1. QUesta Terra è una delle più considerabili della Diocesi Larinese. La sua fondazione si stima antica a riguardo di molte altre della Diocesi, o che distrutte furono poscià rifatte in altro luogo, o che sorsero da’ fondamenti dopo le rovine di altre Città, come furono quelle di Gerione, di Cliternia, e di Teano Apulo. L’edificazione di Serracapriola, come, e quando sortisse, lo dice con un compiuto racconto il P. Fr. Arcangelo di Montesarchio nella Cronistoria della Provincia Riformata di S. Angelo alla part.3. cap.9.

2. Questa antichissima Terra, la quale benché fusse circa l’anno del Signore 190. edificata, pure può dirsi molto antica, e vanta la sua fondazione troppo prodigiosa. Ella è situata sopra un Colle verso Mezzogiorno, dove anticamente osservavasi solamente una fortissima Torre, forse misero avanzo delle famose_Rocche de’ Popoli Frentani. Era tutto questo Colle cinto di foltissimi Boschi, appellandosi anche a’ giorni nostri la Selva del Conte . Costui chi fusse, e come chiamavasi non è noto : si sa però, che un giorno diliziandosi con altre Persone alla caccia, si diede ad inseguire un Caprio, che furiosamente fuggendo rifugiossi in una Grotta nella cima di detto Colle, dove entrato il Conte vi ammirò con raccapriccio, e stupore un picciolo Altare, in cui era una bellissima Immagine di Maria nostra Signora, e il Caprio in atto riverente ne stava. Sorpreso da un divoto timore il Cacciatore, chiamò tutti i suoi Compagni, e avendo unitamente ammirato con venerazione il portento, lo pubblicarono agli Abitatori delle vicine Ville, i quali in poco tempo vi fabbricarono una Chiesa, che anche a’ nostri tempi si appella S. Maria in Sylvis. Appena ebbero terminato il devoto edificio, che stimolati dalla divozione, e dall’ amenità del sito, incominciarono a fabbricarvi le Case. E questa fondazione della Terra, che in memoria di quanto è narrato ebbe il titolo di Serracapriola. 

3. Noi abbiamo conosciuto questo Religioso, e trattato col medesimo, e vogliamo, che i leggitori faccino giudizio di questo racconto. Non tralasciamo però avvertire, che quando non sia errore nelle figure de’ numeri 190. non sappiamo certamente, come cadendo il Secolo II. di Gesù Cristo si possa assentire al nome di Conte nella maniera, che sembra voler egli parlare; e molto meno al nome di Chiesa, e di Chiesa pubblica; posciacche assai più tardi furono permesse a’ Fedeli le loro fondazioni, come si accenna nel cap.5. di questo lib.4. §.4. n.13. e segg. Per altro noi non troviamo memoria di questa Terra più remota, che quella, la quale ce ne dà il Diploma della concessione della Città detta Gaudia, o sia Città a mare, posta nel tenimento di S. Agata de’ Canonici Regolari Lateranensi, fatta da Tesselgardo Conte di Larino, nell’ anno 1045;. leggendosi in fine di esso : Acta intus in Castello de Serra, come nel medesimo Diploma, che si riporta in questo lib.4. cap.5. §.7. ove de’ luoghi distrutti nel tenimento di S. Agata n. j. come pure la Cronica Cassinese lib.4. c.96. dove si nota, che Roberto Conte di Molise facesse donazione della metà del Castello di Serra al Monastero Cassines nell’ anno 1127. iis porro diebus, cioè circa l’anno 1127. Robertus etiam Comes de Molisio fecit privilegium huic loco de medietate Castri Serra, quod est sub jure Larinetisis Episcopatus : e si vede notata tra le Terre spettanti alla Diocesi di Larino nella sentenza del Cardinal Lombardo dell’anno 1175. e tanto in detto Diploma, quanto nella Cronica Cassinese, e in detta sentenza sta scritta col nome assolutamente di Serra : e cosi pure con quello semplice nome si legge nelle due Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. forse perché appresso ricevette l’aggiunto di Capriola, per il miracolo di sopra narrato.

4. Il nome poi di Serra stimiamo introdotto dal luogo della sua situazione . Egli è un latinismo, e secondo la spiega, che ne fanno i Signori Fiorentini, vuol dire luogo stretto, e angusto ; ma tra noi significa una fattezza di monti lunghi, ed erti, a guisa di segadritta, e inuguale : In fatti questa Terra sta situata sopra la salita d’un monte, nella forma preaccennata, che fa un’ampiissima pianura da Occidente, e Settentrione, da dove si gode la vista della Puglia Daunia, e del Monte Gargano, avendo il Fortore ad Oriente discosto da circa tre miglia, e da Larino dodici.

5. Di essa fa memoria Leandro Alberti nella Descrizione d’Italia, quando discorre della Puglia Daunia dicendo : Ritornando a i luoghi posti fra Terra e distostandosi da Lesina quattro miglia, e dal Fiume Fortore uno, appare sopra la cima dell’alto Monte Serracapriola, onorevole Castello, e molto nominato per tutto il Regno di Napoli, per il passaggio degli animali, che quivi passano di diversi paesi per svernarvi in Paglia. Et in questo vi è la Dogana, come eglino dicono, dagli Officiali; se ne cavano oltre a cento mila ducati l’anno.

6. Scipione Mazzella quasi copiando da Leandro, nella descrizione del Regno di Napoli, parlando della Provincia di Capitanata dice lo stesso in tal modo: Fra Terra, quattro miglia sopra Lesina, e un miglio presso a Fortore, su un alto Colle è la Serracapriola popolosa, e civile Terra, la quale è molto nominata per tutto il Regno, per lo passaggio degli animali, che vi passano di diversi Paesi, per isvernare in Puglia, e per la Dogana, che vi è delle pecore, cioè il luogo, ove bisogna pagare tanto per capo d’animale.

7. E non sussiste, volendo questi Scrittori, che Serracapriola sia discosta dal Fortore, o sia dal Frontone, un miglio ; imperciocché, come si è detto, non uno, ma circa tre miglia è lontano dal fiume preaccennato. La Dogana per il passaggio degl’animali, ora sta postaa in Foggia, dove si paga il Dazio , assistendovi un Ministro Togato col suo Tribunale, in qualità di Presidente, con un Uditore, e due Credenzieri, presidendo a’ negozj, che riguardano gl’erbaggi per uso delle pecore, che recano un gran peculio al Patrimonio Reale.

8. Tiene questa Terra ampiissimi, e fertilissimi Territorj d’ogni sorta di vettovaglie, e vini, e gl’abitatori ne fanno industria, e frutti, e fichi si vedono in abbondanza durevoli, e permanenti su le piante fin’ al mese d’Aprile, e la mattina del Giovedì Santo del 1727. che correva il primo anno del nostro Vescovado in questa Diocesi, ce ne fu trasmessa una gran copia, e se si usasse maggior diligenza, potrebbero porsi in paragone con quei della Città della Cava, la quale fa pompa di fichi freschi in detti tempi.

9. Questa Terra è tutta murata colle sue porte, e vi si mira anche una Torre antica di guardia, composta di quattro angoli retti, e altrettanti acuti, con maravigliosa architettura, e si stima avanzo delle famose rocche de’ Frentani, come dice il lodato Autore Francescano, o deve dirsi opera di quei di Teano di Puglia, come vuole il Pacichelli nel Regno di Napoli in prospettiva, dalla quale Città già distrutta la nostra Terra non e molto distante, e questo anche è fama degl’abitatori, e de’ vicini ; e noi parimente siamo di un tale sentimento, e su di ciò conveniamo col Pacichelli.

10. Le fabbriche de’ particolari sono più ben fatte, e comode dell’altre, e il Palazzo Baronale è di molta distinzione, formato a modo di Castello con ponte levatoio, rinovate notabilmente dalle ruine del tremuoto, dal quale la medesima fu scossa, coma pure quasi tutto il Regno, e la maggior parte della Puglia, S. Severo, Civitate , Lesina, Torre maggiore, Procina, S. Paolo, e altre li 30. Luglio giorno di Venerdì nell’anno 1627. come riferisce Mario Vipera nella Cronologia de’ Vescovi, e Arcivescovi di Benevento, nella Vita di Alessandro di Sangro, Arcivescovo di Benevento pag.184. così anche presso il Sarnelli in altra Cronologia de’ medesimi Vescovi, e Arcivescovi di Benevento sotto la stessa Vita del detto Alessandro di Sangro pag. 150.

11. Per quel, che di sopra si è accennato, questa Terra nell’anno 1127. si possedeva da Roberto Conte di Molise, e dal medesimo ne fu donata la metà al Monistero di Monte Casino, ma non sappiamo, se questo Monistero ne fusse mai in possesso, né come poi passò con Chieuti colla Terra di S. Paolo non lontana dalla nostra Diocesi Larinese, nella Famiglia Gonzaga, che oggi si rappresenta da’ Serenissìmi Duchi di Guastalla: è certo, che da questa Famiglia del ramo, che risedeva in detta Terra di S. Paolo, fu posseduta per molto tempo. Poi passò ne1 Marchesi del Vasto d’Avalos d’Aragona, e nella situazione del Regno del 1669. tra Duchi, e Feudatarj di Capitanata si legge : Illustr. D. Ferdinando Francesco d’Avalos per la Terra di Serracapriola : per morte di D. Cesare d’Avalos senza figli, fu nostro amico, nell’anno 1729. succedè il Sig. D.Gio: Battista d’Avalos, Principe di Troja, e dedotta dopo la sua morte l’insigne eredità di questa Illustre Casa in patrimonio, ad estinto di candela, fu comprata colla Terra di Chieuti dal Sig. Duca D. Niccola Maresca, per il prezzo di circa ducati cento novanta mila, come si è detto in parlarsi di Chieuti.

12. Il Popolo è numeroso. Il Mazzella di sopra lodato nella numerazione del 1601. dice, che Serracapriola allora aveva fuochi 246. in quella del 1626. Serracapriola vecchio 346. nuovo 285. Nella numerazione del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. si legge Serracapriola antica 441. nuova 553. Al prefente computandosi i forastieri, e altri, che non vi hanno stanza fissa, si calcola il numero di circa quattro mila Anime : Tra questi, oltre agl’Artisti di varie sorte non vi manca buon numero di persone decorate coll’onore, e gradi che s’acquistano per mezzo delle Lettere, come sono Dottori dell’ una, e dell’ altra Legge , Secolari, ed Ecclesiastici, Medici, Giudici a’ contratti, Notarj Regi, e Apostolici, e altre Persone, che vivono nobilmente . Tutti sono di complessione robusta, e di ottime fattezze, e Persone di comparsa, concorrendovi l’aria perfetta, che si gode in questo Paese.

13. Il Barone destina il Governatore per l’amministrazione della giustizia. L’Annona si governa dal Magistrato Laico, quale tiene l’amministrazione del Peculio pubblico, e il Magistrato si compone dal Mastrogiurato, e altri, che si eleggono ogni anno in pubblico Parlamento, come si è detto dell’altre Terre.

14. Quanto alle cose Ecclesiastiche. Sono in questa Terra due Chiese Arcipretali, le quali vengono servite da due distinti Arcipreti con proprj Clerj, o Capitoli, che chiamano, una sotto il titolo di S. Mercurio Martire, e I’altra sotto il titolo di S. Maria in Silvis, delle quali ora partitamente qui diciamo.