Nel 1941 vivevamo a Roma, quale direttore di un importante periodico - allora - "Il Massaia" quando fummo nominato superiore del Convento di Serracapriola.
 Nella capitale, per circa dieci anni, avevamo ammirato le bellezze dell'arte, le meraviglie dell'arte, ed in verità nella nuova residenza soffrivamo nel dover esercitare il ministero sacerdotale in una chiesa disadorna e priva di ogni traccia di bellezza, non affatto degna della bella, della potente Vergine delle Grazie.
 Pensammo di restaurarla ed in meno di due anni la nostra idea addivenne realtà.
 Primo pensiero fu di sostituire l'altare maggiore di legno, logoro, tarlato, con uno di marmo.
 Formammo un Comitato di ottime persone e cioè: la Signora Anna De Nardellis Gatta, Signora Alberico Bucci, Signorina Maria De Leonardis, Signorina Giuseppina Magnacavallo, ed insieme raccogliemmo i fondi necessari. I cittadini di Serra offrirono 29000 lire, quelli di Chieuti 1000. Ci recammo a Roma per ivi cercare un altare secondo il nostro ideale, e non lo trovammo; da Roma passammo a Napoli e in questa città riuscimmo all'lntento.
 L' artista Gennaro Limatola, a Foria, ne aveva uno molto bello, costruito per Addis Abeba, ma per causa delIa guerra mondiale, non aveva potuto spedirlo. Dopo un mese di trattative lo comprammo per 18000 lire. Ci fu subito spedito e dopo 12 giorni giunse alla stazione di Serracapriola. E meno male che giunse, poichè due giorni dopo le ferrovie dello stato dell'Italia meridionale non funzionavano più, per causa della guerra.
 Varii cittadini andarono a rilevarlo allo scalo ferroviario con autocarro, gratuitamente, con a capo il Cav. D. Gustavo De Luca ed Ettore De Simone. In breve tempo il vecchio altare di legno fu demolito, e al suo posto, sorse il nuovo.
 Che dire di questo altare? Dai competenti in materia è stato definito: artistico, monumentale.