A Pietrelcina, borgo beneventano, c'era una volta Francesco Forgione. Si donò a Francesco d'Assisi e fu Padre Pio da Pietrelcina.
Negli anni 1907/1908, compiendo il percorso scolastico, fu nel Convento di Serracapriola. Qui fra Pio aveva compagni di studio i fraticelli di San Giovanni Rotondo Clemente, Guglielmo e Leone e, da Roio, Anastasio che abitava la cella accanto a quella sua. I cinque erano allievi del Padre Lettore Agostino da San Marco in Lamis. Del fra Pio "serrano", Padre Agostino scrisse: "Conobbi Padre Pio da frate il 1907, quando l'ebbi studente in Teologia a Serracapriola. Era buono, obbediente, studioso, sebbene malaticcio... "
"Pel continuo pianto" che faceva meditando sulla Passione di Cristo fra Pio "ammalò negli occhi". Quel suo pianto, a grosse lacrime e copioso, cessò nel Convento di Serracapriola. Il Venerdì Santo del 1908 (17 Aprile) nel Convento serrano fra Pio, già sofferente di "male toracico", fu ulteriormente colpito da una "emicrania" che continuò ad affliggerlo "per tutto il tempo" della permanenza a Serracapriola impedendogli, a volte, di partecipare alle lezioni scolastiche; quegli "infiniti affanni" fisici, causati "da una misteriosa malattia" che "galoppava" e l'inappetenza cronica del giovane allarmarono i Cappuccini di Sant'Angelo. Comunicando telegraficamente con Salvatore Pannullo, parroco di Pietrelcina, i frati convocarono Grazio Forgione, genitore di fra Pio. Giunto a Serracapriola, egli trovò ospitalità nel Convento.
Con il padre fra Pio andò al suo Paese per una vacanza di salute consigliata dal medico che lo aveva visitato: in carrozza, trainata da un cavallo, da Serracapriola a Larino, in treno fino a Pietrelcina stazione.
Già prima dell'anno scolastico 1907/1908 fra Pio era stato per alcuni giorni nel Convento di Serracapriola; vi arrivò in "gita di lavoro", con altri confratelli, dal Convento molisano di Sant'Elia a Pianisi. E tutti insieme, con i frati serrani, vendemmiarono la vigna del Convento. Durante le operazioni di vendemmia, i fumi di alcool liberatisi dalle uve pigiate nella cantina conventuale, inebriarono fra Pio che a Bacco non aveva brindato. Nel tempo, rinverdendo i particolari di questo episodio serrano, Padre Pio commentava: "Fu l'unica volta in vita mia che il vino mi fece perdere la testa".
Ultimato il primo anno del Corso di Teologia a Serracapriola, fra Pio prosegui il suo "benessere morale e scientifico" nel Convento di Montefusco, nell'avellinese, ove per i diversi insegnamenti erano Lettori i Padri: Agostino da San Marco in Lamis, Bernardino da San Giovanni Rotondo, Bonaventura da San Giovanni Rotondo e Luigi da Serracapriola.


Padre Pio in una fotografia dell'anno 1919, a stigmatizzazione visibile avvenuta, fatta dal suo condiscepolo padre Placido da San Marco in Lamis (Ferdinando Bux, 1886 - 1968; fu di famiglia nel convento di Serracapriola a partire dall'anno 1941 - Capitolo provinciale di Campobasso, 12 Agosto 1941). Nel Convento di Serracapriola, oltre ai malesseri generali, di eziologia incerta, fra Pio patì anche la calura estiva dell'anno 1908: "... qui (a Serracapriola, ndr.) si sta un po' male", scriveva di "carissimi genitori", a "cagione del caldo che in questi mesi è un po' eccessivo in questo paese. Non v'impensierite in quanto a ciò, perché sono miserie che l'uomo non può andarne esente..."
Dopo questa missiva estiva ai genitori (la minuta conosciuta è senza data ed indicazione di luogo) fra Pio, per l'aggravarsi delle sofferenze, fu mandato dai Superiori a Pietrelcina perché l'aria natale ed il vivere in famiglia potessero ben giovane alla sua salute.