Tra le stelle di prima grandezza passate per questo convento di Serracapriola,
bisogna annoverare anche il P. Raffaele da S. Elia a Pianisi di cui è
in corso la causa di beatificazione.
Nel 1936, essendo superiore del convento di S. Elia a Pianisi il nostro
concittadino P. Fortunato De Marzio, un bel giorno si presentò in
convento una donnetta di Monacilione, gravemente malata, e guarita, grazie
all'intervento di un frate barbuto, il quale, mentre si presentava a lei
per comunicarle la sua guarigione, si lamentava che al suo paesello natio,
S. Elia a Pianisi, tutti l'avevano dimenticato. E la pregava che, ristabilita,
facesse conoscere a S. Elia a Pianisi il suo lamento.
Il superiore pro tempore del convento di S. Elia a Pianisi, P. Fortunato
De Marzio, si diede subito un gran da fare perché il suddetto Padre
Raffaele fosse esumato dal cimitero di S. Elia e i resti mortali avessero
degna collocazione nella chiesa conventuale.
Il Dott. Correra Tommaso di Campobasso curò la ricognizione della
salma nel cimitero di S. Elia. Trovò tre teschi nella stessa tomba:
il teschio di un bambino - il teschio d'una donna, il teschio di un uomo.
La madre di P. Giacinto D'Addario confermò che suo figlio P. Giacinto
somigliava moltissimo al P. Raffaele, che lei aveva personalmente conosciuto,
e confermò che la scelta fatta dal Dott. Correra era giusta. Indetti
grandi festeggiamenti cittadini per la traslazione delle reliquie del P.
Raffaele, fu invitato come oratore ufficiale S. Ecc.za Mons. Vittorio Consigliere,
già predicatore Apostolico ed attuale Vescovo delle Diocesi Cerignola-Ascoli
Satriano. Il P. Aurelio da S. Elia a Pianisi preparò una vita del
Servo di Dio dal titolo "L'Ignorato" e il culto verso questo Servo
di Dio crebbe di giorno in giorno grazie anche alla presenza del P. Raffaele
D'Addario a fianco al P. Pio da Pietrelcina nel convento di S. Giovanni
Rotondo.
Il P. Cipriano De Meo, così tesse l'elogio del P. Raffaele nel
suo necrologio: "Passò silenzioso ed umile, battendo da eroe
la via della santità. Era chiamato "Il Monaco Santo". Decorato
dal Signore del dono dei miracoli e della profezia in vita, rimane, ancor
più dopo la morte, insigne, presso il trono di Dio. Fu Maestro dei
novizi a Morcone. Aveva 87 anni di età e 67 di religione. E' in corso
il processo di beatificazione".
Purtroppo questa perla di autentico figlio di S. Francesco visse in un
momento molto triste della storia della Provincia religiosa cappuccina di
Foggia. A causa della soppressione degli Ordini religiosi del 1866, i documenti
anagrafici di P. Raffaele andarono perduti, ed i pochi frati riunitisi dopo
la soppressione per ridare vita alla Provincia religiosa non erano preparati
per raccogliere documenti e tramandarli ai posteri.
Il P. Benedetto Nardella in un articolo scritto per l'Amico del Terziario
a trent' anni dalla morte del P. Raffaele, scrisse:
Di lui sappiamo solo che fu una bell'anima, una
tra le figure eminenti dell'ordine, o poco più. Niente fu registrato,
vagliato, attestato, anche perché la maggior parte della sua vita
trascorse nell'agitato periodo della soppressione dei religiosi, quando
ognuno dovè vivere a se stesso e si interruppe la tradizione e la
storia. In quell'infausta bufera furono dispersi anche i registri d'ogni
sorta per cui del P. Raffaele non sappiamo le date più importanti,
come l'ingresso nell' ordine, la professione, ecc..
Grazie ad ulteriori ricerche effettuate dal P. Rosario Borraccino, attuale
superiore nel convento di S. Elia a Pianisi, e grande studioso delle cronache
della nostra religiosa Provincia cappuccina, riportiamo integralmente quanto
il P. Rosario è riuscito a trovare sul P. Raffaele:
"Sono stato di certo più fortunato del P. Benedetto in quanto
ho potuto leggere qualche cosa in più, che contribuisce ad arricchire
la conoscenza delle presenze del P. Raffaele nella vita della provincia.
Nascita. Il certificato di nascita, ricavato dal registro comunale, riporta
che il P. Raffaele nacque a S. Elia il 14 Dicembre 1816. Così pure
il registro delle professioni del noviziato di Morcone. Sia però
lo stato dei cappuccini della provincia di S.Angelo-1867, Custodia di S.
Raffaele, sia l'Elenchus sacerdotum provinciae S. Angeli - 1874 portano
come giorno di nascita il 13 Dicembre.
Vestizione. Riceve l'abito cappuccino in Morcone il 10 novembre 1834.
Era guardiano e maestro dei novizi il P. Dalmazio da Morcone, che per essere
stato fino alla congregazione del 27 settembre 1833 guardiano a S. Elia,
con grande probabilità, aveva conosciuto e, forse, già stimato
il giovane. Sia alla vestizione che alla professione del P. Raffaele presenziò
il P Vicario, Agostino da Morcone.
Chierico professo. Dopo la professione emessa ad un anno dalla vestizione,
nel settembre 1835 dovette raggiungere il convento di Agnone nel quale alla
fine di febbraio 1836 lo troviamo di famiglia, essendo guardiano ed incaricato
alla formazione del chierico P. Gabriele da Sassinoro.
Già sacerdote. Non conosciamo il luogo di residenza successivamente
ai primi anni dopo il 1836.
- Nel l 843, e precisamente prima del 2 giugno 1843, nel quale giorno
si ebbe il capitolo e coi nuovi superiori il possibile cambio di residenza,
il P. Raffaele da S. Elia a Pianisi è di famiglia nel convento di
studio di Torremaggiore dove forse era per sostenere gli esami per la patente
di predicazione. Nell'elenco dei religiosi del convento, dopo il nome del
P. Raffaele, vi è segnata "l'età naturale": 28 e
"l'età della professione": 9.
Dai calcoli, se corrispondessero a verità i 9 anni di professione,
avremmo che dopo i due anni trascorsi nel professorio o seminario, sarebbe
passato nello studio, del quale i sette anni terminerebbero proprio a Torremaggiore.
- Negli anni 1847-1852. Leggo in un Elenco dei superiori di questo convento
di Serracapriola (1585- 1996) questa annotazione, che per il momento riporto
senza il supporto della debita documentazione: "dal 1847 al 1852 risiede,
semplice frate, il servo di Dio P. Raffaele da S. Elia a Pianisi"
- Nel 1852, e precisamente nella congregazione capitolare del 28 ottobre
dalla quale uscì provinciale per la seconda volta il P. Dalmazio
da Morcone, il P. Raffaele, già novizio del provinciale, è
nominato vice maestro nel noviziato di Morcone da subentrare &laqno;in caso
di bisogno» al maestro e vicario, P. Bernardino da Morcone.
Anche la statistica del novembre 1852 lo indica, senza qualifica, di
famiglia a Morcone.
- Nel triennio e precisamente in seguito alla congregazione del 14 ottobre
1853, essendo stato trasferito il P. maestro Bemardino da Morcone a Larino
con l'ufficio di guardiano, il P. Raffaele diventa maestro dei novizi e
si firma come tale fino al 30 ottobre 1854. E' da notare che, avendo il
P. Raffaele rinunziato per motivi spirituali, gli subentrò - lo ricavo
dal registro delle professioni - il P. Costanzo da Morcone.
Nel frattempo il P. Raffaele conserva la residenza a Morcone, ma come
semplice religioso. A volte infatti si continua a leggere la sua firma,
ma come semplice testimone.
- Eletti i nuovi superiori nel capitolo del 26 ottobre 1855, questi nel
conservare il noviziato a Morcone, confermato nell'ufficio di guardiano
e maestro, il P. Costanzo da Morcone, nominavano vice maestro il P. Raffaele.
- Nel 1859 la residenza del P Raffaele è nel convento di Campobasso,
sede del P. provinciale, Felice da Pomigliano e dello studio di filosofia
e teologia. Dalla comunicazione preparata per i superiori dell' Ordine non
si ricava alcun collegamento del P. Raffaele con l'ospizio della Libera
affidato ai cappuccini.
Nello stesso elenco e subito dopo il P Raffaele si ritrova il P. Bernardo
da Morcone con la qualifica &laqno;presidente alla Libera». Bisogna
supporre che a Campobasso rimanesse non solo nel triennio del P. Felice
da Pomigliano, ma anche fino alla soppressione del 1866.
- Negli anni 1866-1901: dalla soppressione alla morte.
In questi anni, che per altri versi sono non pochi oscuri anche per la
storia, sulla base di certa documentazione, mi è stato possibile
invece seguire il P. Raffaele e giungere a questa conclusione:
- dal 1866 al 1886 è rimasto nel convento del proprio paese:
- dall'ottobre 1886 al settembre 1900 è di famiglia nel convento
di Morcone:
-dal settembre 1900 al 6 gennaio 1901, giorno della morte, è di
nuovo a S. Elia a Pianisi.
1866-1886: a S. Elia a Pianisi.
Dopo che i religiosi tutti furono costretti ad abbandonare i conventi,
il p. provinciale, Stefano da Bovino, tra il 17 marzo ed il 30 aprile del
1867, compila, per custodia, e spedisce ai superiori dell'Ordine lo Stato
dei cappuccini della provincia di S. Angelo - 1867.
Alla data del 30 aprile il P. Raffaele è dato con domicilio in
S. Elia a Pianisi.
Per quanto abbiamo riportato altrove, molto difficilmente, anche nei
primi tempi, dimorò fuori convento.
Nel quadro della situazione della provincia spedito a Roma l'8 marzo
1872 dal P. provinciale Stefano da Bovino il convento di S. Elia viene dato
aperto con un sacerdote ed un fratello laico, che, come per gli altri conventi,
non è nominato certamente per motivi prudenziali. A S. Elia i due
religiosi che &laqno;assistono la chiesa» dormono dentro il convento.
Non si ha motivo di dubitare, sebbene non venga chiamato per nome, che
il sacerdote fosse proprio il P. Raffaele. Di certo, due anni più
tardi nel 1874, il P. Filomeno da Morcone, succeduto nel governo della provincia,
chiama per nome il sacerdote dimorante a S. Elia e lo segnala tra i religiosi
che vivono &laqno;intra conventum, cui inserviunt tamquam rectores».
Si tratta del nostro P. Raffaele che ha come compagno fr. Donato da
Morcone.
Negli anni del provinciale, P. Gabriele da S. Nicandro (1877- 1882),
come abbiamo già riferito sopra, nella corrispondenza di quest'ultimo
col P. generale, il P. Raffaele viene indicato residente nel convento di
S. Elia a Pianisi.
Una conferma ci viene, oltre che dall'intestazione delle circolari spedite
al P. Raffaele a S. Elia e dal timbro postale, dalla firma di ricezione
delle circolari.
La lettera circolare del ministro generale, P. Egidio da Cortona, dal
giorno 8 novembre 1881 viene spedita per posta: &laqno;Al reverendo P. Raffaele
da S. Elia, Superiore cappuccino, Termoli per S. Elia a Pianisi (Molise)».
Così la lettera circolare del medesimo ministro generale del 12 gennaio
1882.
La lettera circolare del nuovo provinciale, P. Francesco Ma d'Apricena
in data 29 giugno 1882 giunge al P. Raffaele dal P. Giammaria da Monte,
che risiedeva in Vieste, il 16 luglio ed è spedita a Larino il 19
dello stesso mese.
Sempre nello stesso anno 1882, dopo il 7 ottobre, il P. Raffaele è
sempre a S. Elia. Gli giunge una lettera da parte del P. provinciale, Francesco
Ma d'Apricena e si impegna alla celebrazione di una santa messa al mese
secondo le intenzioni del P. generale.
Quando il visitatore giunto da Roma preparò il prospetto della
situazione tra la fine del 1885 e i primi mesi del 1886, trovò il
P. Raffaele ancora a S. Elia a Pianisi in una fraternità leggermente
allargata, formata, oltre che da fr. Donato da Morcone, anche dal P. Michelangelo
da S.Elia a Pianisi e fr. Concenzio da Campobasso (per errore da Morcone).
Se le cose stanno così, gli anni, che il P. Raffaele trascorse
a S. Elia nel periodo della soppressione non furono meno di venti.
1886-1900: a Morcone.vCome già si è ripetuto altre volte, nel 1886, dopo l'elezione
di P. Francesco Ma da Gambatesa, la provincia che nelle sue strutture era
stata quasi inesistente fin a qualche anno prima, si ripresenta all'esterno,
apparentemente, con le ferite coperte e quasi come se nulla fosse successo.
Pensiero e cura particolare furono rivolti al noviziato, per il quale,
prima della riapertura per i novizi, era necessario preparare una famiglia
adeguata. P. Raffaele da S. Elia a Pianisi non poteva essere visto in altra
sede, se non nel luogo del noviziato. Da S. Elia passa a Morcone.
Fino alla congregazione capitolare del 16 Agosto 1889, il P.Raffaele
non ricopre alcuna carica.
A partire invece da questa data è nominato vicemaestro. Con questa
mansione viene ripresentato nella sistemazione delle famiglie fatta dal
commissario generale, P. Stefano da Monte S. Angelo il 2 Luglio 1892.
Nel 1894, dopo che dal ministro generale, P. Bernardo d'Andermatt, venne
affidato il noviziato in prevalenza alla cura dei cappuccini toscani, come
abbiamo notato sopra, per la stima nella quale era tenuto anche a Roma,
il P. Raffaele, unico tra i sacerdoti della provincia, è conservato
a Morcone per il buono esempio da fornire ai novizi.
Nel noviziato di Morcone rimane fino a Settembre del 1900, fino a quando
l'obbedienza l'aveva voluto in quel convento. Torna a S. Elia perché
potesse andare incontro a "sorella morte" tra la gente che, forse,
più delle altre ne aveva potuto ammirare le virtù e giovarsi
dell'amicizia.
1901, 6 Gennaio: muore a S. Elia, pianto ed onorato come lo sono i santi.
A conclusione.
Con queste note sul P. Raffaele da S. Elia a Pianisi chiudo la ricerca,
che mi ero imposta.
Muore il P. Raffaele mentre la ripresa e quasi rinascita della provincia
è in atto. Si va esaurendo un ciclo doloroso all'insegna della luce
che promana da un cappuccino esemplare.
A un paio d'anni dalla morte, nel 1903, sembra verificarsi la consegna
del testimone della santità del P. Raffaele e fr. Pio da Pietrelcina,
che nel Gennaio entra nel noviziato di Morcone per seguire gli stessi ideali
della famiglia cappuccina.
Si conclude in bellezza un periodo di storia travagliata e se ne apre,
nel nome e nella personalità del P. Pio, un altro luminoso, ma non
senza sofferenza.
Se per quanto concerne la figura del P. Raffaele da S. Elia a Pianisi,
date le vicende storiche, abbiamo poche notizie biografiche, d'altro canto
abbiamo giudizi ed apprezzamenti da parte di figure di primo piano dell'Ordine
e della Provincia che ci fanno comprendere la grandezza e la santità
di questo autentico figlio di S. Francesco.
Nel 1892 visitò la Provincia di Foggia il Definitore Generale,
Rev mo P. Tommaso da Forlì, il quale così si esprime:
P. Raffaele da S. Elia, povero vecchio podragoso,
è un vero santo. Egli è sottomaestro dei novizi, ma per lo
più è obbligato a letto, e si sforza di fare quello che assolutamente
non può fare. E se i chierici professi ed i novizi fanno pure qualche
cosa e si conservano buoni devesi tutto alla sua presenza; che li chiama,
fa loro delle conferenze, li confessa. E fa anche la dottrina ai laici.
Due anni dopo, il P. generale, Bernardo d'Andermatt, mostra tutta la
sua stima non verbale, ma di fatto per il P. Raffaele.
Nella famiglia da lui formata per la casa di noviziato, come da comunicazione
fatta alla provincia il 22 Maggio 1893, l'unico sacerdote di questa stimato
degno di rimanere nel noviziato fu proprio il P. Raffaele da S. Elia, che,
nell'alternanza dei confratelli toscani, rimase un punto fermo del noviziato
fin alla vigilia della permanenza qui in terra.
Il P. Bernardino da S. Giovanni Rotondo, che fu novizio del P. Raffaele,
così ricorda il suo Maestro:
Rendeva.... un divoto stupore di vedere un vecchio
di veneranda canizie sempre serbare inviolabilmente il tenore di vita appreso
nel santo noviziato. E ciò non deve punto far meraviglia se si considera
la causa, il principio donde in lui proveniva sì ammirabile esattezza
nella regolare osservanza. Io per me l'attribuisco all'alto spirito d'orazione,
che aveva ricevuto da Dio....
Quanto fosse ardente e fervorosa la sua preghiera,
si può dedurre assai chiaramente dalla modesta e divota compostezza
della sua persona e del fervore con cui celebrava l'incruento sacrificio.
Con tanto affetto di fede e tenerezza d'amore proferiva le parole della
consacrazione, che pareva vedesse chiaramente non solo con gli occhi dell'intelletto,
ma con quelli ancora del corpo scendere il suo dolce Gesù dal cielo
nell'ostia; cosa che moveva a grandissima divozione chi si trovava presente
alla sua messa, ed io ne fui pure testimone allorché novizio a Morcone,
mi toccava servirlo all'altare.
Quasi una sintesi:
Ecco in pochi cenni descritta la vita di questo nostro venerando confratello.
Fu questa una storia di edificante pietà, di una umiltà la
più profonda, di una semplicità la più genuina e di
un candore il più illibato e celestiale. Il suo tirocinio non fu
luminoso per grandiose gesta, per onorifiche cariche, e meno per profondità
di sapere. Fu grande nella sua piccolezza, fu glorioso nella sua umiltà,
fu proficuo nel suo ritiro.
A conclusione:
Ti ho conosciuto vivente nei più bei giorni della mia vita, nel
santo noviziato. Nel tuo carattere vi mirai la virtù, nella tua vita
scorsi l'esempio dei santi... Non ebbi la fortuna di rivederti e baciarti
di nuovo quella mano che tu amorosamente alzasti su di me, allorché
partii per Bologna. Addio, figlio, tu mi dicesti, il Signore ti accompagni,
ci rivedremo in cielo!
O P. Raffaele.... ti torni gradito quest'umile ricordo, che, simbolo
di una memoria imperitura, così, come venne, tracciò in queste
povere pagine l'ultimo dei tuoi confratelli!
- Il P. Benedetto da S. Marco in Lamis, che rimase col P. Raffaele due
anni ed anche più nel noviziato di Morcone per aver ricevuto l'abito
l'undici Dicembre 1890 e per essere ancora a Morcone da chierico nella visita
del P. Tommaso da Forlì nell' Ottobre 1892, tra le altre cose bellamente
dette, così scrive:
Benedico Iddio, come d'una bella grazia l'essere stato con lui nel tempo
più caro della vita claustrale: i due primi anni... A primo aspetto
il P. Raffaele appariva un religioso non ordinario o comune.
Raccolto, con la testa dolcemente inclinata e quasi sempre coperta dal
cappuccio, con le mani nelle maniche e gli occhi bassi richiamava l'attenzione
di chiunque lo vedeva e inspirava un senso di venerazione....A chi lo salutava
si curvava un bel po' con gesto di riverenza. Non rideva mai, ma sorrideva,
e di un sorriso breve e ingenuo.
Non era possibile persuadersi che non fosse fanciullo e innocente.
Il P. Raffaele, che contava forse 75 anni, era incaricato di confessarci
e tenerci la conferenza spirituale più volte la settimane. La sua
parola era semplicissima, ma efficace, com'è la parola dell'anima
compresa di quanto dice, raccomanda ed esorta. D'altronde, il magistero
che più c'illuminava, educava, formava, era quello degli occhi.
In lui vedevamo il continuo raccoglimento, la non curanza perfetta per
questo povero mondo e argomentavamo quasi perenne il colloquio con la Bontà
invisibile.
Per un vero religioso il noviziato è la forma della vita. Non
è la prova seguita da riposo, ma il primo passo sull'ardua salita
del monte santo la cui vetta offre la palma e l'arco di gloria. Ecco perché
P. Raffaele fu sempre e sempre più novizio. E lo fu in circostanze
ahi quanto critiche!
Nella tormenta dell'espulsione... mentre le pareti del convento, della
chiesa tutto grondava lacrime, non Io si poté indurre ad allontanarsene.
Le calde premure dei suoi, che l'amavano e veneravano, non riuscivano a
fargli lasciare neppure un giorno solo, la dimora tanto più cara
quanto più degna di pianto.
La discrezione e carità riguardosa di tutto il prossimo... P.
Raffaele non poteva esserne privo ed io ne riferisco qualche sintomo. Ero
novizio .. Una mattina d'inverno. per la temperatura bassissima, avevo mani
e piedi quasi congelati. Senza permesso me ne andai al focolare ove trovai
il P. Raffaele.
- Padre mio, gli dissi, non ne posso più.
- Vieni, vieni, poveretto, mi rispose tutto premuroso. scaldati con me.
E si scansò con la sedia per farmi posto.
Apprese con tanta gioia che la provincia toscana ci aveva aperte le braccia
per accoglierci e farci percorrere gli studi. Quando andammo a baciargli
la mano e licenziarci, ci disse tutto ilare: - Vi auguro di trovare la perfetta
osservanza regolare e una buona mensa...
Non intendo neppure accennare le grazie che si dicono ottenute per sua
intercessione, perché in ciò non sono facili la veracità,
l'esattezza e anche perché mio scopo è di non lasciar cadere
nell'oblio alcuni dei nostri vecchi padri degni di speciale menzione.
Nella stima altissima per P. Raffaele non ultimo fu P. Pio da Pietrelcina,
che non aveva conosciuto personalmente il P. Raffaele per essere stato accolto
nel noviziato di Morcone tre anni dopo che il P. Raffaele si era trasferito,
con l'ubbidienza dei superiori, a S. Elia a Pianisi da dove il Signore Io
chiamò a se la sera del 6 Gennaio 1901.
Il P. Pio da Pietrelcina fece il suo noviziato a Morcone il 1903 e passò
di residenza a S. Elia il 1904. Non vi è da meravigliarsi se in due
conventi nei quali il ricordo e il profumo delle virtù del P. Raffaele
era ancora tanto fresco, il giovane cappuccino si infiammasse tutto nella
stima e nel desiderio di avere nel P. Raffaele una guida da seguire ed un
esempio da imitare.
Quanto il P Bernardino da S. Giovanni Rotondo dice del P. Raffaele, che
celebra il sacrifico della messa, si trova applicato e vissuto nella santa
messa del P. Pio.
Il 5 Aprile 1956 fu chiesto a P. Pio di scrivere sul registro dei visitatori
della casa-cappella di P. Raffaele in S. Elia a Pianisi qualcosa anche lui.
Non si negò. Nella notte, come era sua consuetudine, così,
tra l' altro, scrisse:
O anima candida ed eletta di P. Raffaele, io non sono stato degno di
far parte di coloro che ti hanno conosciuto nel tuo pellegrinaggio della
vita presente, ma ringrazio Iddio che mi ti ha fatto conoscere al profumo
delle tue virtù. La tua vita mi rapisce la mente ed il cuore e piaccia
a Dio di poterti, anche in minima parte, imitare.
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