiore Cappuccino della chiesa conventuale di S.Maria delle Grazie, sono strato incaricato di eseguire il restauro conservativo di una tavola dipinta raffigurante "S.Maria delle Grazie" che si venera nella chiesa conventuale omonima di Serracapriola (FG).
La Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Bari ne ha dato l'autorizzazione il giorno 24/04/2003 con racc. prot. nr. 1880. Il giorno 13/05/2003 ho dato inizio al restauro che si è concluso il giorno 25/11/2003.
Descrizione storico-artistica La tavola dipinta, dove è rappresentata la Madonna delle Grazie, campeggia sulla parete di fondo dell'unica navata sopra l'altare Maggiore ed è inserita al centro di un dipinto, di epoca più recente, attorniata da figure Divine. Il quadro della Vergine delle Grazie, secondo quando detto nel libro "Serracapriola" - il Convento dei Cappuccini e il Santuario "Maria SS. delle Grazie" - di Frate Luigi Ciannilli, è stato eseguito dall'illustre pittore Francesco da Tolentino nell'anno 1534 per il Sacerdote D. Vincenzo Gabriele. Nel contempo a Serracapriola, i Padri Cappuccini edificarono la loro chiesa e don Vincenzo prestò loro la Tavola con l'obbligo di restituirla non appena ne avessero fatto dipingere una nuova per la loro chiesa. Alla morte del padrone del dipinto il fratello, Domenico Gabriele, pensò di riprenderlo; ma al momento di ritirarlo, morì. Dopo, ci provò un figlio di questi, ma, colpito da una grave malattia, cessò di vivere. Le due sorelle del defunto, dopo questi fatti luttuosi, impaurite, donarono il dipinto alla chiesa dei padri Cappuccini. Il quadro è Miracoloso anche perché legato alla invasione dei Turchi (1566). Si dice che il paese venne saccheggiato da questi, che incendiarono anche il convento dei cappuccini, invadendo la chiesa, e, mentre uno di questi, nell'intento di voler distruggere con la sua scimitarra la Sacra Immagine, cadde al suolo fulminato. La Tavola raffigura la Vergine Maria seduta su di un trono coperto da drappi ed ha sulle ginocchia il bambino Gesù; sullo sfondo, alla destra della Vergine, è rappresentata la figura di San Giuseppe in piedi, con lo sguardo fisso alla sua Sposa, tiene nella mano sinistra un coltello intagliatore quale simbolo del suo mestiere. Sul grembo della Vergine, il Bambino cerca con le sue manine il seno della Madre. Lei, con sguardo misericordioso, si mostra compiaciuta di fronte al Divino gesto del Figlio, e mentre lo regge a se con la mano destra, con la mano sinistra lo indica al mondo. STATO DI CONSERVAZIONE PRIMA DEL RESTAURO. L'opera, di pregevole fattura cinquecentesca, si presentava interamente ricoperta da vari strati di ridipinture e rifacimenti arbitrari, che n'e avevano cambiato l'originaria policromia. Essa, infatti, nel corso dei secoli, subì molteplici manomissioni di varia natura, tanto da farla sembrare una tavola dipinta di scarso valore artistico-culturale. Supporto: Il supporto è costituito da tre assi di legno pioppo, collegate tra di loro mediante cavicchi di legno e collante animale, e misurano cm. 30 le prime due di destra e cm. 13 circa la terza. L'asse centrale presenta una fenditura che segue la venatura del legno per la lunghezza di circa cm. 75. Le tavole sono rinforzate da due traverse aventi lo stesso spessore di circa 3 cm. e la stessa lunghezza cm. 70 ma di larghezza diversa; la superiora è di cm. 8 e quella inferiore di cm. 4. Le traverse, sono fissate alle asse con chiodi forgiati a mano. La tavola ha subito in passato un intervento di restauro, che ha interessato la vecchia fenditura e le due giunture. Alla superficie della tavola, è stato applicato, un telaio di contenimento in legno di abete formato da fasce larghe cm. 11 e spesse cm. 4, ancorato con 8 viti in ottone. Al suddetto telaio è asservito una grande cornice in argento, decorata e lavorata a sbalzo. Alle giunture delle asse e sulla fenditura, era stato posto un impasto di segatura e resina, applicata come collante e riempitivo delle parti corrose da insetti xilofagi. Tali insetti, erano presenti in misura consistente sulle traverse, meno e in ordine sparso su tutta la superficie. Le facce delle asse risultavano discretamente conservate e tenute in piano. Strato preparatorio: Lo strato preparatorio, era compromesso da piccole "lacune", che avevano solo in parte, interessato la pellicola pittorica e la preparazione. Questi è formato di uno strato di preparazione biancastro, a gesso e colla, steso in spessore mediamente sottile ed uniforme. Pellicola pittorica: Il dipinto è stato eseguito con tecnica a tempera. Lo strato pittorico era rivestito di diversi strati di ridipinture, piuttosto vaste e grossolane. Era evidente in primo luogo, la presenza di tre fenditure verticali, di cui due di giuntura e una centrale dovuta a spaccatura. Quest'ultima risultava la più preoccupante, soprattutto lungo la parte superiore dell'opera (in corrispondenza della figura della Vergine e del Bambino). Tali crepe avevano causato piccoli sollevamenti e cadute di pellicola pittorica di varia entità e di diverse dimensioni. Questo fenomeno causato dall'alto grado di umidità, e della mancanza della cornice perimetrale della tavola che insieme alle traverse formavano il bloccaggio delle tavole dal retro, (caratterisfica costruttiva delle tavole dell'epoca). Inoltre, all'altezza della testa della Madonna e quella del Bambino si notavano quattro borchie sagomate in ottone, mediante otto vite in ferro fissate alla superficie della tavola a sostegno delle due corone dorate. Vernice: La vernice, stesa in più volte, aveva una velatura consistente ed alquanto percettibile; essa è stata soggetta ad un fenomeno d'ossidazione che causava un lieve effetto "blooming". Cornice: L'opera si presentava incassata in una cornice laminata in argento lavorata a sbalzo. Essa è formata da un telaio in legno di abete costituito da fasce larghe cm. 12 e spesse cm. 4, dove sono ancorate con piccoli perni, le 4 fasce decorate a sbalzo. Tale cornice è di recente fattura probabilmente eseguita nell'ultimo restauro. IDENTIFICAZIONE DELL'ORIGINALE E DELLE RIDIPINTURE. Nell'intraprendere l'attuale restauro sono stati eseguiti, su varie parti della tavola, a bisturi, tasselli di pulitura di differenti profondità, evidenziando una scaletta di ben tre strati di ridipínture di cui uno, l'ultimo, fu quello che cambiò radicalmente, la policromia e la decorazione del dipinto. Quest'ultimo intervento fu probabilmente eseguito intorno alla seconda metà del novecento, dove all'opera pittorica, si cambiò la cromia originale con una tutta nuova e di personale interpretazione da parte dell'operatore. INTERVENTO DI RESTAURO. Dopo l'identificazione della cromia originale e dei vari interventi che si sono succeduti nel tempo sul simulacro, si è resa inequivocabile la scelta da parte della Dott.ssa Di Marzo, Ispettrice della Soprintendenza per i beni Culturali, della sig.ra Traversa, tecnico del laboratorio di restauro di Bari, del sottoscritto e del Padre Superiore Frate Antonio Belpiede, di eseguire un restauro conservativo che mirasse soprattutto all'eliminazione di tutte le ridipinture eseguite nel corso dei secoli e di mettere in evidenza il colore originale e quindi di restituire a tutti una corretta lettura dell'opera. Il Restauratore |