"Vergine madre, figlia dei tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio [ ... ], Donna se' tanto grande e tanto vali che qual vuol grazia ed a te non ricorre sua distanza vuol volar sanz'ali". Così sono fluiti nel nostro cuore ancora una volta i versi sublimi di Dante quando l'antica tavola della Madonna delle Grazie è tornata nella sua casa, dove abita, venerata regina, da subito dopo la costruzione di questo piccolo, prezioso convento francescano - cappuccino, abitato da santi, tra cui padre Pio.
Anche il grande poeta sapeva come ogni uomo e donna cristiani la fatica di vivere, che in lui si realizzò in un ingiusto esilio. Anche Dante si rivolse più volte agli occhi della Vergine per implorare grazia per i suoi peccati, sollievo alle sue pene. Papi, re, imperatori e potenti di ogni tipo, gente comune ... se dentro il petto batte un cuore cristiano c'è un luogo dove ci ritroviamo tutti piccoli, peccatori, bisognosi di perdono e grazia. Quel luogo sono gli occhi della Madre, contemplati dal basso, condivisi dallo sguardo attento del suo Bambino divino che tiene tra le braccia e, semplicemente determinato, come tutti i bimbi, stende la manina verso quel petto che lo nutre.
È durato otto mesi il restauro dell'antica icona, affidato al prof. Raffaele D'Amico di San Severo per il devoto interessamento di fra' Fulgenzio Izzo e fra' Luigi Ciannilli. La soprintendenza alle belle arti di Bari ha seguito passo passo il lavoro professionalmente ineccepibile e, aggiungiamo, religiosamente umile e appassionato dei restauratore. Esistono nella "Cronistoria" del nostro convento tracce letterarie di restauri passati a dir poco deludenti. L'ultimo, quello dei 1971 a Napoli, portò quasi a un contenzioso tra il padre guardiano del tempo e il restauratore partenopeo. Abbiamo capito l'origine di quella delusione dei frati quando l'abile mano di Raffaele D'Amico ha ripulito le vesti della Madonna, riportandole alle tinte originali, ha scoperto sotto il falso bastone di san Giuseppe il coltello da falegname ebanista che rappresenta la dignità professionale del padre putativo dei Signore ed anche lo strumento che sfamò la Sacra Famiglia e che Gesù apprese ad usare a Nazareth, ha ripulito dalle rozze sovrapposizioni di stucchi napoletani il viso della Vergine e quello del Bambino, il cui sorriso è adesso meraviglioso, attratto in lineare simbiosi ottica dal volto di Maria.
Così la sera dei 7 dicembre, primi vespri della solennità della Immacolata, il popolo di Serracapriola e Chieuti ha rivisto la sua Madonna, si è commosso, ha pregato, si è incantato dinanzi ai suoi occhi. Così ha ripreso a scorrere nei cuori più attenti il fiume della memoria, che lega queste città, migliaia di storie di famiglie lungo i secoli al volto della Vergine, ai suoi occhi di Madre.
È questo il sesto anno della nostra presenza a Serracapriola. Il Capitolo provinciale dei Frati di padre Pio, il prossimo luglio, decreterà la fine del secondo triennio del mio personale servizio di guardiano in questa città che ho imparato ad amare, e il futuro lo sa solo Dio. Tanto lavoro abbiamo diffuso per il convento in Serra (... vale a dire anche "per"Serra), mentre alcuni aiutavano, molti guardavano, tanti chiacchieravano vanamente, ma nessun'opera ha rallegrato il cuore mio e dei frati come questo restauro. Abbiamo restituito al popolo buono di Serracapriola e Chieuti la sua Madonna, la Sacra Famiglia, attorno alla quale tutte le famiglie possono crescere nell'amore, nella pace, nella carità verso tutti. E' questo il dono di Natale dei frati di padre Pio alla loro gente. Sotto gli occhi della Vergine Madre possiamo un attimo rilassarci: qualunque sia il futuro, la nostra missione in questa terra ha avuto il suo compimento.
Buon Natale e Buon 2004, famiglie di Serracapriola e Chieuti
frate Antonio Belpiede.
Relazione Tecnica a cura del prof. Raffaele D'Amico
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